sabato 22 agosto 2020

vacanze con fatica

 

Sono trascorse già due settimane da quando siamo rientrati.

Molto avrei voluto fare, ma sono rimasta impastata nelle lavatrici (circa una decina in due giorni, cui si sono aggiunte quelle quotidiane), pulizie (che cerco comunque di fare ogni giorno e a cui si sono aggiunti interventi straordinari approfittando dell'ulteriore settimana di ferie di Lui), inviti a/da amici e parenti, compiti da cercare di finire fra varie scene madri, le dieci lavatrici che si sono trasformate in valanghe di panni da stirare che ho quasi totalmente smaltito solo l'altroieri, con 6 ore circa di stiraggio. È ripreso il centro estivo, che ci accompagnerà ancora per una settimana, e questo mi ha dato l'illusione di avere un tempo illimitato per fare e disfare “cose mie”. In verità no: solo due post, solo un'ora e mezza di tempo per scrivere altre cose.

Ma davvero avrei voluto fare molto, al rientro?

Nel tempo, ho sperimentato due tipi di ultime ore di ferie:

quelle che «Non voglio lasciare questi posti, quest'atmosfera, questa vita»;

e quelle che «Non vedo l'ora di rientrare perchè sono carica di nuove idee, progetti, voglia di fare»: salvo poi, una volta tornata, rimanere avvolta nella routine con qualche sprazzo di progettualità.

Questa volta le cose sono andate diversamente.
Ma davvero avrei voluto fare molto, al rientro?

Nel tempo, ho sperimentato due tipi di ultime ore di ferie:

quelle che «Non voglio lasciare questi posti, quest'atmosfera, questa vita»;

e quelle che «Non vedo l'ora di rientrare perchè sono carica di nuove idee, progetti, voglia di fare»: salvo poi, una volta tornata, rimanere avvolta nella routine con qualche sprazzo di progettualità.

Questa volta le cose sono andate diversamente.
Dopo Cecina, ci siamo spostati a Cattolica per una settimana che voleva essere di solo mare, passeggiate serali, divertimento. Sostanzialmente un programma inalterato rispetto a quello delle passate vacanze al mare pre-coronavirus. Eppure non ne siamo usciti ricaricati: vuoi perchè oltre a crescere in altezza, alla Pulci si è allungata in modo esponenziale la lingua per cui ogni cosa che diciamo è oggetto di contestazione e dibattito; vuoi perchè la Princi ha tirato in lungo la lettura del libretto delle vacanze reputandolo schifoso e facendolo poi fuori in sole due ore, dopo però aver ripetuto la polemica svariate volte; vuoi perchè entrambe hanno avuto un giorno di febbre causata dal clima della sala ristorante e, fortunatamente, quei pomeriggi sarebbero comunque stati senza spiaggia per il maltempo.

Il mio passatempo preferito, al mare, sono le passeggiate mattutine sulla battigia, memoria di quelle chilometriche che facevo quando andavo in vacanza con la mamma. Guardo le persone che incrocio, ne immagino le vite reali, non quelle tutte sorrisi che si vedono fra castelli di sabbia e ombrelloni, penso e provo a riordinare idee e progetti. Ma stavolta tutti i piani per il futuro si bloccavano di fronte all'incertezza di ciò che sarà e che non posso determinare: e non mi riferisco al decorso della malattia, a cui obiettivamente non penso, ma alle visite che dovrò fare, alle risonanze, alle terapie. Com'è possibile iscriversi a un corso se non si sa quali saranno le tempistiche di questi impegni, se le mattine dovrò trascorrerle in ospedale o se mi programmeranno appuntamenti all'ultimo minuto? E, mentre camminavo, parlavo con lui, il mio Alluce Muto. Cercavo di capire se stava meglio o peggio, mi arrabbiavo perchè non riusciva a sentire la sabbia come il collega e perchè mi sembrava che il suo silenzio si fosse esteso ad altre zone del piede.

Per cui sì: siamo stati fortunati ad andare in vacanza quando sembrava che non ci si potesse muovere da casa e, economicamente parlando, è stato possibile grazie al fatto che Lui ha continuato a lavorare anche durante il lockdown.

E sì: in barba al virus, sono state le vacanze più lunghe che ci siamo concessi negli ultimi anni.

Però no: non ci siamo rilassati molto. Anzi: mi sento spesso nervosa e tesa, incapace di mollare la presa su molte cose e come in preda agli eventi. Tuttavia, credo che lo siamo tutti: cerchiamo di riprenderci la normalità, la viviamo dentro le nostre case ma poi, quando è il momento di uscire, dobbiamo ricordare di mettere la mascherina. Così, mi ritrovo spesso a pensare che vorrei andare al centro commerciale, a comprare vestiti nuovi con i saldi: ma poi rammento quello schermo da indossare e mi passa la voglia. E credo che purtroppo ci stia passando la voglia di molte cose.

lunedì 17 agosto 2020

Pensieri e parole

Lo giuro: avevo portato il computer con me in vacanza. Non avrei voluto fermare il ritmo del nuovo flusso di post. E invece il pc è rimasto nello zaino con cui ci ha seguito a Cecina e Cattolica. È restato lì per due settimane, cosicchè i pensieri sono rimasti nella testa da dove, si spera ordinatamente, si spera senza trovare ingorghi fra le dita mentre digitano sulla tastiera, cercheranno di uscire. Difficile riuscirci. Oggi, per esempio, so che voglio scrivere, che ho bisogno di farlo, ma non so bene quale sarà l'argomento. Perchè potrei raccontare qualcosa delle vacanze, o della giornata di ieri che era l'ultima di ferie per Lui, delle riflessioni da Super Mamma che mi hanno accompagnato in questi giorni o delle riflessioni da Super Mamma per l'avvenire. O magari anche del fatto che le ferie sì, le abbiamo fatte, ma non è che ci siamo rilassati molto grazie alle Belve.

