mercoledì 1 gennaio 2020

buon anno??

Due giorni fa parlavo con un collega dell'opportunità e dei motivi per cui festeggiare il Natale e il Capodanno. Siamo arrivati all'amara conclusione, più o meno condivisa se si ha un animo tendente a credere alla bellezza del 25 dicembre, che si faccia per convenzione. L'ultimo dell'anno, in particolare, è un pretesto per far festa ed è, personalmente, una di quelle date che mi hanno sempre messo angoscia al pari di Pasquetta e Ferragosto: se non fai nulla di speciale, sei tendenzialmente uno sfigato, un border line rispetto alla maggioranza che partecipa a una grigliata sotto il ponte, si imbarca nella classica gita al mare, o partecipa a una festa che poco conta quanto abbia in comune con il veglione di fantozziana memoria.
Ma, in effetti, cosa festeggiare a Capodanno?
Un altro anno che ci porta alla maturità (leggi: vecchiaia)?
Le bimbe che crescono e si allontaneranno ancora un po' da noi? La Pulci, peraltro, ha già capito che diventar grandi è una fregatura e di tanto in tanto si mette a piangere sperando di tornare la neonata della foto appesa sul suo letto. Ricordo di aver fatto una cosa simile, nel passaggio dal 1986 all'87: non volevo che l'anno vecchio mi lasciasse e ho iniziato a piangere disperatamente sotto gli occhi attonitamente severi del nonno e della nonna che non capivano i motivi di quel capriccio. Forse, se si fossero ricordati di quell'episodio qualche anno più avanti, mi avrebbero dato retta visto che in quel momento eravamo ancora – familiarmente parlando – in una situazione di serena staticità.
Gli ultimi giorni sono stati pesanti: la Princi con l'influenza mi tirava giù la pelle lamentandosi di ogni cosa e chiedendo la mia vicinanza, mentre una sensazione di vuoto cosmico affettivo mi avvolgeva, vuoi perchè speravo di avere l'occasione di fare piccole gite in quei giorni di clausura, vuoi perchè ho iniziato a far bilanci e a interrogarmi, appunto, sull'opportunità di festeggiare l'arrivo del nuovo anno.
Che andasse festeggiata la fine di quello vecchio era fuor di dubbio: gli anni dispari non mi sono mai piaciuti e il 2019 ha avuto come unici, e certo epici, momenti positivi, il matrimonio della zia A. e il viaggio a Londra.
Ma da quella vacanza siamo tornati con il pensiero, più mio che altro, per quell'evidente gonfiore apparso sul collo di Lui. Mesi di visite, attese, esami. Angoscia. Ripeto: soprattutto mia, Lui è sempre stato sereno e questa è la sua grandezza: lo è stata adesso così come dieci anni fa. Per me invece ha significato ripiombare indietro, proprio a quando, dieci anni fa, scoppiavo a piangere mentre guidavo al pensiero che potesse essere travolto dal Linfoma. Invece, dopo mesi di terapie, è stato Lui a travolgerlo. Nella mia mente però non facevano altro che tornare le parole del radiologo sulla possibilità che la combinazione di chemio e radio potesse portare a una recidiva a distanza di anni. E non potevo non pensare che ne fossero trascorsi dieci, tanti quanti quelli passati dalla prima comparsa della malattia nella zia e la sua recidiva.

Gestire queste emozioni nella normalità di compiti, lezioni di ginnastica e chitarra, crisi di stanchezza per l'impegno scolastico,..., non è stato semplice. Tanto più che a questo pensiero si sono aggiunti gli accertamenti per i miei mal di testa: risonanza, risonanza con mezzo di contrasto, prenotazione di visita dalla neurologa e la quasi conferma di una nuova sfida che mi/ci attende nel 2020 per accompagnarci negli anni a venire.
Sono terrorizzata e cerco di non farlo vedere. Avrei voglia di spaccare piatti mentre assecondo i pensieri della Princi sul fatto che “le sfortune”, come lei le ha chiamate, siano ormai passate. Vorrei parlare, sfogarmi, ma voglio al tempo stesso evitare reazioni catastrofiste come quella che potrebbe avere la Mamma-nonna e quella troppo ottimistica di Lui. Quindi, tengo dentro. E quasi esplodo. E penso che festeggiare il nuovo anno non significhi nulla, perchè i giorni non devono essere date scritte sul calendario per essere festeggiate nè tantomeno credo che le settimane e i mesi a venire possano essere diversi.
Eppure ci crediamo, tutti.
Crediamo nel fatto che, magicamente, sia un nuovo inizio.
Un reset, un punto zero da cui ricominciare a vivere, sognare, realizzare.