mercoledì 19 ottobre 2016

il favoloso mondo della Princi


Credo che difficilmente si possa essere preparati a un evento del genere. Soprattutto se la notizia viene comunicata mentre con una mano stai grattugiando le carote e con l’altra stai apparecchiando in una stanza diversa da quella in cui ti trovi. E nel contempo cerchi di sorvegliare il pollo che si sta abbrustolendo.
«Mamma, sai cosa succede domani a ccuola? (abbiamo ancora qualche difficoltà nel pronunciare le “S”)»
«No, cosa?!»
«Mi sposo!»

Ecco: immagino che già ti prenda un colpo se tua figlia te lo dice a vent’anni o su di lì. Che dire se ne ha quattro e mezzo? Ormai più nulla: perché è dal primo anno di asilo, quindi da quando la Princi aveva due anni e mezzo, che ci vengono annunciati vari fidanzati.
Ma dallo scorso anno la faccenda si è fatta seria, tanto che un pomeriggio, in ludoteca, ho personalmente assistito alla celebrazione del matrimonio assieme alla mia consuocera e, soprattutto, con tanto di bacio finale.

Ora: in base a ciò che vedo e checché ne dica la Zia cucciolo, matrimonio, figli, principi e principesse continuano a essere al centro dei sogni delle bambine, anche nell’anno di grazia 2016. Ciò che mi sconvolge realmente è la semplice lucidità con cui immagina e vive questi sogni.

Anzi, no: sapendo di chi è figlia la Princi, la sua fantasia e credibilità nel raccontare storie proprio non mi stupisce. E mi riferisco alla parte cromosomica che proviene dal papàconinfradito, capace di far credere per anni alle mie amiche che le pizze servite alle mie feste di compleanno, acquistate al discount, scongelate e passate nel forno con la semplice aggiunta di qualche condimento fossero in realtà amorosamente impastate dalle sue manine e messe a lievitare prima dello spuntare del sole.
Comunque lo sconvolgimento per il matrimonio principesco è stato superato dalla scioltezza con cui ci è stata raccontato un nuovo episodio di quella Dinasty che sembra consumarsi fra le mura scolastiche...
«Adesso A. non sposa più me, ma G. e io invece sposo D. (per inciso: il fratello di A). Così io sarò la cognata di G.» Ragionamento che non fa una piega, anche nel grado di parentela che invece tanto spesso io confondo.

E così, già preannunciato ieri sera, oggi sarebbe stato il gran giorno del matrimonio, per cui: «Mamma, puoi vestirmi elegante per la cerimonia?». Ok: le metto anche le mollettine con le farfalle, le propongo di usare il bagnoschiuma più profumato visto che è una giornata speciale. Ci incamminiamo, ed ecco che inizia a raccontarmi i dettagli.

«Mamma, sai perché mi sono messa gli stivali con il tacco (in realtà sono normalissimi stivaletti raso terra, Ndr)? Perché dopo il matrimonio andiamo in una fattoria. Ci porta A. con una macchina lunga lunga. Poi lì facciamo il barbecure e D. cucinerà le salsicce e le patatine fritte. E berremo spumante!».
Il suo entusiasmo è talmente disarmante che finisco con il credere anche io che sia tutto vero. Salvo che, una volta a scuola, la futura sposa sgrana gli occhi quando le chiedo se è pronta per la cerimonia. Chissà che pellicola si svolge nella testolina della mia Princi!

Bastano poche ore per avere un nuovo tassello di questa incredibile storia...
«Allora, com’è andata la cerimonia?»
Visibilmente rattristata: «Eh, non c’è stata nessuna cerimonia».
«E perché?» le chiedo altrettanto visibilmente contrita.
«Perché quando abbiamo acceso il barbecure è scoppiato un incendio e tutto si è infuocato e abbiamo dovuto chiamare i pompieri!»
«Ah! Ma allora è venuto il papà di R. ? (che è effettivamente un vigile del fuoco)»
«No, è venuto D. (lo stesso che doveva cucinare le salsicce!)»
«E Sam? (il pompiere protagonista dei cartoni animati)»
«Sì, lui c’era!»
Ottimo: brandelli di realtà e rotoli di fantasia che si fondono. Mi correggo: alla sua età pure io ero così. Spero solo che a un certo punto riesca a plasmare la realtà in base ai suoi sogni.

Ma intanto sono curiosa di vedere cosa succederà domani nel favoloso mondo della Princi.

lunedì 17 ottobre 2016

Sono le sei e tutto va bene (?!?)

