mercoledì 22 luglio 2020

Un prima e un dopo

Non riuscivo a prendere sonno, ieri sera.

Erano le 23.30, ero stanca, ma niente. Senza neppure cercarle, nella mente si formavano fotogrammi di come possa essere andata.

Ho iniziato a piangere ieri pomeriggio, stringendo le mie piccole. Pensando che, un anno fa, anche loro giocavano in quel giardino, intorno al pozzo e, anche se non lo ricordo, probabilmente ci si sono arrampicate. Ho immaginato come si sarebbe fermato il tempo se una di loro fosse scomparsa lì dentro, all'improvviso, magari poi anche l'altra, nel tentativo di fermarla. Il tempo si sarebbe fermato, i suoni si sarebbero fermati, ci sarebbe stato un prima e un dopo, individuati da un impercettibile ma incancellabile momento.

Ho immaginato quanti pensieri possano formarsi nella mente di un genitore: stamattina non l'ho nemmeno salutato, sono uscita di casa al volo perchè ero in ritardo, l'ultima parola che mi ha rivolto è stata un borbottio perchè gli avevo raccomandato di non fermarsi con gli amici dopo il centro estivo, accidenti a me che ho insistito perchè ci andasse, al centro estivo.

E ieri sera, nel letto, ho immaginato e provato sensazioni...

Sentivo il freddo di quella terra scura su cui era rannicchiato, il dolore che deve aver provato cadendo, la paura perchè chiamava “mamma” ma nessuno era lì a tenergli la mano. E ho fisicamente sentito la mano che toglieva il cuore dal petto e lo stomaco dal ventre della mamma e del papà, perchè questo devono aver provato.

Sto piangendo senza sosta davanti al computer, loro avranno pianto l'intera giornata e l'intera notte.

Un prima e un dopo. La speranza che si possa cancellare il momento che li divide e rende incomunicabili. Facendoci percepire la nostra fragilità e permettendoci di sperimentare una condivisione di sentimenti che, però, vorremmo non dover provare.

Ai genitori di Stefano, a chi era con lui mi scuso per non aver potuto trattenere queste parole.

Siete nei pensieri di tutti noi.


martedì 21 luglio 2020

Senza Mezzi termini

Sono Mona.

Ho cercato a lungo un acronimo diverso, elegante, per esprimere ciò che avevo in testa: ma non ho trovato modo più eloquente per dirlo.

Ieri è stata una giornata storta per le Belve. Unico momento topico, la mattinata, in cui hanno fatto da baby sitter al bimbo di un'amica mentre passeggiavamo in città. E in questo

Sono Meravigliose.

Hanno davvero un talento e ci si applicano. Per cui, quando le vedo così prese dal ruolo, mi chiedo effettivamente perchè non abbiamo avuto il coraggio di una terza Belva. Coraggio che spero ancora di poter instillare in Lui. Lo so:

Sono Matta.

Comunque, passate quelle due ore, il resto della giornata è stato un susseguirsi di dispetti, parole reciprocamente acide seguite da abbracci di Giuda e perle di presunzione tipo «Non dovresti essere tu a gestirci le giornate, a dirci quando dormire e quando fare i compiti».

Sguardo Minaccioso.

E fulminante. Che però non ha sortito molti effetti, visto che quando, a metà pomeriggio, sono andata a fare un massaggio dal fisioterapista per vari cric alla schiena, si sono rotti freni a non finire e poco mancava che trovassi la Mamma-nonna legata e imbavagliata. Ora: io sono cresciuta in un clima da campo di concentramento, dove l'ordine e la disciplina ferrea imposte da mia nonna a tutti erano indiscutibili, ogni volta che giocavo rimettevo a posto, non mi sporcavo, non sudavo, non parlavo se non interrogata, non cantavo, non.... Terribile, a pensarci adesso: quasi da denuncia al Telefono Azzurro. Ma per me era normale, forse al tempo pure rassicurante: peccato che poi, da quasi adulta, sono scoppiata. Parlando con un'amica psicologa, certi comportamenti per me “fuori norma” della Princi le consentiranno di non scaturire. Quindi, me li metto via così come sono, cercando di ricordare che sono per il suo benessere emotivo generale. Però

Sono Mona.

Perchè in queste due settimane ci sono stati momenti in cui non ho valutato l'impatto che la novità della Super Mamma ha avuto su di loro. E quindi ieri, dopo una sfuriata per come si erano comportate, una ramanzina sul fatto che non si devono approfittare di chi vuol loro troppo bene e un'appendice sull'insensata idea di prendere la porta di casa per andare da sole a trovare la zia, mi sono fermata. Le ho guardate dal lettino della Princi dove ero seduta. Serie serie, stavano sistemando dei giochi in camera loro, gli occhi bassi e concentrati.

