venerdì 26 ottobre 2018

Eppure crescono

Riprendiamo il post delle ormai lontane vacanze.
Ciò che avrei voluto scrivere sarebbe stato lo stupore.
Le Cornelle
Nel vederle affiatate, poco dispettose/litigiose fra loro, grandi camminatrici. Quando siamo a casa è un continuo prendersi a pizzicotti, sberle, farsi linguacce, «Tu sei brutta! Sei cattiva! Non ti sopporto! Vai via!!»: a inizio estate pensavo che, io o loro, non saremmo arrivate vive a settembre. Intervenivo in queste zuffe finchè la Princi ha iniziato a tornare dal centro estivo dicendo che «Quel bambino mi ha spinto/mi ha detto così»: quando le domandavo cosa avesse ribattuto, la risposta era sempre, con tono sconsolato, «Niente». Quindi, alle liti casalinghe in cui ero chiamata in causa, ho iniziato a reagire dicendo «Vedetevela fra voi/Non ci sono/Datevele più forte». Ma i risultati verso il mondo esterno continuano a farsi attendere.
Comunque, nella settimana trascorsa fra Bergamo, Leolandia, Parco dei Dinosauri, Parco Le Cornelle nulla di tutto ciò è accaduto, anzi. Era un piacere vederle giocare assieme, darsi la mano per camminare e macinare quei chilometri giornalieri che, a casa, nemmeno in un mese riesco a far percorrere. È in quei momenti di complicità, serenità e condivisione che capisco il senso del tutto. La fatica di alzarmi ogni mattina per incitarle a far colazione/lavarsi/vestirsi: e, per inciso, quando eravamo in ferie non serviva assolutamente incitarle ma addirittura una mattina ci siamo trovate la Princi seduta sulla panca davanti al lettone che, quando abbiamo aperto gli occhi, ci ha detto orgogliosa: «Mi sono già lavata e vestita».
Ora, in questi mesi la riflessione è pure un'altra: vabbè che sto cercando di aprire la mia vita anche in altre direzioni (e questo viene faticosamente accettato: vedi recenti attacchi di mammite) ma stanno crescendo alla velocità di razzi spaziali. Cerchiamo, non sempre riuscendoci, di agevolare la loro indipendenza nel lavarsi, vestirsi, prepararsi anche se spesso faccio io per motivi di tempi (soprattutto nei giorni di scuola) per cui i risultati sono alterni, con la Pulci che ci marcia lanciandosi in quotidiani «Ma io non so mettermi i calsini/Puoi mettermi la maglia?/Ma non se la fasso!!» (sempre accompagnati da voce frignosa). Ma poi, quando le vedi farsi la doccia da sole, seppure escano con i capelli ancora intrisi di shampoo e il viso asciutto perchè «Ah, mi sono dimenticata» capisci che tra un po' non avranno più bisogno di te. E il sollievo si mescola alla nostalgia, l'orgoglio al senso di inutilità, la prima immaginedei loro visini alla prefigurazione dei loro volti impiastricciati di trucco e furibondi perchè imponi di tornare alle dieci. In fondo sarà un attimo.
Vedo i loro caratteri emergere sempre più nitidi, con la Princi pericolosamente pendente verso il calzettonismo e la Pulci verso Lui. Entrambe sensibili, altruiste, timide con gli altri e leoni dentro le mura domestiche. A inizio anno la Princi ha avuto la sorpresa di una nuova compagna di classe, dapprima ignorata, adesso sua migliore amica. Ci siamo arrivate in un percorso fatto di «Sai che S. è romana/rumena/nata a Cervignano/vissuta in Germania»: notizie che si rincorrevano e che non riuscivamo a decifrare. Finchè un giorno è tornata raccontando di avere scambiato con lei la matita portata in regalo dalla maestra perchè S. si stava mettendo a piangere perchè voleva quella con la coccinella.
Nella casa di Peppa a Leolandia
La Pulci, dal canto suo, è molto presa dalle vicende sentimentali che la vedono protagonista di un amore tormentato con R., che «Oggi mi ha basata/Dobbiamo sposarci/Ma mamma, si possono sposare anche i bambini? (risposta negativa) Allora è più complicato del previsto!».
Ciò che spesso ci lascia spiazzati di queste due passerotte è il linguaggio: se ne escono con dei vocaboli insoliti per bimbe della loro età e, ammetto, me ne prendo il merito. A volte mi piace anche solo per ridere rivolgermi a loro con delle parole complesse per suscitarne la curiosità, già galoppante visto che l'altro giorno, nel momento della merenda, la Princi mi ha chiesto di declmarle “La cavallina storna” e “A Silvia”, di raccontarle la storia di Paolo e Francesca domandandomi poi se quello che è andato nell'Inferno era innamorato di Silvia. La Princi è quella dei domandoni che ti infilano a precipizio in un cul de sac da cui è difficile riemergere: perchè il bambino con il pigiama a righe è morto, cos'era il fascismo, perchè Hitler voleva uccidere gli ebrei, perchè quell'altro li metteva ancora vivi nei buchi, che cos'è l'Aids, perchè si muore di cancro...
La Pulci al momento è impegnata in problemi più basici come imparare l'Inno di Mameli e “Il Piave mormorava” per cantarli alle celebrazioni della Grande Guerra o a imparare a usare l'hula hop come sta cercando di fare adesso che si è appena alzata.
E quindi, il blog, anche per oggi, si conclude.
Svesto i panni della Mammaconcelzettoni per tornare Mammaintrincea.

