lunedì 27 settembre 2021

Nuovo inizio (a new dawn)

Primo giorno di scuola

L'ultimo post è del 23 maggio. Incredibile che, nonostante le vacanze, non sia mai riuscita ad aggiornarlo a scapito dei molti pensieri, cambiamenti, sorprese, cose fatte, progetti, novità. Impossibile cercare di recuperarli, anche perchè oggi è un nuovo inizio:

COMINCIO A LAVORARE!

Sono felice, emozionata e preoccupata: felice perchè mi rimetto in gioco con un'avventura inedita per me e a cui fino a poco tempo fa non avrei mai pensato. Un doposcuola, nello stesso istituto comprensivo delle Belve ma in una scuola diversa. E, contestualmente, ho pure fatto domanda di supplenza alle medie e alle superiori: il tutto grazie alla stima di me di un'amica che mi ha ritenuto all'altezza e mi ha spronata in una direzione che io ho finora snobbato perchè, come ho sempre detto, ho avuto la fortuna di avere degli insegnanti molto bravi nel mio lungo percorso di studi e non sarei al loro livello.

Poi però, qualche mese fa, negli stessi giorni in cui la mia amica cominciava a instillarmi la pulce nell'orecchio, ho iniziato a leggere alle bimbe “I mostri di Dante” e ho scoperto di ricordare come parafrasare quei versi e ho ritrovato il meraviglioso mondo della letteratura che mi ha fatto dire: «Perchè no?».

Con le mie magliette per superare
il primo giorno di doposcuola

Ma sono pure preoccupata perchè la ripresa del lavoro ha significato iscrivere al doposcuola anche le Belve: prima riluttanti, poi polemizzanti sui nessun pro e molti contro, poi accondiscendenti dopo una mia esplosione di pianto per spiegare loro cosa significasse per me riprendere a lavorare. Hanno abbozzato e oggi quindi primo giorno di doposcuola per tutti, a seguito di una domenica mattina trascorsa a cucinare come non ci fosse un domani per avere delle cose pronte da tirar fuori all'occorrenza.

In verità l'intera settimana l'ho trascorsa sistemando, riordinando e inscatolando cianfrusaglie varie, quasi dovessi partire per un viaggio o partorire: fare queste cose mi aiuta a mettere emozioni e pensieri nei cassetti giusti.

Un amico illustre per passare il tempo

Il tutto è stato possibile grazie alla ancor parziale ripresa di forze seguita al nuovo ciclo di cortisone che ha scandito i primi giorni di settembre per riparare agli scarsi risultati del deltacortene con cui si è cercato di tamponare una ricaduta. I sintomi sono stati gli stessi di maggio, ma amplificati: una mattina, dopo essermi allenata, mentre andavo in città la gamba destra si è trasformata in un'autostrada di formiche che incessantemente risalivano fino all'inguine per scendere poi giù alla punta del piede. Con i giorni camminare è diventato sempre più faticoso, il piede sembrava non flettersi come sarebbe normale per compiere il passo e sembrava intrappolato in un gesso pesantissimo da trascinarsi dietro. Poi, una volta iniziate le pastiglie, ha iniziato il braccio: sollevarlo per movimenti banali come abbottonarsi la maglia richiedeva molte energie. Senza terminare il ciclo di cortisone per bocca, un controllo a Udine e subito il primo boccione. E, di nuovo, la fatica a salire i quattro piani di scale dell'ospedale (che mi imponevo come unica ginnastica della giornata), le corse al bagno a seguito degli abbondanti due litri d'acqua quotidiani, il terribile sapore metallico che mi ha abbandonato da poco (a dieci giorni dall'ultima flebo) lo stomaco costantemente sottosopra, la stanchezza infinita, la pressione sottozero.