«Ma, ditemi una cosa: da 1 a 10, quanto siete preoccupate per quello che sta succedendo?»

Si sono aperte le cateratte.

Strette a Me

hanno iniziato a piangere. Perchè faccio tutte queste visite, perchè hanno paura, perchè non sto con loro per andare in ospedale.

Facile dire che non morirò, se non quando sarò molto vecchia.

Che non mi muoverò sulla carrozzina se non fra molti, moltissimi anni.

Chissà loro cosa recepiscono. E chissà quanto riesco a essere credibile quando le rassicuro. Perchè, è vero: sto bene, nulla è cambiato da due settimane a questa parte. Ma chi può sapere cosa succederà e quando? Ed è questo, in effetti, ciò che mi spaventa. Insieme al fatto di dover dipendere da qualcuno, anche solo per accompagnarmi alle visite.

Eppure, anche ieri, mi sono

Stupita di Me.

Ho solo accennato qualche lacrima. Poi ho cercato il modo di farle ridere. Abbracciandole, riempiendole di baci. Qualche ora dopo, incazzandomi di nuovo. Per rassicurarle definitivamente sul fatto che sono la mamma di sempre ho detto che oggi avrei fatto ginnastica. Quindi adesso pubblico il post, metto canottiera e pantaloncini, recupero qualche pesetto e avvio la lezione di tabata. Poi, il resto della mattina, sarò per loro.

Sempre Mamma.

Sempre Matta.

Sempre una Megera.


lunedì 20 luglio 2020

pensieri senza capo nè coda

Sempre a Me.

Ovvio che l'ho pensato. Anzi, prima di tutto ho pensato: perchè a me? perchè ora?

Sarà pessimismo, ma nel corso della mia vita sono arrivata all'amara conclusione di non potermi mai rilassare perchè, appena appena le cose procedono - se non alla perfezione, perlomeno serene - tac:

Sfiga a Manetta.

Succede a tutti? Probabilmente sì. Solo che a me pare eccesso di accanimento.

Un'altra cosa su cui mi interrogo spesso è la quantità di dolore che si può sopportare. Davvero Dio la calibra in base alla forza delle singole persone? Probabilmente sì anche questo: nel senso che, una volta in ballo, è necessario confrontarsi e convivere/superare la situazione, per cui questa fantomatica forza si trova. Si deve trovare.

Comunque, mi

Stupisco di Me.

Non credevo di poter reggere tanto bene, di poter essere così apparentemente serena. Che poi non è apparenza: serena lo sono. E poi rassegnata o fiduciosa che dir si voglia. Perchè non ci penso, fingo di non farlo; e, come giusto, mi concentro sui compiti delle bimbe, su cosa preparare a pranzo e a cena, dove andare nel week end. E Lei è sempre lì, sotto sotto: a momenti si fa strada nella mente, ma tengo a bada la disperazione, che comunque è dietro l'angolo e in alcuni, inattesi e imprevedibili momenti, mi fa scoppiare in pianto. Ma non posso farlo: per loro, che hanno tanta paura.

Stupida Malattia.

Ci sei senza esserci. Sento la stanchezza che mi stai mandando attraverso le flebo della settimana scorsa e continuo a non percepire nulla sotto il piede. Alluce muto, ormai lo conoscono e lo chiamano col suo nome anche le Belve.

Insomma, alla fine: perchè

Sempre a Me?

Perchè forse, nei discorsi sul destino e la volontà divina che sto svolgendo in questo post, rientra la considerazione che magari c'è una quota di malattie, sciagure, catastrofi che sormonta il Mondo e che deve necessariamente distribuirsi. In modo perlopiù casuale. E quindi è toccato a me.

Ok, ci sto: ma tutto quello che è stato prima, non fa cumulo? Non saremmo dovuti essere già over quota?

E, soprattutto: dopo questo, basta? Perchè

Sono Mamma.

E ho paura che questa distribuzione di dolori arrivi anche alle mie piccole.


giovedì 16 luglio 2020

S. M.

La Super Mamma vista
dalla Princi

S. M.

Vuol poter dire molte cose. Per esempio:

Sapevo da Mesi.

Tutto è iniziato attorno a febbraio dello scorso anno. Forti emicranie, da non sopportare

Senza Medicinali.

Inizialmente, pensavo a una

Sinusite Malcurata.

Quindi, qualche ciclo di antibiotico ma nessun giovamento. Poi, dal medico all'amico incontrato per strada, siamo a passati a:

Stanchezza, Malumori.

Solo che nel frattempo cominciavo a risentirne anche al lavoro, a dovermi fermare per

Stendermi come una Mummia.

Nella penombra, nel silenzio: magari con le bimbe

Saltellanti intorno a Mamma.