Sono quasi le sei.
Sono sveglia già da un po’. Da quando la Pulci ha invocato aiuto per essere coperta. Poi è stata la volta della Princi, che non trovava Ih Oh: come se dormisse in un letto da due piazze e mezza. Ho compiuto il consapevole errore di guardare l’ora: sapevo che se fosse mancato relativamente poco all’ora del risveglio ufficiale mi sarei anche potuta alzare, magari per fare qualcosa di ciò a cui non riesco mai a dedicare del tempo.

Mi sento alla frutta. Energia sotto i tacchi, essenzialmente quella morale/psicologica/spirituale. Quella necessaria a farti sentire ed essere una buona mamma, soprattutto in periodi come questi. Periodi in cui le belve inghiottono tutte le tue giornate e non ne sono comunque sazie. Ti fanno capire che avresti potuto fare di più: giocare con loro, per esempio, interpretando i deliri da “Facciamo che tu sei... Facciamo finta che oggi sia...” o le complesse progettazioni per cui un pezzo di Lego da quattro bottoni dovrebbe reggere un castello di duecento piani e venti metri quadri. Avresti potuto fare di più: magari rinunciare a lavarti i denti per accompagnarle a scegliere i vestiti che vogliono loro perché non vanno bene quelli che hai scelto tu. Avresti potuto continuare a vivere avvolta dalla polvere, con la colonna di panni da infilare in lavatrice perennemente accumulata in bagno e portarle invece al parco.

Ecco: a volte preferisco fare lavatrici, fingere di essere una mamma-nonna Papera capace di impastare pizze e torte canticchiando come Biancaneve. E invece ti ritrovi a impastare con le piccole incollate al fianco che litigano per avere il posto d’onore per poter mescolare la farina e rompere le uova. Allora pensi che tu, da bambina, avresti tanto voluto che qualcuno ti lasciasse certe libertà per cui decidi di condividere il metro quadrato della cucina con il loro tavolino da invadere con improbabili ingredienti che poi, debitamente mescolati, pretenderanno di cucinare (e mangiare). Intanto il pavimento è bianco e scivoloso come una pista di pattinaggio (e loro, piccole Anna e Elsa, ne sono contente), appiccicoso e tu hai cercato di preparare la cena facendo la gimcana fra fornelli, armadi e cassetti che non si aprono causa lo spazio ristretto.
Nouvelle cousine
Mentre mi sento travolgere dai loro bisogni, dalle mille, troppe attenzioni nei confronti delle loro risposte emotive al mondo che le circonda e a ciò che accade in casa, abbino tutti questi pensieri ai falliti tentativi di stabilire un limite fra loro e me. Dove finiscono loro e posso iniziare io? Che, poi, io non sono solo io: c’è anche un noi. E in questo periodo è tutto così caotico, frenetico, indecifrabile. Spesso piango. Da sola, o con la mamma-nonna: perché in momenti così solo una mamma può capire. Già, ma mamma sono anch’io: e non capisco. È come se avessi perso il libretto delle istruzioni.
Mi chiedo costantemente come facciano le mamme che lavorano: perché se appena appena ho un impegno, lo sconto con crisi delle belve di vario ordine e grado.
Mi chiedo come facciano i genitori blogger: hanno uno studio fuori casa? Scrivono di notte? Si chiudono in cantina? O semplicemente accendono la tv per appiopparci davanti i bambini il tempo necessario? O, ancor più semplicemente, ignorano i loro “Mamma, ho sete! Mamma, ho fame! Mamma, pipì! Mamma, Pulci mi ha preso questo! Mamma, Princi ha fatto così! Mamma, tu non vuoi bene me!”.
Mi chiedo come facciano i genitori sempre lì sul pezzo, informati sui fatti di cronaca, sulle ultime serie tv. Qui non si sente un telegiornale per mesi: perché quando anche riusciamo a vederlo, per poterlo sentire l’audio dovrebbe essere a un volume tale che verremmo richiamati per disturbo della quiete pubblica.

Sono le sei e venti: non ho ancora deciso se stamattina andrò in palestra per tener fede all’abbonamento e abbattere le troppe calorie che mi circondano o tentare di essere una brava mamma che costruisce castelli e puzzle. Immagino che intanto dovrei essere felice del fatto che il pc, dopo un riscaldamento di mezz’ora, si sia acceso e mi abbia permesso questo sfogo.

Comunque: Buongiorno, mammaconizalzettoni.