Intanto, cominciamo dicendo che, se sono davanti al computer, è perchè oggi e per due settimane le Belve saranno nuovamente al centro estivo in piscina. E io

Sto Meravigliosamente in questo silenzio irreale.

In vacanza abbiamo fatto un sacco di cose, tanto che spesso ho pensato che, in barba al Covid e a chi diceva che purtroppo sarebbe stata un'estate diversa, per noi lo è stata ma in positivo.

In primis perchè non lavorando più, adesso i week end abbiamo un motivo in più di discussione che è “Dove andiamo? Cosa facciamo? Chi vediamo?”. Che, a volte, non è molto positivo. Mi sono resa conto di essere diventata un po' come la Pulci: va bene uscire, va bene vedere parenti e amici, ma sto pure bene a casa. Che poi era la filosofia di mia nonna paterna: «Cossa servi andar in giro? Mi stago ben a casa, faso quel che voio, magno quel che voio e a che ora che voio». DNA 1 – Virus 0.

Quando abbiamo capito di poter andare in vacanza, abbiamo optato per unire il piacere e la voglia di rivedere i parenti al fatto di concederci nuovamente una vacanza al mare in cui non fare altro che andare in spiaggia. Così, siamo partiti per Cecina insieme alla nonna, siamo approdati a casa di sua cugina dove siamo rimasti tutti per due giorni; poi, noi quattro ci siamo spostati in un residence di sua proprietà. Abbiamo alternato cene in compagnia, sia in casa sia fuori, ad altre da soli, passeggiate serali sul lungomare a una gita a Castagneto Carducci e Bolgheri per la quale credo che i miei mi abbiano maledetto per i prossimi dieci anni dato il caldo che gli ho costretti a sopportare. Il tutto però ampiamente ripagato dai complimenti della volontaria di turno alla casa del Poeta che mi si è avvicinata chiedendo se fossi un'insegnante perchè non aveva mai sentito spiegare tanto bene Pianto Antico.

Altri momenti topici di quella settimana sono state le colazioni nella pasticceria di nostro cugino che, portando avanti la tradizione di famiglia, ha intrapreso questa dolce eppur difficile strada: e ha cercato di dissuadere la Princi dal seguire le sue orme, ospitandola però nel laboratorio, facendo assistere lei e la Pulci alle fasi di preparazione di una torta che loro hanno battezzato Bosco Incantato e ascoltando con attenzione i suggerimenti per la preparazione di un nuovo dolce.

E poi la caduta del dentino della Pulci, attesa da mesi e avvenuta a seguito di un tuffo in piscina e, pare, di un pugno sferratole dalla sorella. Preoccupata se la fatina potesse trovare il dentino, l'abbiamo rassicurata sul fatto che i moderni incisivi sono dotati di gps per cui, anzi, la merenda che le ha preparato e il disegno con cui l'aveva accompagnata sono stati lautamente premiati: evidentemente la fatina non stava scialando nelle ferie.

Ammetto però che, negli ultimi anni, varcare il confine fra Emilia Romagna e Toscana mi apre il petto senza alleggerirlo come un tempo. Mi sento a casa, ma manca qualcosa. Mancano in tanti: quelli che quando apro la porta penso ancora di poter vedere sorridere, quelli di cui sento ancora le voci, le risate, di cui ricordo le battute e la vicinanza nei tanti momenti brutti che ci hanno portato a rimanere i pochi che siamo. Ma tre cose mi hanno resa felice:

1. essere andata a trovare un cugino del nonno che non vedevo da circa 20 anni e trascorrere poi con lui e la sorella, che nemmeno conoscevamo, un'intera giornata.Mi ha restituito un disegno che avevo fatto alla stessa età della Princi, perchè «se mi succede qualcosa, almeno lo hai te». Ritrovarlo attivo e combattivo come sempre (90 anni portati splendidamente), vederlo condividere le sue passioni con Lui e coinvolgerlo nei tentativi di rianimazione di una vecchia radio, seguirlo con le bimbe davanti alle gabbiette dei conigli mi ha riportata indietro nel tempo.


2. aver accompagnato la mamma-nonna in cimitero a trovare la zia che se n'è andata pochi mesi fa: non siamo potuti andare a salutarla perchè purtroppo il lockdown ha impedito il funerale. Ma andare al cimitero di Pisa, cosa che facevamo regolarmente quando ero bambina, mi è sempre piaciuto per i nomi curiosi che si trovano sulle lapidi, per la riflessione cui induce la sezione riservata ai bambini e per le foto di altri tempi, ormai sbiadite ma ancora capaci di raccontare epoche lontane.


3. aver girovagato per Pisa: sostato e pranzato davanti al Tuttomondo di Haring, esserci persi nell'infilata di stanze della Feltrinelli, aver accompagnato la passeggiata in Borgo con i ricordi delle volte in cui ci sono stata, aver raccontato alle bimbe delle dita del diavolo, della lucertola sul portale del Duomo e aver guardato di sotto in su l'imponenza della Torre.

Nonostante non sia più come prima, non vedo l'ora di tornarci: per costruire nuovi ricordi condivisi con chi è adesso al mio fianco e sentire quella parlata che mi fa sentire a casa e dimenticare ogni cosa.