In costruzione la "Torta matite colorate"
 

Ma, nonostante tutto, nonostante per il mio bene sarebbe stato auspicabile farlo, non mi sono mai fermata. Per le Belve, che fortunatamente in quei giorni frequentavano l'ultimo centro estivo della stagione: con loro a maggio avevo sbagliato dando per scontato che capissero. Così stavolta ho stretto i denti e ho continuato ad accompagnarle alle attività pomeridiane, a cucinare torte con loro, ad ascoltarle e, arrancando sugli specchi, ho cercato faticosamente risposte soddisfacenti alla domanda «Ma allora la SuperMamma non sta migliorando?».

Eppure ho sbagliato anche stavolta: perchè non fermandomi non ero credibile nel mio rispondere «Sono a pezzi». E lo ero davvero, psicologicamente prima che fisicamente: perchè il cortisone lo avevo fatto solo quattro mesi prima, perchè ho iniziato a sentirmi limitata nel fare le cose e adesso, se la mattina apro le tapparelle, devo poi riposare per cinque minuti, devo riprendere fiato dopo la salita che da casa porta in centro, sono costretta a passare l'aspirapolvere nella mano sinistra poco dopo aver iniziato. Ammetto che Lui mi ha tanticchia deluso: non ha fatto molto per sollevarmi dai lavori di casa («ma se hai pulito tutto due giorni fa?? mica è sporco») né si è accorto di quanto stessi male la domenica in cui siamo usciti a pranzo con la mia famiglia e nemmeno mi reggevo in piedi tanto bassa era la pressione e forte il voltastomaco, poi trasformatosi in dolori lancinanti una volta a casa. 

La dedica alle Belve, presenti nel pubblico

Quindi sì: colpa mia che ho sbagliato anche stavolta. Ma immensa soddisfazione per il fatto di essere riuscita a condurre la presentazione di “L'affare Modigliani”, proposta capitata a sorpresa ma che mi sta tutt'ora regalando molto grazie alla sensibilità degli autori, con cui sembra di essere amici da sempre.

E immenso orgoglio in questi giorni per le Belve che continuano a dirmi che sono la mamma migliore del mondo: nel non fermarsi, sono rientrate anche gite al mare, giri al centro commerciale e visite delle amichette. Hanno ragione le Belve: la SuperMamma, quella in carne e ossa, non si è fermata. Perchè non può permettere alla SuperMamma, quella pesante e con le formichine, di prendersi ciò che non le spetta.

domenica 23 maggio 2021

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 Oggi non va.

Finalmente ho ripreso ad allenarmi

Ieri sera ho deciso che avrei provato a riprendere gli allenamenti. Dopo l'assistenza compiti all'una e all'altra, aver rifatto i letti, aver preparato il pranzo e abbozzato la cena, dopo aver asciugato i capelli, acconciato e fatto manicure e pedicure alla Pulci, mi sono allenata. E sono arrivata al termine della mezz'ora di esercizi ancora in piedi, usando anche i manubri da 8 kg e senza fiatone.


Però oggi non va.

Ho fatto la doccia, abbiamo pranzato, ho aspirato, lavato i pavimenti, avviato la lavastoviglie dopo averla pulita, avviato la lavatrice, finalmente disinfettato il trasportino che ha accompagnato Snoopy nel suo ultimo viaggio (meglio che non ci pensi) e ora ho il tempo di sedermi al computer per godermi un po' di solitudine.


Ma oggi non va.

Ogni centimetro di pavimento pulito è abbinato a un pensiero storto, un rimuginare instancabile e pressochè inalterato da vent'anni a questa parte: cosa ho combinato, perchè non lavoro, perchè non ho saputo combattere per trovarmelo, perchè non ho capito quale vorrei fare, il tutto velocizzato dalla fuga dei sogni-desideri-immagini a occhi aperti che avevo, che sono rimasti irrealizzati ma che ricordo perfettamente.


Ergo: sono una fallita.

Vorrei essere come lui, che è riuscito nell'impresa

Vorrei piangere: non posso, rischierei di far crollare l'immagine che di me hanno le Belve e che, tutto sommato, credo positiva.

