lunedì 30 marzo 2020

riflessioni semiserie su #iorestoacasa

#iorestoacasa giorno 14, 15, 16, 17, 18 e 19
Compito della scorsa settimana
Non so in verità se i giorni corrispondano a quelli reali di questa quarantena. Ho un po' perso la cognizione del tempo, ricordo con discreta certezza solo il giorno della settimana in cui ci troviamo. E la settimana scorsa è stata piuttosto impegnativa.
Complice il brutto tempo, l'impossibilità di giocare un po' in giardino e i compiti da fare, la Princi ha iniziato a dare segni di malumore e insofferenza, un disagio che mi ha preoccupata perchè non riguarda solo questo periodo ma la fiducia in se stessa, nel voler provare a imparare cose nuove e l'incapacità di capire cosa desideri fare.
Un discorso tipo fra noi è stato:
«Sono stufa di stare in casa!»
«Amore, ma non sei solo tu in questa situazione. E poi guarda che quando si potrà uscire, significherà tornare a scuola, a hip hop, avere insomma tutti gli impegni»
«Ma io non voglio tornare a scuola!»
Ecco: e il giorno dopo ricevo il messaggio della maestra con una sviolinata sulla sua diligenza e la convinzione che anche adesso si stia applicando.

In cucina con la Pulci
A prescindere da questo, uscire a fare la spesa e andare due ore al lavoro nel week end mi ha sollecitato delle riflessioni semi-serie su ciò che vedo e quali immagino siano i comportamenti che stiamo tenendo e su quelli che potremo avere in seguito.
Per esempio, al supermercato...
Ho notato molti più uomini che donne a fare la spesa: segno di maschilismo del tipo “io non mi ammalerò perchè sono più forte” o di femminismo del genere “visto che sei a casa e non hai da fare, almeno la spesa la puoi fare tu”?

Altra cosa è l'abbigliamento: sono due settimane che pure io, per uscire, mi vesto sempre uguale. E i pantaloni della tuta la fanno da padrone non solo su di me ma li indossano pure gli altri. Anzi: in alcuni casi, le persone sembrano proprio uscire vestite da casa, pieni di peli di cane e gatto, macchiati di vernice e con patacche di sugo. Forse smetteremo di cambiarci solo per andare a prendere il pane e arriveremo a comportamenti easy che ci porteranno magari a ritrovarci in coda alla cassa pure con i bigodini e la crema depilatoria sui baffetti.

Ciò che ancora non vedo, invece, è la capacità di avvicinarci nonostante le proibizioni. La preoccupazione e lo smarrimento su ciò che stiamo vivendo, oltre alla difficoltà di riuscire a guardare verso il basso quando si indossa la mascherina (che, diciamolo, è un'esperienza simile all'apnea) non ci permettono ancora di sorriderci con gli occhi, di sviluppare quella gentilezza che potrebbe scaturire dalla condivisione della medesima condizione.


C'è poi un'altro aspetto divertente che sto vedendo. Abitiamo di fronte a una campana per la raccolta del vetro. Oltre a essere diventati tutti all'improvviso amanti del fitness e delle corse all'aria aperta, oltre a esserci trasformati in fedeli amici dei cani che vengono portati a fare la passeggiata più volte al giorno, sembra che siamo tutti diventati più sensibili verso la raccolta differenziata. Mai l'aiuola di fronte a noi è stata così frequentata da persone che magari vengono anche solo per una-due bottiglie alla volta. Però ogni giorno.  
C'è da sperare che questo:
  1. sia un trend ecologista duraturo;
  2. non sia il primo passo per ritrovarci tutti agli Alcolisti Anonimi.
Pronte per la lezione di ginnastica
Un'ultima riflessione che ho fatto riguarda il proliferare di video/tutorial/lezioni/servizi di consegne a domicilio. Mi pare siano ottime soluzioni per continuare il proprio lavoro, reinventarsi, non sentirsi/ci soli, mantenere un po' di normalità. E sono pure un curioso modo per farci entrare nelle case degli altri, così che quando torneremo a incontrarci potremo commentare eventuali spostamenti di mobili o suggerire delle modifiche di arredo.
In qualche modo, non è vero che non ci si vede più, anzi: si vedono aspetti prima privati e ormai senza filtri, lasciando da parte pudori su cosa mangeremo per cena, le occhiaie di prima mattina, la polvere sul mobile e come rifacciamo i letti. Beninteso: se li rifacciamo.

