Principesse
mie,
eccomi,
finalmente: sempre in ritardo, sempre in affanno.
I
vostri compleanni sono passati già da un po' ed eravamo così presi
da festeggiarvi che non avevo ancora avuto il tempo di sedermi a
scrivervi.
La
Sacher per la Pulci, decorata dalla Princi
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In
verità, le giornate sono trascorse vertiginosamente non solo nelle
corse per comprare piattini, farina, gonfiare palloncini, cucinare,
preparare e disallestire. Ai margini di tutto questo meraviglioso e
faticoso caos c'è stato comunque il lavoro, prendersi cura di voi,
le influenze, i compleanni dei nonni, i compiti, le crisi per andare
a ginnastica. E le visite. E la stanchezza. E tanti pensieri della
vostra mamma, che ancora non ha imparato come infondervi sicurezza
e coraggio non avendone lei stessa. Credetemi: il mio cruccio
maggiore, la mia ansia più forte e il turbamento più intenso lo
sento quando mi dicono che siete brave, generose, che aiutate gli
altri e siete sempre attente. Perchè così dicevano di me. E non mi
sembra di essere arrivata lontano seguendo questa strada.
Vorrei
trovare la bacchetta magica che possa dirmi come aiutarvi a essere
forti e indipendenti, ma vi vedo invece, giorno dopo giorno,
molto simili a me. Non ne sono orgogliosa, anzi: vorrei foste
delle “cattive ragazze” capaci di farvi rispettare senza essere
bulle, di non percepire nel vostro cuore il battito della farfalla
che si è appena alzata in volo in Amazzonia.
Stavo
per scrivere che mi preoccupi soprattutto tu Princi: e invece no,
forse sono più in pensiero per Pulci perchè lei è un libro
segreto, da forzare con una chiave che non ho ancora trovato, capace
di trattenere un disagio che ancora non siamo riusciti a capire
quanto possa essere grande.
Guardando
il Golfo di Trieste, dal Castello di Duino
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Vorrei
aiutarvi a costruire un solido rapporto fra voi, per poter
contare sempre una sull'altra anche a distanza di chilometri.
Vorrei
che riusciste a trovare la vostra strada senza farvi
influenzare da ciò che dicono o vi fanno capire gli altri, noi
compresi, anzi: in primis, indipendentemente da noi.
Vorrei
che di questo periodo che personalmente sto vivendo con ansia,
angoscia, da scheggia impazzita in perenne movimento per non fermarsi
a pensare a cose che penso ugualmente, voi percepiste solo l'impegno
costante ad amarvi, proteggervi, starvi vicino. E che possiate
sentire l'amore di tutte le persone che da sempre o da poco sono al
vostro fianco.
Non
fraintendetemi: quando ho scritto poco sopra delle preoccupazioni per
come siete non vuol dire che non sia fiera di voi. Il problema,
purtroppo, è che non sono fiera di me e vorrei che voi non seguiste
questa strada. Ogni giorno guardo con soddisfazione e gioia i vostri
profili concentrati a scrivere, le vostre manine intente a stringere
le matite, ascolto i vostri discorsi in cui lontano e vicino, tanto
tempo fa e oggi, fantasia e realtà, tv e persone appena incontrate
si armonizzano magicamente.
Guardo
con dubbi e perplessità le crisi di Pulci che sente la mancanza e
per questo non vuol andare più a ginnastica e vedo con una punta di
stupore l'entusiasmo di Princi quando varca il portone della scuola
di musica.
Le
mie orecchie mal sopportano la musica che ascoltate a tutto volume e
le voci petulanti dei due perenni creatori di slime che guardate su
You Tube, mentre la mia testa invidia la velocità con cui avete
imparato a destreggiarvi fra i mille (almeno: a me paiono mille)
telecomandi che servono per Netflix, Amazone Prime e Rai Play.
Siete
due piccole meraviglie che stanno crescendo troppo in fretta: il
peso maggiore che i genitori devono sopportare è proprio vedere lo
scorrere del tempo nel succedersi di taglie e numeri di scarpe.
Spero
possiate perdonare le mie mancanze di questo periodo o i momenti in
cui vi ho trascurate. Poi, in verità, penso che non vi sto
trascurando e anzi: forse, vi sto troppo appiccicata. Ecco, anche
questa credo sia la condanna dei genitori: interrogarsi
continuamente su quale sia la cosa giusta.
Non
lo sapranno mai, i genitori.
Ma,
forse, neanche voi/noi figli.
Auguri
mie splendide donnine.