La giustificazione per questo scoramento è facile da tirar fuori: aprile e maggio mi hanno vista attraversare i covid di tre persone, l'isolamento di quattro, la dad di due seguita dai compiti da raggranellare fra compagni e maestre, poi di nuovo dad per una, le visite dal veterinario e il saluto a Snoopy (per alcuni sarà banale, ma a me ha fatto davvero molto male), poi la ricaduta, la terapia con il suo carico di stanchezza probabilmente amplificato da quanto appena ricordato, l'attuale preoccupazione per la prossima risonanza.


Già, ma sono stufa di darmi giustificazioni e la sclerosi rischia di tramutarsi in questo: una nuova, grossa e tangibile scusa per l'immobilità.

Sarà l'avvicinarsi del mio compleanno a suggerirmi questo implacabile, realistico, pessimistico, angosciante bilancio, ma ecco che questa è una nuova giustificazione.

Cosa farò spento il computer?

O come Degas, mimetizzarmi per nascondermi

Vorrei non fare nulla, è dalle sette di stamattina che vorrei semplicemente galleggiare mentre finora mi sono arrabattata per stare a galla nascondendomi nel “devo fare”.

Sono convinta (e non è una giustificazione) che una giornata così ci stia una volta ogni tanto, immagino sia fisiologica per tutti. E' che mi piacerebbe ridurre questi momenti al semplice aspetto fisiologico, appunto, riuscendo invece a risolvere quella nebulosa che sempre lo accompagna.

Vabbè, per adesso basta. Ho delirato a sufficienza. E scrivere il delirio mi ha aiutato a sgonfiare almeno in parte il palloncino che ho nel petto.

giovedì 20 maggio 2021

Super ricarica di super poteri

 

Avevo dimenticato il sapore metallico, amaro, che compare a mezz'ora dall'inizio del primo boccione e che mi sto portando dietro ancora adesso, a tre giorni dall'ultima goccia.

Avevo scordato anche le notti interrotte, in cui ti alzi dal letto dopo esserti rivoltato, ti stendi sul divano a leggere in attesa di sentire gli occhi appesantiti dalla stanchezza.

Quella stessa stanchezza che appare poco dopo essermi alzata dalla poltrona azzurro-grigia imbottita, ma che ho finto di non sentire, martedì scorso, perchè dopo due ore e mezza passate in solitudine, nell'ambulatorio in cui mi avevano sistemata, volevo vedere il sole, respirare, passeggiare per il centro di Udine dopo gli isolamenti fra covid e zona rossa che negli scorsi mesi mi avevano costretta a tante pareti chiuse.

Per cui, uscita dall'ospedale, ho iniziato a camminare verso la stazione. Mi sono riempita gli occhi di volti, persone finalmente sedute nei ristoranti, un minimo di leggerezza: fino all'ultimo tratto di strada, difficile da percorrere. Ammetto di aver consultato google nel timore di aver sbagliato percorso. Ero come un nomade nel deserto che vede l'oasi allontanarsi sempre più, un maratoneta a cui manca da percorrere “solo” il quarantesimo chilometro, quello più duro.

Un formicolio alla gamba, leggero ma costante; il silenzio che dall'alluce sembra stia avvolgendo tutta la parte anteriore del piede. Piccole cose che ho valutato per più giorni, finchè anche Lui non si è accorto che camminavo in modo diverso dal solito. Ancora adesso penso che forse non fosse necessario sottopormi a questi cinque giorni di cortisone, magari ho esagerato, sono stata troppo frettolosa.

Eccolo, uno dei problemi della sclerosi: insinuarti il dubbio. Le visite si basano su sfioramenti di gambe e braccia: «Sente di più a destra o a sinistra? Sente una gamba più pesante dell'altra?». A volte è difficile rispondere, così come è complicato capire se quella sensazione che percepisci sia un sintomo da segnalare o meno. Ma dopo qualche giorno ho pensato che il formicolio non fosse normale, non è qualcosa che dovrei sentire o, perlomeno, è qualcosa che nell'altra gamba non c'è.

