Pesce
d’aprile.
Ricordo
come fosse ieri la volta in cui (chissà perché ero a casa da
scuola) ho disegnato e colorato un pesce, ci ho messo dello
scotch e l’ho attaccato sulla schiena delle impiegate. Poi, quando
lo hanno scoperto, l’ho spostato sulla 126 gialla di una di queste
che, il giorno dopo, mi ha detto sorridendo «Tra un po’ rischiavo
di trovarlo nel piatto della minestra!».
Anche
le bambine oggi hanno avuto un pesce d’aprile che non si
dimenticheranno, così come nessuno di noi, tanto a livello
planetario quanto a livello familiare, potrà scordare gli ultimi
quindici mesi.
Il
loro pesce d’aprile era bianco. Aveva anche estremità simili a
braccia e gambe ma si muoveva con tanta lenta grazia che sembravano
proprio delle pinne. La bocca si muoveva, ma il suono giungeva un
pochino attutito dalla mascherina e dalla visiera antistante. Il
pesce era in realtà un piccolo branco, immerso nel verde di uno dei
più bei parchi cittadini che, per ironia della sorte, ho iniziato a
frequentare con più assiduità da quando ho scoperto di essere una
SuperMamma: lì, infatti, si trova la sede provinciale dell’Aism.
Insomma:
le bimbe hanno dovuto fare il tampone. E, nella stranezza del
periodo, rientra la nostra speranza che siano positive.
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Sulla porta di casa della nonna...
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Perché
noi lo siamo: Lui da una settimana esatta, io lo stesso giorno ho
fatto la prima dose di vaccino e il giorno successivo ho iniziato ad
avere alterazione mentre nella notte fra sabato e domenica è
arrivata la febbre a 38°. Lunedì il tampone e positiva pure io:
chissà se per il contatto con lui o per conseguenza dell’iniezione.
Ora, se le bimbe fossero positive, uscirebbero a metà aprile
esattamente come noi, altrimenti alla fine del mese.
Come
abbiamo affrontato la cosa?
Inizialmente
con rabbia perché c’è stata un po’ di leggerezza da parte sua
sul posto di lavoro. Poi, come una cosa che è successa e basta. Ma
per le bimbe lunedì sera è stato diverso: disperazione, data
soprattutto dall’incertezza che ci avvolgeva su come dovessimo
comportarci. E con rammarico al pensiero che mentre gli
altri torneranno a scuola, loro saranno ancora a casa: in che
modalità seguiranno le lezioni, non si sa.
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Si continua a cucinare...
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Da
due anni a questa parte prendo le cose un pezzetto alla volta, cerco
di affrontarle senza drammi: da SuperMamma, non posso permettermelo.
Piango, ma in silenzio.
Mi
dispero, ma di nascosto.
Mi
preoccupo, ma cerco di tenere i pensieri dentro la testa senza darli
a vedere: perché ciò che è più importante è la serenità delle
bimbe.
Come
ho già scritto una volta, non tengo nascosto nulla: parliamo di
tutto, ci chiedono tutto e lo sconforto che ha fatto versare fiumi di
lacrime è stato per l’impossibilità di avere risposte e di poter
essere abbracciate. Che poi, quando il pediatra ci ha detto che
sarebbe stato auspicabile un esito di positività anche per loro,
bacio e sbaciucchio libero, sulle guance, le labbra, le mani.
Senza
dilungarmi troppo, dirò che da oggi si apre un nuovo capitolo del
blog: quello della SuperMammaconcalzettoni.19.
E,
spero quotidianamente, racconterò la nostra esperienza: fatta di
incontri, anche solo telefonici, con persone squisite e mai sazie di
gentilezza. Di frasi dette e scritte da persone che già sapevo
speciali ma che hanno confermato questa loro qualità,
preoccupandosi che prenda gli allenamenti con calma (chi??
io??) o scrivendomi «D’altronde
tu sei la mia ottimista preferita».
Un
tempo avrei rigettato questo aggettivo come se potesse sporcarsi
nell’avvicinarsi a me.
Ci
ho pensato dopo aver letto il messaggio e ho concluso che sì: da due
anni lo sono diventata.
E
mi piace.
Per
quanto sia faticoso essere il pivot della squadra.