martedì 24 marzo 2020

#iorestoacasa giorno 9, 10, 11, 12 e 13

#iorestoacasa giorno 9, 10, 11, 12 e 13
Domenica sera, cultura nel lettone
Il tempo non si ferma. E neanche il virus. Anzi: di giorno in giorno si rincorrono nuovi decreti, sempre più restrittivi, contraddittori e surreali. Se la situazione non fosse preoccupante (e ormai sono preoccupata pure io), ci sarebbe pure da ridere per le prescrizioni che vedono uno scollamento fra ciò che dichiara il Primo Ministro a reti unificate (chissà perchè sempre in tarda serata) e ciò che invece decide il Presidente della Regione, con norme che sta al Comune applicare anche attraverso il deterrente rappresentato dalle auto della Protezione Civile che hanno iniziato a circolare nellestrade e ai controlli delle forze dell'ordine. Adesso siamo al livello della chiusura di tutte le attività non necessarie alla sussistenza e un più stringente divieto di uscire. Una sorta di dittatura per la nostra salute che, si spera, possa così essere salvaguardata. Ma cosa ne sarà di quella mentale, lo scopriremo solo quando torneremo in possesso delle nostre libertà, finora date troppo per scontate.

Per cosa sono preoccupata? Soprattutto per ciò che sarà dopo, a livello generale, familiare, personale. Vorremo recuperare, tutti, il tempo che adesso è stato cristallizzato e saremo preda di una bulimia di voglia di stare insieme, uscire, vederci, divertirci, giocare al parco, andare al mare, prendere aperitivi, rivedere persone che solo ora valutiamo preziose. Vorremo recuperare le occasioni perse, le feste ormai passate, i film al cinema che non saranno più anteprime.
I disegni di Pulci
Giovedì scorso è stata la Festa del Papà e per le belve è stata speciale perchè Lui era a casa e hanno potuto mangiare insieme ben due volte, poi regalargli i loro disegni, apparecchiare la tavola in modo accurato e recitargli la poesia accompagnandola con una fetta di torta.
Venerdì ci sarebbe dovuta essere la Via Crucis della parrocchia dove la Princi, il prossimo anno, dovrebbe fare la Comunione. E tra poco sarà Pasqua, accavallata a tre compleanni di famiglia che salteranno perchè quest'anno Pasqua sarà “con i tuoi” più stretti.

Pausa dal lavoro in garage
Ora: sabato la Princi ha scritto la lettera e la Pulci ha iniziato a pensare cosa chiedere al Coniglio di Pasqua. Ho detto che anche nel Paese del Coniglio c'è il virus e i negozi sono chiusi ma, secondo la Pulci, lui i regali li costruisce, proprio come Babbo Natale. Ho anche detto che quest'anno sarà il primo, forse l'unico, in cui sarò io a comprare loro le uova. Anzi, ne comprerò uno pure per me: di quelli super, che sogno da anni, con le nocciole nella cioccolata.

Sarà uno dei risvolti positivi di questo periodo, accanto al tempo che sto trascorrendo con le bimbe, alle nuove ricette che provo, agli allenamenti quotidiani via facebook. Altri ce ne sono, anche perchè per ora ci sembra di essere in una lunga vacanza.
Torta cookies con mele
 e gocce di cioccolato
Per esempio, non sono ancora riuscita a leggere e studiare come dovrei perchè, fra le pulizie quotidiane che seppure basilari sono impegnative, continuano le sperimentazioni in cucina: e domenica, per la prima volta nella mia vita, ho cucinato il risotto con i funghi, poi per cena la pizza (noi tutti la adoriamo!!) e una buonissima torta, sparita quasi del tutto in una giornata.