In estate, dopo aver provato vari analgesici tutti di limitata efficacia, ho deciso che fosse il momento per una visita specialistica, anche perchè la testa iniziava a viaggiare pensando a ciò che aveva avuto mia zia. E, per conoscenza, mi sono comunque rivolta a quello che era stato il suo neurologo. Altre medicine, pochi risultati.

Sempre Male.

Anche in vacanza a Londra, dove magari prendevo la pastiglia in modo preventivo se sapevo che saremmo stati fuori tutto il giorno. Ma una ormai non me ne bastava più, ero arrivata anche a tre. Ormai tutti si accorgevano della crisi incipiente. L'occhio sinistro iniziava a lacrimare, il naso a colare e poi male.

Così, a ottobre, la prima risonanza. Dopo qualche giorno, la mail con il risultato, che inoltro al medico. E lui, che solitamente minimizza, mi chiama mentre

Sono al Museo.

Metto giù il telefono e, dato che la risposta l'avevo già letta e non mi era piaciuta, quanto mi dice mi lascia

Semplicemente Muta.

Avrei voluto piangere. Ma dovevo pensare a cos'altro dover fare. Una risonanza con il contrasto, con lo zio che mi accompagna e avrei vuto tanta voglia di dirgli tutto ma anche no a causa di quello che aveva passato pure lui. Avrei voluto parlarne con gli altri zii ma erano in viaggio di nozze: ed è brutto dire che non vedevo l'ora tornassero per

Sfogarmi e Magari piangere.

Poi il consulto con il mio medico e ancora il

Silenzio con la Mamma-nonna.

Al ritorno dello zio, la visita neurologia nel centro di Udine. «Lei sa perchè è qui?» «Sì». «Lei al momento è asintomatica, quindi non inizieremo a trattarla, ma la sua è una Sclerosi Multipla radiologica: ci sono cioè delle macchie al momento non attive. Quindi: per ora non facciamo nulla ma, all'insorgenza di un sintomo o a un eventuale peggioramento della situazione con la prossima risonanza, avviamo una terapia. Nel frattempo faremo ulteriori accertamenti, ormai dopo le feste».

S. M.: Sclerosi Multipla.

Per mesi ho cercato di fingere che non ci stessi pensando, fino al lockdown. Provvidenziale o meno è stato l'inizio delle sessioni di allenamento a casa, scalza. L'alluce destro e la zona immediatamente sottostante è come fosse rivestita da un palloncino.

Sento Male il pavimento.

Rimando un po', penso che magari sarà solo un problema di calli o simili. Poi riaprono le estetiste e dopo la pedicure la

Situazione non Muta.

Nuova mail alla dottoressa a Udine. Mi convoca dopo qualche giorno e combina per quello seguente, giovedì scorso, la risonanza. Mi accompagna Lui, che in tutti questi mesi ha cercato di riportarmi sulla terra quando, pensando al possibile decorso, iniziavo a disperarmi. Perchè, come quando era stato male Lui dieci anni prima, non saremmo rimasti

Senza Mondo.

Anzi: adesso abbiamo anche altro cui pensare. Per cui, anche dopo la prima risonanza con il contrasto di fine ottobre, nonostante il leggero senso di nausea, siamo stati a cena fuori come promesso alle bimbe. E, ugualmente, a qualche giorno di distanza dalla puntura lombare di gennaio, siamo andati tutti e cinque a pranzo in quel locale che da tempo avremmo voluto provare, soprattutto ora in vista del 70° compleanno della mamma-nonna: che, ovviamente, non avrebbe neanche voluto festeggiare.

Lunedì: prima dose
di cortisone

E così, questa settimana che ho iniziato con le prime cinque dosi di cortisone, il mio primo pensiero è stato che S. M. avrebbe dovuto significare una cosa soltanto:

Super Mamma.

Ho spiegato alle bimbe cosa sarebbe successo in questi giorni, ho detto che avrebbero dovuto aiutarmi e sarei stata più stanca. Le ho viste preoccupate e le ho rassicurate sul fatto che avrò ancora comunque l'energia per rompere loro le scatoleE il momento più bello della settimana è stata la gioia sui loro volti e l'amore dei loro abbracci quando hanno visto anche me a prenderle lunedì fuori dal centro estivo.


Poi, si sono divertite come pazze a colorarmi il “gesso”, cioè la fascia a protezione dell'ago che mi hanno lasciato per due giorni nel braccio.

La decorazione a due mani
del "gesso"

Adesso siamo tutte e quattro, le donne di casa, in cucina: a pasticciare con gli impasti di pizza che avremmo dovuto mangiare stasera con gli zii ma non erano venuti granchè (per cui: si ordinerà la pizza), abbiamo riposato insieme, mi chiedono se ho le gambe a budino, mi vedono correre ogni 10 minuti in bagno. Ma sembrano tranquille. Anzi:

Sono Meravigliose.