mercoledì 24 ottobre 2018

riflessioni in download

Castello di Malpaga
È già trascorso quasi un mese dal ritorno. Un ritorno che doveva essere accompagnato dalla ripresa del blog, dall'appagamento del desiderio di scrivere – seriamente, stavolta. E invece... E invece, come da manuale, appena acceso il computer sono arrivate le belve. Comunque...
Le vacanze sono state tutte per loro.
La fattoria di Leolandia


La meta principale, quella che ha dato il la alla prenotazione dell'albergo e alla definizione di un itinerario, è stata suggerita da Pulci che negli scorsi mesi, in modo subliminale, ha espresso un velato desiderio:
«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia»-«Io voglio andare a Leolandia».
E Leolandia sia. Così mi sono documentata su prezzi e altre attrazioni nelle vicinanze (ringrazio a questo proposito il blog www.potatofriendly).

Fin qui, ciò che avevo scritto a un mese dal ritorno. Se n'è aggiunto un altro abbondante, con tanti altri argomenti di cui avrei voluto scrivere nel frattempo e ancor più rimorsi per i buoni propositi che mi ero “imposta” durante le vacanze.
Nella camera di Peppa
Buoni propositi che nascono essenzialmente dalla stanchezza.
Sono stanca, stufa di accontentarmi.
Per un lavoro che mi gratifica quanto a soddisfazioni verbali ma senza un equivalente stipendio.
Sono stufa di farmi i conti in tasca se/quando/vorrei comprarmi qualcosa.
Sono stufa di scegliere fra la parrucchiera e l'estetista.
Sono stufa di desiderare di portare le bimbe in viaggio all'estero, di condividere esperienze di week end in grandi città.
Sono stufa, sostanzialmente, di comportarmi bene e cercare di essere sempre corretta perchè tanto fino adesso l'ho sempre presa in quel posto.
Sono stufa di desiderare un terzo cucciolo sapendo che il tempo stringe.
Sono stufa di avere una stanza per me ancora non arredata ma che tempo di riempire, ancora una volta, con i sogni irrealizzati.
Sono stufa di aspettare l'occasione, di attendere che “qualcosa succeda” o che “qualcuno noti le mie capacità”.
Sono stufa di sentirmi dire brava e di impiegare il tempo in progetti che, seppur mi interessano, non hanno poi un corrispettivo.
Sono stufa di ripetermi almeno una volta al giorno: “Natura, perchè non dai/ciò che prometti ai figli tuoi”.
Sono demoralizzata. Sono preoccupata. Sono stanca. Credo si sia capito.