La conferma è venuta dalla visita, immediata: prima di portare il nostro Snoopy ad addormentarsi (sì: in questo periodo condito di isolamenti, covid, vaccini, nuova quarantena e dad, non ci siamo fatti mancare nulla) ho chiamato il day hospital, sono stata richiamata un paio di ore dopo dalla neurologa e alle 14.30 ero in reparto.

La mattina dopo si comincia: prima un tampone, poi le analisi del sangue e via di boccione.

Sono preoccupata?

Sì: chi andrà a prendere e portare le bambine a scuola oggi e nei prossimi giorni, come vivranno loro questa “novità”, come riuscirò a star loro vicina se la stanchezza sarà eccessiva?

Quel martedì, così come nei giorni seguenti, la mente si muove per concepire tutti gli incastri possibili per la gestione della quotidianità. Il giorno successivo vado e torno da sola in treno, stavolta però il tragitto da e per la stazione è in autobus.

Poi mi rendo conto che invece devo forzatamente fare ciò che non vorrei: chiedere aiuto, disturbare. Per farmi accompagnare e tornare indietro, per dare un minimo di vivibilità alla casa.

E mi sento in colpa, terribilmente in colpa quando, giovedì, mi concedo il lusso di essere figlia anziché mamma: e allora indugio sul racconto dei tre buchi prima di trovare la vena giusta, della stanchezza.


Intanto le bimbe ascoltano e si preoccupano. La sera, piangono. Ho sbagliato: devo ricordarmelo che non posso permettermi di mostrare troppa stanchezza, troppo voltastomaco, troppo mal di testa e che dovrei coprire quei lividi sulle braccia perchè devo pensare a quanto ci soffrono.

Ci soffrono al punto che «Non dai un bacio a mamma? Non mi saluti?».

«Ho paura di farti male».

Una fitta, secca e profonda al cuore. E allora per esorcizzare queste paure le bende si riempiono di scritte, le mani di “tatuaggi”, fino al biglietto con cui, l'ultimo giorno, hanno accompagnato i muffin che abbiamo sfornato in quantità industriali tutta la domenica pomeriggio. Infornavo e mi appoggiavo al bancone. Infornavo ed ero orgogliosa di queste piccole donne coraggiose. Infornavo e pensavo: domani spero di poterle andare a prendere a scuola. Così ho fatto. Ed erano serene.

giovedì 8 aprile 2021

Negativo.

Stamattina è arrivato il messaggio che comunicava il risultato del secondo tampone del papà.

Buona notizia. Ottima.


Due ore dopo, è toccato alla mamma-nonna fare il suo primo tampone.

Probabilmente domani avremo l'esito.

E, contemporaneamente, mi farò tamponare pure io.


Lettrice felice

Si vive di piccole cose ultimamente, per cui un'altra buona notizia è stato il messaggio di stamattina con cui un'amica mi diceva di aver visto la foto di una mia creazione culinaria sulla rivista di cucina di cui entrambe siamo fan.

Poco prima di pranzo, mi scrive il nostro amico libraio per dirmi che sarebbe passato a consegnarci il libro che avevo chiesto per la Princi: ha già iniziato a leggerlo, le piace, quindi altra buona notizia.

Però...

Però da stamattina ho un umore del cavolo, che non si è sollevato neppure quando sono riuscita a superarmi con l'allenamento.

E' che mi sembra, da un anno a questa parte, di fare ogni giorno esattamente le stesse cose. Nella fattispecie, oggi, è come se ogni giorno mi dessi una zappata sui piedi.

Ok: ci sta essere stufi della situazione in generale, di questi dieci giorni continui di reclusione e del mal di pancia/raffreddore/mal di testa/coccolite acuta della Princi.

