domenica 9 ottobre 2011

perchè un blog: la storia di dr. Jeckill & Mr. Hyde

 
Stanotte mi sono svegliata senza più riuscire a prendere sonno pensando a ciò che avrei voluto scrivere in questo post, quello più importante, quello che spiega perchè ho aperto un blog.
 
Soltanto ieri ho inviato una mail a una lista di amici e conoscenti per segnalare questa nuova avventura: oggi già potrei perderli. In tanti - ne sono convinta - potranno non capire (che sarebbe la reazione più semplice), non crederci (oddio: forse la reazione più semplice sarebbe questa) o decidere che per loro è troppo pesante e quindi lasciar perdere - lasciarmi perdere: e potrei capirlo.
 
Ma è un rischio che intendo correre: qualche giorno fa un'amica mi ha scritto via mail che se accetto il suo comportamento e il suo modo di pensare bene, altrimenti pazienza. Sarà questo il caso anche qui.
 
Cominciamo dicendo che, forse non tutti lo sanno, ma il fenomeno delle mamme blogger è in aumento: pare sia una vera epidemia negli Usa e in Italia già sono comparsi diversi libri tratti o ispirati da blog. Il primo l'ho letto lo scorso anno al mare, quando ancora non pensavo ad "allargare la famiglia" (o meglio: sì, ci pensavo, ma il discorso merita un altro post), il secondo ho finito di divorarlo solo una settimana fa.
 
Il fenomeno non riguarda solo il fatto che ci siano mamme blogger, ma piuttosto i contenuti di ciò che scrivono: ammettere, cioè, che la maternità è un'esperienza simile a una sbornia, che all'esaltazione per il primo vagito si alterna il desiderio - legittimo e non condannabile come invece si tende a fare - di scocciare la bocca del pargolo con il nastro adesivo, che alla felicità di quando lo scarrozzi con il passeggino si accompagna l'invidia verso chi, in quel preciso momento, si sta agghindando per l'aperitivo del venerdì sera con abiti, scarpe e accessori che tu hai temporaneamente relegato nel fondo dell'armadio.
 
Ecco: tutti questi sono pensieri che ha la generalità delle mamme, che ho pure io e che non credo faranno di me una mamma peggiore delle altre.
Ma non è per scrivere ancora una volta di questo che ho deciso di aprire il blog.
All'ansia del "sarà possibile avere una vita aldilà dell'essere mamma?" per me se ne sono aggiunte altre, da subito, anzi: da ancor prima di vedere il test di gravidanza. E sono ansie che sicuramente hanno in molte ma di cui, finora, non ho trovato traccia sul web. Per pudore, credo; per timore, anche in questo caso, di essere giudicate pessime (non solo come madri).
Non racconterò tutto subito, svelerò l'arcano poco per volta (come insegnano le soap televisive, bisogna sempre lasciare incollato il pubblico al video!): forse non sarò sempre diretta e facilmente comprensibile, ma chi vuol capire o avrà la pazienza di seguirmi ci arriverà insieme a me e magari, insieme, capiremo dove mi porterà questa fase della vita.
 
Da dove cominciare, dunque?
 
Riprendendo post precedenti, iniziamo dal fastidio/disagio/voglia di prendere a pugni o, in alternativa di chiudersi in casa e non uscirne che a parto avvenuto per schivare chi, con soddisfazione e un pizzico di malignità, ti chiede: "Si vede qualcosa?" oppure si limita ad affermare: "Finalmente un pò di pancia!". Ovviamente sono solo due delle formule possibili, dato che la varietà di combinazioni potrebbe sorprendere persino il Nuovo Zingarelli.
Ecco: avendo avuto finora poche amiche e conoscenti in gravidanza non saprei dire se anche a loro dessero fastidio questi "apprezzamenti"; sono però certissima che ci siano persone a cui non solo danno fastidio ma fanno male, un male reale, profondo, tagliente. Un male che scava una ferita capace di approfondire pensieri distorti, certo, ma che non sai come eliminare: perchè non basta sentirti dire che "adesso siete in due" oppure "adesso devi pensare per lui" per riuscire a superare questo dolore. Anzi: frasi come queste ultime non fanno che accrescere il senso di estraneità fra te e ciò che si sta formando in te.
Dolore, già: perchè di dolore si tratta, soprattutto quando la gravidanza è a un punto tale da non aver fatto ancora sbocciare un pancino/pancione rotondo ma è già stata in grado di sviluppare dei cambiamenti nel corpo apprezzabili solo da chi quel corpo lo vive e vede.
Che poi ciò che vede sia reale o meno, questo è un altro discorso.
 
p.s: lo so: Muttley non c'entra niente con Dr. Jeckill e Mr. Hyde, ma da quando ho pensato a questo titolo per il post mi è venuto in mente lui...

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