Qualche
giorno fa ho pensato che forse sarebbe più interessante e utile per
me narrare il presente: più utile in nome di quella sorta di
psicoanalisi che diventa la scrittura.
E
così eccomi qui, alle 5.28 di un lunedì mattina, a riprendere i
fili di questo periodo. Impossibile restare a dormire ancora, sul
divano, in mezzo a un gatto nero e due bimbe di cui una ha inondato
il letto proprio e quello della sorella in una scena tipo esorcista.
E poi ci si è messa pure l'altra: dopo, però, essersi ricordata di
non aver studiato per la verifica di inglese di oggi. Ecco, siccome è
già capitato che dicesse di aver mal di pancia per prendersi una
pausa poi individuata come tale, stanotte non le ho creduto subito,
finchè non ho dovuto metterle davanti al volo una bacinella.
Insomma,
una delle difficoltà del periodo è data dalla scuola e tutto
l'ambaradan pomeridiano per conciliare compiti e attività che,
obiettivamente, sono tante. Si comincia il lunedì con hip hop per la
Princi, che martedì ha mezz'ora di teoria dopo che la Pulci ha
ginnastica. Mercoledì la Princi ha chitarra, giovedì di nuovo
ginnastica per la Pulci, venerdì altro hip hop e domenica mattina
catechismo più Messa.
Personalmente
sto sclerando: mi sembra di essere impegnata solo nel fare e
disfare zainetti. Comprensibile che la pressione sia tanta per la
Princi che, però, non ha ancora capito quanto più facile e veloce
sarebbe se si concentrasse nel fare i compiti proprio come sembra
fare a scuola. Dove, hanno detto le maestre, è molto brava,
scrupolosa, educata. Forse troppo. Confesso di averla esortata,
qualche giorno fa a esserlo meno in aula e più a casa, dove da
qualche tempo sembra dominata da una sindrome premestruale
ininterrotta che l'ha trasformata anzitempo in una cocciuta,
scorbutica, maleducata e mai appagata adolescente. Come spiegare,
poi, il brivido che mi ha percorso la schiena alle parole delle
maestre? Ho ipotizzato che fossero le stesse lodi che si sentiva
rivolgere mia mamma ai colloqui e ho tremato al pensiero di quanto mi
sia costato dopo e, soprattutto, del fatto che questa sconfinata
bravura a un certo punto, ancora non individuato, si sia inceppata
facendomi diventare ciò che sono: una fallita, percezione che
purtroppo non è ristretta a questo momento. Terrore che accada anche
a lei; anche a loro.
La
Pulci, dal canto suo, sta cercando pure lei ossessive
attenzioni impegnandosi per imparare a scrivere con una serietà che
fortunatamente dura meno di un'ora a tentativo mentre, anche per lei,
sarebbe più auspicabile un miglioramento nei rapporti umani. Quale
stupore ho provato al colloquio con le maestre, convinta che mi
dicessero quanto sia brava con la mia replica “ma a casa non è
proprio così” mentre invece mi hanno parlato della sua incapacità
a verbalizzare le difficoltà nei rapporti con le compagne che
riversa poi in disegni mal colorati!? Lei, che sembra tanto forte
caratterialmente e che spesso pensiamo si stia forgiando nel continuo
confronto/scontro con la sorella diventa invece la più remissiva e
timida delle bambine in contesti esterni.
Dal
canto mio, negli ultimi mesi mi sento totalmente inadeguata.
Non riesco più a giocare con loro e penso a quanto fosse più
semplice quando me le tenevo attaccate, sul divano, a leggere libri
su libri. Talvolta mi chiedo che esempio sto dando con il mio
comportamento, ben più incisivo di tante parole: sicuramente non è
positivo vedere l'affanno in cui verso fra orari di lavoro
pittoreschi, tentativi falliti di pulire casa, spesa, un ritaglio
personale consistente nell'ora di palestra e occhiaie persistenti. E,
soprattutto, con la costante altalena di sensazioni di non fare
abbastanza per loro o non fare abbastanza per me.
Molte
sarebbero le cose da aggiustare: ci vuole pazienza, voglia, ci vuole
coraggio. E invece mi sento piuttosto provata da un anno che non ci
ha risparmiato sotto vari punti di vista.
Ma,
continuo a ripetermi per crederci davvero: era un anno dispari, e
a me gli anni dispari non piacciono.