 

Soddisfazioni

Almeno oggi non ha nevicato. Almeno oggi c'è stato il sole. Almeno stamattina abbiamo letto qualche capitolo de “I mostri di Dante”. Almeno stasera ci guaderemo New Amsterdam.

Peccato che avremmo voluto festeggiare con una pizza, ma abbiamo deciso di rimandare a quando sarà passato il principesco mal di pancia. Essere genitori è veramente difficile.

Intanto, ci accontenteremo di una birra.

 

mercoledì 7 aprile 2021

un tampone al giorno toglie il Covid di torno

 

Siamo al giro di boa.

Sto vedendo un po’ di luce in fondo al tunnel. E non solo perché oggi ci sia il sole.

Poco fa, Lui è andato a fare il tampone di ritorno. Domani tocca per la prima volta alla mamma-nonna, dopodomani a me. E poi forse sarà il turno nuovamente delle bimbe.

Niente rientro a scuola per loro.

Come l’abbiano presa, sono brave a nasconderlo se questo provoca turbamento. A parte un mal di pancia di cui la Princi si sta lamentando da lunedì sera e che potrebbe essere in parte psicosomatico, per il resto si sono adattate alla situazione. Leggono molto, adesso stanno giocando a Barbie, in attesa che la scuola domestica si apra per loro dopo pranzo. E lì vedremo che succederà.

E’ un grande allenamento, per tutti noi. Un allenamento all’attesa, all’incertezza, al chissà che cosa succederà domani.

Facciamo spesso dell’ironia sulla situazione, cerchiamo di farcela passare meglio che si può.

Ma non vediamo l’ora anche solo di poter andare a far la spesa.

venerdì 2 aprile 2021

negativo a tutto tondo

Pranzo distanziato dal papà
Adesso è ufficiale: mentre in tutta la Regione si esulta per la conclusione della dad, a casa C. si continuerà a studiare a distanza. E non poco: le Belve resteranno a casa fino al 26 aprile compreso. Poi magari saremo zona rossa e non ci potremo muovere. Ma ci penseremo.

A noi questa situazione sta facendo ridere. Perché se il loro tampone fosse stato positivo, sarebbero uscite già il 15 aprile, data in cui termina il mio isolamento. Invece, essendo risultato negativo, allo scadere della mia quarantena l’azienda sanitaria programmerà per loro un nuovo tampone: non ho ben chiaro cosa cambierà in base a quel risultato, ma lo scopriremo.

La cosa meno divertente è stata reperire gli esiti. A detta delle infermiere che hanno eseguito ieri il prelievo, avremmo dovuto vedere i referti sul portale regionale Sesamo. Lui ha provato ad accedere con le sue credenziali. Nulla. Ha provato con le mie: niente.

Stamattina ho chiamato il pediatra a cui risultava che avessimo dato il consenso alla visualizzazione dei dati sanitari da parte sua solo per la Pulci e non per la Princi.

Quindi: compila un modulo, invia il modulo, attendi.

Pausa dalla dad

E, alla fine, mi ha telefonato il solito medico del dipartimento prevenzione ribadendomi le tempistiche da rispettare, chiedendomi se non potessimo isolare le belve (che sono state con noi fino a un attimo prima e, al massimo, andrebbero dalla nonna che è però in attesa di tampone) e stupendosi del fatto che gli abbia augurato Buona Pasqua. A dire il vero, stavo quasi per invitarlo a pranzo da noi.

Adesso abbiamo avvisato le maestre e cercheremo di capire come potranno seguire il programma da casa. Mentre assisteranno alla nostra liberazione scaglionata.

Intanto speriamo proseguano le belle giornate. E che domenica si possa fare l’attesa caccia alle uova.

giovedì 1 aprile 2021

SuperMammac19

 

Pesce d’aprile.

