Sono trascorse già due settimane da quando siamo rientrati.
Molto avrei voluto fare, ma sono rimasta impastata nelle lavatrici (circa una decina in due giorni, cui si sono aggiunte quelle quotidiane), pulizie (che cerco comunque di fare ogni giorno e a cui si sono aggiunti interventi straordinari approfittando dell'ulteriore settimana di ferie di Lui), inviti a/da amici e parenti, compiti da cercare di finire fra varie scene madri, le dieci lavatrici che si sono trasformate in valanghe di panni da stirare che ho quasi totalmente smaltito solo l'altroieri, con 6 ore circa di stiraggio. È ripreso il centro estivo, che ci accompagnerà ancora per una settimana, e questo mi ha dato l'illusione di avere un tempo illimitato per fare e disfare “cose mie”. In verità no: solo due post, solo un'ora e mezza di tempo per scrivere altre cose.
Nel tempo, ho sperimentato due tipi di ultime ore di ferie:
quelle che «Non voglio lasciare questi posti, quest'atmosfera, questa vita»;
e quelle che «Non vedo l'ora di rientrare perchè sono carica di nuove idee, progetti, voglia di fare»: salvo poi, una volta tornata, rimanere avvolta nella routine con qualche sprazzo di progettualità.
Nel tempo, ho sperimentato due tipi di ultime ore di ferie:
quelle che «Non voglio lasciare questi posti, quest'atmosfera, questa vita»;
e quelle che «Non vedo l'ora di rientrare perchè sono carica di nuove idee, progetti, voglia di fare»: salvo poi, una volta tornata, rimanere avvolta nella routine con qualche sprazzo di progettualità.
Il mio passatempo preferito, al mare, sono le passeggiate mattutine sulla battigia, memoria di quelle chilometriche che facevo quando andavo in vacanza con la mamma. Guardo le persone che incrocio, ne immagino le vite reali, non quelle tutte sorrisi che si vedono fra castelli di sabbia e ombrelloni, penso e provo a riordinare idee e progetti. Ma stavolta tutti i piani per il futuro si bloccavano di fronte all'incertezza di ciò che sarà e che non posso determinare: e non mi riferisco al decorso della malattia, a cui obiettivamente non penso, ma alle visite che dovrò fare, alle risonanze, alle terapie. Com'è possibile iscriversi a un corso se non si sa quali saranno le tempistiche di questi impegni, se le mattine dovrò trascorrerle in ospedale o se mi programmeranno appuntamenti all'ultimo minuto? E, mentre camminavo, parlavo con lui, il mio Alluce Muto. Cercavo di capire se stava meglio o peggio, mi arrabbiavo perchè non riusciva a sentire la sabbia come il collega e perchè mi sembrava che il suo silenzio si fosse esteso ad altre zone del piede.
Per cui sì: siamo stati fortunati ad andare in vacanza quando sembrava che non ci si potesse muovere da casa e, economicamente parlando, è stato possibile grazie al fatto che Lui ha continuato a lavorare anche durante il lockdown.
E sì: in barba al virus, sono state le vacanze più lunghe che ci siamo concessi negli ultimi anni.
Però no: non ci siamo rilassati molto. Anzi: mi sento spesso nervosa e tesa, incapace di mollare la presa su molte cose e come in preda agli eventi. Tuttavia, credo che lo siamo tutti: cerchiamo di riprenderci la normalità, la viviamo dentro le nostre case ma poi, quando è il momento di uscire, dobbiamo ricordare di mettere la mascherina. Così, mi ritrovo spesso a pensare che vorrei andare al centro commerciale, a comprare vestiti nuovi con i saldi: ma poi rammento quello schermo da indossare e mi passa la voglia. E credo che purtroppo ci stia passando la voglia di molte cose.