Ma, come tutte le vacanze, ci sono anche i compiti da fare e quindi ieri ho impiegato tutto il pomeriggio a stampare e riordinare i compiti per Princi. Farli però non è immediato: fortunatamente lei e Pulci sono sempre molto impegnate a giocare e trascurano pure di fare compiti divertenti come ripetere le coreografie di hip hop inviate dalla maestra.

Nel frattempo, dopo una settimana di ferie, da ieri Lui lavorerà da casa: da quella stanza che sarebbe dovuta essere il mio studio. Ora, questa cosa dello smart working ha avuto un risvolto positivo: ho finalmente tirato fuori dai cartoni della soffitta e sistemato tutti i libri che ancora erano inscatolati. Poi chissà se, un giorno, riuscirò a usufruire pure io della “mia” scrivania.

mercoledì 18 marzo 2020

iorestoacasa giorno 6, 7 e 8

#iorestoacasa giorno 6, 7 e 8
Oggi..ma che giorno è?? Il cellulare dice mercoledì. Avrei pensato martedì...
Percorso ginnico alternativo
Comunque oggi mi sono svegliata prestissimo: un po' per Biscottino che mi stava addosso, sulla schiena, sulla testa, di fianco. Un po'perchè sto seguendo assiduamente le dirette di allenamento della mia istruttrice da fb e sono tutta un dolore.

Ma, oltre questo, ho un pensiero.
Ieri sera mi si è stretto il cuore.
Percorso ginnico alternativo 2 
Dopo cena, stavo ripiegando la tovaglia mentre le belve erano inginocchiate davanti al tavolino per giocare a Lego. Qualche parola sul virus e sulla preoccupazione che porta e poi la Pulci:
«Io ho tanta paura del virus». Mi sono fermata. Lei sembra non essere mai sfiorata da ciò che la circonda, a volte pare neppure capire cosa stia succedendo, quasi non sentisse. Poi però ti spiazza con uscite come questa.
«Davvero? E cosa ti fa paura?» Parlava con lo sguardo basso, fingendo di assemblare i pezzetti colorati che teneva in mano.
«Ho paura che lo prendete voi e poi non possiamo stare più insieme». E scoppia a piangere. E io con lei. Poi arriva pure la Princi e ci stringiamo tutte e tre.

Ecco: #avreivolutoregalarviunmondomigliore.
Ma pure: #vorreisaperecosafrullanellevostretestoline.
Stiamo cercando di vivere nelle normalità, anzi in un clima da vacanza visto che i compiti riempiono una piccola porzione delle giornate. Ma chissà cosa vi arriva di tutto questo.

 Domenica pomeriggio: Parco Basaglia 
Stiamo continuando a fare passeggiate: domenica siamo usciti tutti e 4 in bici così, complici le strade vuote, potete imparare a tenere la destra e a superare il timore di sentire un motore che avanza alle spalle. Lunedì invece passeggiata noi tre, con Pulci che non ha smesso un attimo di parlare mentre cercavo di farvi notare alberi di magnolie, cespugli di mimose e ville d'epoca. 
Lunedì pomeriggio: Villa Coronini Cronberg
Da ieri Lui è a casa, quindi lotta con le pistole in giardino e poi di nuovo super passeggiata ma solo con Princi, nel timore comunque costante che qualcuno ci dica che no, in verità proprio non si può: ma la normativa, come spesso accade, non è chiara in merito, tanto che non si capisce perchè sia più pericoloso passeggiare in strade semi deserte rispetto ad andare a comprare un chilo di arance al chiuso, nel vano tentativo di rispettare il metro di distanza.

