giovedì 21 gennaio 2021

Latitanza presente

Questa assenza è stata piena di tutto e di niente.

Tema estemporaneo

Il tutto della quotidianità.

Con le vacanze di Natale che sono sfumate fra i compiti, i film a tema da scegliere ogni sera («Stasera a chi tocca?» era la domanda più gettonata fin dalla colazione), gli abbracci sul divano, i giochi con papà, gli interrogativi quotidiani sul colore della giornata per capire cosa si potesse fare o meno: ma, in verità, tanta voglia di fare non ce l'avevamo.

Il tutto dello straordinario.

Il malessere della nonna che adesso è in ansiosa attesa dell'operazione (cioè sta cercando un modo per emigrare nonostante la zona arancione) e le tante, forse troppe, ma credo indubbiamente giustificate mie paranoie per lo stato d'animo delle bambine.

Condivisione di spazi

Se ultimamente per la Princi tutto è diventato più difficile a causa della pressione scolastica per le verifiche che lei affronta con grande ansia (tanto che due sere fa l'ho messa a dormire dicendole «Stai buona, Eliana!», giusto per ribadire da chi ha ereditato questo atteggiamento), per la Pulci sembra esistere un incessante ronzio di sottofondo che le ricorda della mia malattia. E questo nonostante se ne parli assai poco, o piuttosto se ne rida a causa degli effetti collaterali che mi provoca il Tec, quindi: occupazione continua del bagno, rapido attraversamento del corridoio per emergenza pipì, raccolta di bottiglie d'acqua vuote per la sete da cammello.

Succede quasi ogni sera, al momento di andare a letto e svariate volte durante la giornata: occhi da orsetto, faccina seria, manine che si allungano verso i miei fianchi, testolina che si appoggia sulla pancia.

«Voglio stare con te!». Come se fino a quel momento fosse rimasta con qualcuno di diverso.

«Non ti voglio lasciare!». Tradotto: a.) ho paura che quando non ti vedo succeda qualcosa; b.) non voglio che tu muoia.

E poi, due sere, a breve distanza l'una dall'altra, pianti inconsolabili al momento di dormire.

La prima volta che è successo ho dovuto chiamare i rinforzi: servivano anche le braccia di Lui perchè il pianto era diventato contagioso e c'era bisogno di qualcuno che avvolgesse la Princi. Poi, in verità, ci sarebbe voluto anche qualcuno che avvolgesse me perchè l'intenzione di farmi vedere forte è naufragata alle sue parole.

«Non ce la faccio a sostenere tutto questo!»

Disegno della Pulci con il piccolo mostro
(in basso a sinistra)

Nonostante l'acuto “contropianto” della Princi spalmata sul papà e nonostante il viso affondato in me, la Pulci ci ha rovesciato addosso la sua preoccupazione. Per il covid, perchè entrambe hanno ripetuto di essere stanche di non poter più andare a hip hop, di non poter abbracciare gli amici. Ma il primo pensiero è stato per il mostro, quel tondino armato che ha rappresentato in diversi disegni mentre la dottoressa e io cerchiamo di fermarlo: perchè è questo che le ho spiegato che stiamo facendo.

La seconda serata di pianto è stata in due tempi: calmata la Pulci per la sua paura della SuperMamma, ha iniziato la Princi con l'ansia per la verifica del giorno successivo. Nel tentativo di calmarle, abbiamo fatto le undici, quindi abbiamo deciso di tenerle a casa da scuola. Altri due giorni di assenza la Pulci li ha fatti questa settimana per un forte raffreddore e mal di testa. Solo che questo mal di testa sembra resistere al Nurofen e riesce a gestire la musica che la Princi spara a tutto volume da Alexa. Non potendone autenticare la presenza, lo prendo per reale visto che si beve pure lo sciroppo. Ma non so se sia un tentativo per restare ancora a casa o un malessere psicosomatico per la situazione.

Il lavoretto di religione della Princi

Quindi, se anche fisicamente sto bene (a parte i quotidiani effetti collaterali di cui sopra), moralmente non tanto.

Vorrei aiutarle e non so come. Passo tutto il mio tempo con loro e a volte mi viene il dubbio che sia sbagliato pure questo. Eppure a volte, nonostante stia cominciando a pesare pure a me la serie di restrizioni cui siamo sottoposti, credo che il covid mi abbia regalato la possibilità di godermi la loro crescita e la stia regalando pure a Lui, che da alcuni mesi lavora a casa e si gode gioie e dolori delle Belve. In fondo, quei piedini morbidosi che si arrotolano su se stessi quando siamo stesi sul divano, le lotte fra sorelle per chi si deve sedere vicino a chi, le favole della buonanotte, le mattine in bagno per prepararci tutte insieme, gli show del papà per aiutare la Princi a memorizzare Sumeri e zone climatiche, non dureranno ancora per molto.