Per ora, quindi:

S. M. 0 – Super Mamma 1.

Ma solo grazie alla Super Megafamiglia che mi circonda.


domenica 12 luglio 2020

domeniche di svago

In questi mesi ci sono state parecchie novità.

Siamo tornati alla semi normalità: anche troppa, in certi casi. Sia perchè ormai quarantena e Covid sembrano appartenere a un'epoca lontana, sia perchè riprendere i ritmi di prima comprende incastrare impegni e decidere quando vedere parenti e amici, cosa fare con loro o dove andare nel week end.

E questo sarebbe stato un problema che non mi sarei posta se lavorassi ancora. Ma, a fine maggio, mi sono licenziata. Nei mesi di quarantena ho realizzato l'ovvio, cioè, l'ovvio di cui sembravo non voler essere consapevole: ho BISOGNO di stare più tempo con la mia famiglia, perfino di curarmi della casa e di cucinare con più tranquillità. Certo, queste considerazioni si accompagnano a uno stipendio non lussuoso: se avessi guadagato anche 1000 euro al mese, ci avrei pensato meglio. Invece l'unico deterrente è stato, per mesi, l'ottimo rapporto con i colleghi che – sinceramente – mi mancano. E, last but not least, c'è pure il desiderio di dedicarmi maggiormente al blog dandomi una possibilità di realizzare il sogno della scrittura. Cosa che, al momento, è ancora un po' in stallo.

Nel frattempo, però, abbiamo iniziato a fare delle gite domenicali in luoghi che avremmo voluto visitare da tempo e che vanno a sostituire improponibili giornate al mare, troppo caotiche nel week end.

La scorsa settimana ci siamo regalati una mattinata a contatto con i rapaci degli Acrobati del sole, alle porte di Cividale del Friuli (https://www.acrobatidelsole.it/). Uno degli aspetti più interessanti è proprio la capacità di aver ricavato un angolo di natura a ridosso della cittadina. La visita del Parco - dove si possono ammirare splendidi esemplari di aquile, avvoltoi, gufi,... tutti con un loro curioso nome (da Anacleto a Nikita, fino a Lupin, Jigen e Gamon) – è preceduta da uno spettacolo di falconeria nell'arena antistante della durata di circa un'ora. I voli degli animali, che spesso rasentano le teste degli ospiti – sono accompagnate dalle dettagliate descrizioni del falconiere di turno sulle abilità, caratteristiche e i luoghi di provenienza dei singoli esemplari.

Dato il caldo, essendo ormai ora di pranzo, abbiamo chiesto consiglio per un locale con posti all'aperto e abbiamo scoperto Chamir (http://www.agriturismo-chamir.it/), a pochi chilometri da Cividale, rivelatosi un'ottima scoperta soprattutto per la tranquillità di cui abbiamo goduto grazie al fatto che le belve erano più tempo a giocare nell'area dei cavalli che sedute al tavolo.

Nel primo pomeriggio ci siamo spostati in centro per visitare il Museo della Grande Guerra. Ospitato nella vecchia stazione dei treni, gestito da volontari e quindi aperto solo nel week end, il museo raccoglie materiale proveniente da collezioni private e appartenenti a entrambi gli schieramenti. Pezzi forti, oltre all'ingresso gratuito, sono il plastico della ferrovia ai tempi della Grande Guerra e la ricostruzione di una trincea con tanto di infermeria da campo (https://www.cividale.com/it/museo_della_grande_guerra).

Oggi, invece, siamo appena rientrati dalla visita alla fattoria didattica La selce di Bagnaria Arsa, alle porte di Palmanova (http://www.fattoriadidatticalaselce.it/) dove, dal 2014, realizzano sempre nuovi labirinti nel mais, quest'anno a forma di arcobaleno e fruibile su prenotazione. L'esperienza dovrebbe concludersi con un tuffo nella piscina di mais che, causa l'emergenza coronavirus, è purtroppo chiusa per cui una fetta di divertimento effettivamente manca. Tuttavia per le belve la parte migliore è venuta una volta uscite dal labirinto, esperienza che, non essendo grandi camminatrici, non le ha molto entusiasmate.

Appena tornate al punto di partenza, sono letteralmente impazzite dalla possibilità di contatto con gli animali della piccola fattoria: galline, quaglie, anatroccoli appena nati, due pavoni, i conigli Macchia e Giulio, il pony Simone e il cane Spritz che hanno sfinito a forza di fargli inseguire la pallina che tiravano. Splendida l'accoglienza, elegante e rustico al punto giusto l'ambiente, rilassante l'atmosfera: al punto che, quando abbiamo detto che adesso dovremo scegliere una fattoria per la prossima domenica, le bimbe hanno affermato senza remore «Sempre qui!». E se senza dubbio ci torneremo per il prossimo labirinto nel 2021, adesso comincia la caccia a una nuova meta per il prossimo week end.