Ecco, ci siamo: per mesi, qui in casa, abbiamo ironizzato su maestre e compagni che preannunciavano un imminente chiusura delle scuole. Sono così spuntati personaggi come “la nonna di Conte”, “il nipote di Conte”, pronti a proclamare il ripristino della dad prima ancora dell'emanazione dell'ennesimo decreto.
Ma nonostante abbiamo sempre cercato di non creare allarmismi su un nuovo lockdown, lui si è ripresentato. Esattamente come un anno fa, perchè le differenze sono talmente minime da risultare impercettibili. Almeno a livello pratico, perchè a quello emotivo sono enormi.
A guardare adesso indietro nel tempo, a un anno fa, siamo stati troppo creduloni.
A febbraio, nonostante sul bancone della biglietteria fosse comparso il gel detergente e avessimo cosparso tutto il museo di avvisi sulla necessità di utilizzarlo e mantenere le distanze, continuavo a essere convinta che fosse solo una semplice influenza e che la situazione in Cina fosse precipitata perchè il virus si fosse diffuso in zone rurali dalla condizione igienico-sanitaria precaria o per il sovraffollamento e l'inquinamento delle metropoli.
Uno dei prossimi passatempi delle Belve... |
Ma qualcosa di positivo questo periodo ce l'ha portato?
Mentre la tolleranza, la pazienza e la comprensione di tutti stanno scolorendo in parallelo all'infiammarsi dei colori di cui si tinge la Penisola forse, dico forse, ci ha insegnato la consapevolezza di ciò che ci manca ed è più importante per noi.
E lo ha fatto togliendoci la possibilità di scelta.
Non possiamo scegliere se vedere un amico o lo zio né se uscire a cena.
Non possiamo scegliere se andare dall'estetista a fare un massaggio o la pedicure.
Non possiamo scegliere se mettere il rossetto rosso o rosa perchè tanto non si vede.
Non possiamo scegliere su fare una gita al mare, in montagna o a vedere quella mostra che tanto ci piacerebbe.
Non possiamo scegliere con calma cosa comprare al supermercato né in quale supermercato andare o se acquistare il pane sottocasa, la frutta al mercato, il latte da una parte e la carne oltreconfine.
Non possiamo indugiare per ore in libreria alla ricerca del libro perfetto, quello che ti cattura attraverso la copertina e continua a farlo quando ne leggi la sintesi.
E poi, non siamo padroni del nostro tempo: ce lo siamo ritrovato fra le mani tutto in una volta, tutti insieme. Un po' è bello, ma adesso continueremo a cantare dai balconi, sfornare pagnotte e crostate ogni giorno, piantare zucchine e pomodori, fare gli aperitivi su zoom?
Ho tenuto botta per molto tempo: non sono affatto una persona positiva, ma ho apprezzato il fatto di stare a casa, conoscere le mie bimbe recuperando ciò che avevo perso, cercare di rincuorarle quando elencavano ciò che mancava e cercando di non farglielo mancare.
Ma ora ora sarebbe anche il momento che questo virus mollasse la presa.
Che ci facesse capire come vincerlo e come prevenire possibili, nuovi virus che ci saranno in futuro. Perchè ci saranno, ma non saremo preparati così come non lo siamo stati adesso, a un anno dalla prima comparsa.
Domani comincerà la nostra nuova zona rossa: due settimane e poi? Cambierà davvero qualcosa?
No, non sono più molto ottimista nemmeno quel tanto che servirebbe per tranquillizzare le bimbe.
Due certezze: pulizie e allenamento
Adesso sono impegnata a incrociare le dita per ricordarmi i passaggi per connetterci con le maestre, cercando di non pensare al corso che mai riuscirò a seguire perchè ci sarà la dad o ai post che non ce la farò a scrivere perchè le giornate se ne andranno cercando di decifrare i compiti.
E spero solo di non avere troppe giornate come quella di oggi, in cui mi sono trascinata come un bradipo fino a poco fa per la troppa stanchezza seguita a due giorni di mal di stomaco e una giornata di mal di testa.
Non ci credo alle due settimane e poi tutto normale.
Ma forse, in fondo in fondo, ci speriamo un po' tutti: perchè non si è mai troppo grandi per credere alle favole.