Ricordo come fosse ieri la volta in cui (chissà perché ero a casa da scuola) ho disegnato e colorato un pesce, ci ho messo dello scotch e l’ho attaccato sulla schiena delle impiegate. Poi, quando lo hanno scoperto, l’ho spostato sulla 126 gialla di una di queste che, il giorno dopo, mi ha detto sorridendo «Tra un po’ rischiavo di trovarlo nel piatto della minestra!».

Anche le bambine oggi hanno avuto un pesce d’aprile che non si dimenticheranno, così come nessuno di noi, tanto a livello planetario quanto a livello familiare, potrà scordare gli ultimi quindici mesi.

Il loro pesce d’aprile era bianco. Aveva anche estremità simili a braccia e gambe ma si muoveva con tanta lenta grazia che sembravano proprio delle pinne. La bocca si muoveva, ma il suono giungeva un pochino attutito dalla mascherina e dalla visiera antistante. Il pesce era in realtà un piccolo branco, immerso nel verde di uno dei più bei parchi cittadini che, per ironia della sorte, ho iniziato a frequentare con più assiduità da quando ho scoperto di essere una SuperMamma: lì, infatti, si trova la sede provinciale dell’Aism.

Insomma: le bimbe hanno dovuto fare il tampone. E, nella stranezza del periodo, rientra la nostra speranza che siano positive.

Sulla porta di casa della nonna...
   

Perché noi lo siamo: Lui da una settimana esatta, io lo stesso giorno ho fatto la prima dose di vaccino e il giorno successivo ho iniziato ad avere alterazione mentre nella notte fra sabato e domenica è arrivata la febbre a 38°. Lunedì il tampone e positiva pure io: chissà se per il contatto con lui o per conseguenza dell’iniezione. Ora, se le bimbe fossero positive, uscirebbero a metà aprile esattamente come noi, altrimenti alla fine del mese.

Come abbiamo affrontato la cosa?

Inizialmente con rabbia perché c’è stata un po’ di leggerezza da parte sua sul posto di lavoro. Poi, come una cosa che è successa e basta. Ma per le bimbe lunedì sera è stato diverso: disperazione, data soprattutto dall’incertezza che ci avvolgeva su come dovessimo comportarci. E con rammarico al pensiero che mentre gli altri torneranno a scuola, loro saranno ancora a casa: in che modalità seguiranno le lezioni, non si sa.

Si continua a cucinare...

Da due anni a questa parte prendo le cose un pezzetto alla volta, cerco di affrontarle senza drammi: da SuperMamma, non posso permettermelo.

Piango, ma in silenzio.

Mi dispero, ma di nascosto.

Mi preoccupo, ma cerco di tenere i pensieri dentro la testa senza darli a vedere: perché ciò che è più importante è la serenità delle bimbe.

Come ho già scritto una volta, non tengo nascosto nulla: parliamo di tutto, ci chiedono tutto e lo sconforto che ha fatto versare fiumi di lacrime è stato per l’impossibilità di avere risposte e di poter essere abbracciate. Che poi, quando il pediatra ci ha detto che sarebbe stato auspicabile un esito di positività anche per loro, bacio e sbaciucchio libero, sulle guance, le labbra, le mani.

Senza dilungarmi troppo, dirò che da oggi si apre un nuovo capitolo del blog: quello della SuperMammaconcalzettoni.19.

E, spero quotidianamente, racconterò la nostra esperienza: fatta di incontri, anche solo telefonici, con persone squisite e mai sazie di gentilezza. Di frasi dette e scritte da persone che già sapevo speciali ma che hanno confermato questa loro qualità, preoccupandosi che prenda gli allenamenti con calma (chi?? io??) o scrivendomi «D’altronde tu sei la mia ottimista preferita».

Un tempo avrei rigettato questo aggettivo come se potesse sporcarsi nell’avvicinarsi a me.

Ci ho pensato dopo aver letto il messaggio e ho concluso che sì: da due anni lo sono diventata.

E mi piace.

Per quanto sia faticoso essere il pivot della squadra.