Preparazione della pizza: il taglio delle cipolle 
Vorrei insegnarvi piccole “cose di vita” come piegare il pigiama e riordinare i giocattoli senza dovervelo dire ogni momento. Vorrei proteggervi da pensieri tristi. Vorrei non ci legassimo così tanto come stiamo facendo, perchè sarà più difficile, poi, riportarvi a scuola, a danza, a chitarra, andare a lavorare, non curarmi di voi come sto facendo.

Ma quello che sto vedendo con piacere è che, al di là di alcuni momenti, vi state unendo e supportando e sopportando sempre più. E non posso che essere felice di questo.

domenica 15 marzo 2020

corona giorno 4 e 5

#iorestoacasa giorno 4 e giorno 5
Giorno 5: passeggiata a Villa Coronini
Vi dirò: a noi le giornate passano, anche troppo rapidamente. Ci sono una miriade di cose che vorrei fare senza, per il momento, esserci riuscita. Per esempio, vorrei scrivere oltre al blog, vorrei/dovrei studiare, vorrei leggere, guardarmi un film al pomeriggio distesa sul divano, seguire un corso di SEO on line e uno di inglese, vorrei/dovrei/un po' temo di mettere a posto libri e altro nella stanza al piano di sopra (dove il “temo” è riferito alla valanga di ricordi ed emozioni che mi travolgerebbero a ogni foglio estratto da uno scatolone).

Il Pranzo della domenica:
cannelloni ricotta e spinaci
E poi invece mi trovo a fare allenamento con i tutorial della mia istruttrice ogni mattina, a passare aspirapolvere e straccio ogni giorno, a cucinare piatti che di solito non preparo. Insomma: questa clausura si sta trasformando in una puntata di “Malati di pulito”, sembro mia nonna che girava sempre con straccio in tasca e raccoglieva pelucchi anche inesistenti, lei che neppure vedeva. A volte, invece, come ieri sera, la cucina ricorda quella di “Masterchef” mentre le belve potrebbero essere le protagoniste di “Cortesie per gli ospiti” visto che quasi ogni cena la consumiamo nel servizio buono e ci concediamo qualche bicchiere di vino. Perchè abbiamo bisogno di coccolarci pure così.

Allenamento mattutino con pesi
A proposito di coccole, continuo a pensare che il rientro nella vita normale sarà difficile: diverse volte al giorno le belve mi abbracciano dicendo che sono contente di stare con me, che vogliono solo starmi vicino. E giocare a Nonna Papera che si prende cura di tutti non mi dispiace. Certo, ho bisogno di qualche spazio in più per me perchè è un continuo «Mamma, mamma». Ma sto approfittando di questo tempo per insegnare cose basilari che avevo trascurato, tipo apparecchiare, stendere, insistere perchè da sole pensino di riordinare i loro giochi (?!?), appendere i giubbotti (?!?), allacciare le scarpe più speditamente, imparare a fare le trecce alla sorella o alle bambole.


Biscottino pittore
In questi giorni poi ci siamo dedicate insieme al cartellone con la scritta “Andrà tutto bene”: in verità, a me sembra un messaggio un po' apocalittico, al pari di «Ne resterà soltanto uno» sulla scia di “Highlander” anche se mi paice l'idea di un'iniziativa che ci faccia sentire parte di una comunità nonostante tutto. E poi almeno ci ha impegnate per l'intera mattina del giorno 4.

Il pomeriggio lo abbiamo invece trascorso pigramente guardando “Fumbe Land” su RaiPlay (#https://www.raiplay.it/programmi/fumbleland), tentando di preparare la coreografia richiesta tramite whatsap dall'insegnante di hip hop e, alle 6, aprendo la finestra per strimpellare la chitarra in occasione del flash mob musicale fra le proteste della Princi perchè «Non c'è nessuno».

Ieri invece, complice la presenza di Lui (che forse da martedì lavorerà da casa e allora altro che non andare a far la spesa), le belve hanno trascorso la mattina in giardino mentre io ho cercato di risolvere qualche problema per i compiti on line e sono andata al supermercato.
Anzi: in due supermercati. Ammetto che sono tornata un po' scossa nel vedere file di banchi vuoti, commesse tristi e dotate di mascherine con filtro, persone bloccate all'ingresso dalla security e che poi, se rispettano il metro di distanza nelle file, non riescono e nemmeno cercano di stare a distanza dagli altri mentre riempiono i sacchetti di frutta.


Passeggiata a Villa Coronini
Ancora non mi faccio paure eccessive per il contagio e anzi, ieri pomeriggio siamo usciti tutti e quattro a passeggiare (#http://www.coronini.it/)
: le uniche preoccupazioni che ho riguardano gli accertamenti medici che io e Lui abbiamo in calendario fra qualche mese e chissà se faremo visto che le liste di attesa immagino si allungheranno. E pure sono in pensiero per gli altri controlli che avrei voluto fare per disturbi al momento piccoli, che forse nel tempo evolveranno e che chissà se mi ricorderò di richiedere al dottore.



Ma, soprattutto il pensiero riguarda la fine di tutto: chi la decreterà? Chi sarà a dire «Da domani potete nuovamente salutarvi stringendovi la mano»? Come potremo essere sicuri che non ci sia un “contagio di ritorno” da Paesi che appena adesso stanno affrontando l'emergenza?

Credo che nessuno lo sappia. Credo pure che il virus sia proprio come il Cuchedo
che tanto piace alla Pulci, pronta a riascoltare mille volte la sua storia su You Tube

(#https://youtu.be/urxbOm-uzQ0): un mostro terribile da cui tutti gli animali fuggono. In realtà, si rivela minuscolo e insignificante come un ragno e, visto che gli altri lo temono, lui li accontenta spaventandoli con un sonoro “BOOOH!”.

Dobbiamo trovare i modi per non farci intimorire da questo essere impercettibile.
Non dobbiamo rinunciare alle nostre vite.
Dobbiamo continuare a fare cose, vedere persone anche a distanza.
E, soprattutto, non dobbiamo smettere di immaginare come sarà quando potremo riprendere completamente in mano le nostre esistenze.

giovedì 12 marzo 2020

Giorno 2 e 3

#iorestoacasa giorno 2 e giorno 3
Il giorno 2 effettivamente era ieri, prima di sapere che solo le attività indispensabili sarebbero rimaste aperte e che le passeggiate fossero bandite a meno di non portare Fido a sgambettare.
E ieri, quindi, ero ancora piuttosto felice. A dire il vero lo sono anche oggi: come ha postato qualcuno su fb, i nostri nonni sono stati mandati in guerra, a noi viene chiesto di stare a casa, con tv, internet, cellulari, abbonamento a Sky, lavatrici e lavapiatti, aspirapolvere senza filo, scorte di cibo anche per gli amici a quattro zampe. E l'ultima volta in cui si sentivano messaggi diffusi nelle strade cittadine, ancora perlopiù sterrate, era per avvisare che stavano per arrivare aerei pronti a sganciare bombe e per ordinare di raggiungere un rifugio, non per ricordare di serrare i locali – proprio alla stessa ora degli storici coprifuoco. Insomma: una volta ci si accalcava nelle viscere della terra, ora bisogna trattenersi dal farlo alla luce della luna. Chissà che direbbe Darwin di questa evoluzione della specie.
Darwin che poi è uno degli argomenti ripassati ieri dalla Princi. Perchè ecco come si è svolta la giornata 2.
Avere il tempo di guardarsi attorno
mentre si cammina
Le belve, almeno al momento, continuano a svegliarsi presto, troppo presto. Ma anch'io, del resto: curiosa di scoprire, on line, quali sviluppi ha avuto la diffusione del virus e, soprattutto, come le persone la stiano affrontando. Uno dei tanti errori che credo di aver compiuto è non aver studiato sociologia o psicologia: il comportamento umano è uno degli aspetti che mi incuriosisce maggiormente. E così quando ieri mattina mi sono concessa la passeggiata-fitness per raggiungere la scuola della Princi e recuperarle il quaderno, ho visto che – nel viale di fronte a casa – le persone cercavano di scansarsi rispetto a dove stavo camminando, mentre al ritorno, passando per il centro, i tavoli di una gelateria erano al completo.
Poi, quando ho visto un'infermiera che consoco fermarsi in un bar, mi sono chiesta di cosa stiamo parlando: perchè se non dobbiamo uscire e incontrarci, ma chi è addetto alla nostra salute lo fa, allora c'è qualcosa che non torna.
Sul monopattino con i giubbini nuovi


Comunque, nel primo pomeriggio, siamo uscite: io a piedi, le belve in monopattino. E per loro, questo periodo, è una festa. Almeno per il momento. Siamo arrivate fino in centro e la piazza sembrava quasi più animata del solito, la città quella (deserta) di sempre. Hanno fatto merenda sedute sui gradini di un monumento: un pic nic urbano, come l'ho definito io.

Oggi niente più uscite.
Almeno fuori dal cancello.
Per cui, eccoci in giardino: io con il pc sotto il sole, loro intente a costruire una sorta di capanna-pasticceria-rifugio sotto il nespolo. Il tutto dopo aver fatto un po' di compiti, allenamento sfruttando i tutorial inviati dall'istruttrice della palestra che frequento (e mai ho sudato così tanto durante gli allenamenti). Poi pulizie, quelle non mancano mai: più approfondite e tranquille del solito.

E incontrare per caso lo zio con la sua Maggie,
unico modo per vedersi
Ecco, la mia paura è questa: siamo sicuri che finita la quarantena sarà facile tornare a quella routine che tanto sembra mancarci? Quella in cui “alzati che è tardi, sbrigati a vestirti”, carica in auto zaini e borsone da ginnastica, infila i pantaloncini dopo aver depositato le belve, torna a casa e pulisci, prepara il pranzo, vai a scuola, corri al lavoro, prepara la cena, pigiama e dormire? Ammetto che questa vita da “Desperate housewives” non mi dispiace: avevo bisogno di regalarmi tempo con le bimbe, con la scrittura, anche con la casa: il tutto senza affanno.
E poi diciamocelo, un vantaggio c'è nel non uscire: si può stare struccate, in abbigliamento free style che certo non saranno le tutine di ciniglia di Eva Longoria, ma magari permetteranno di ridurre il numero di lavatrici e la montagna di panni da stirare.
Scrivere seduta in giardino, gli uccellini che cinguettano incuranti di tutto (o forse sono una sequela di sfottò nei confronti di noi umani), qualche rara automobile che passa, passeggiate di sgambamento cane più lunghe del solito che mi permettono di vedere in faccia i vicini di casa.
Magari questo periodo ci permetterà di prendere una pausa, di innestarci su ritmi meno frenetici: per noi, per gli altri, forse per il mondo stesso, se è vero che - grazie a questi stop - l'inquinamento è palesemente diminuito e il livello dell'aria migliorato.
Insomma, per il momento
#iorestoacasaesonofelicedistarci

mercoledì 11 marzo 2020

Giorno 1: antefatti

Ieri è stato il GIORNO UNO. E abbiamo resistito, neanche tanto male.

 compiti
Finora non mi sono mai dedicata, nel blog, a ciò che accadeva fuori dal nostro microcosmo familiare o, più spesso, fuori dalla mia testa. Ma il momento che stiamo vivendo, le trasformazioni, ripercussioni, danni e forse qualche effetto positivo che ne derivano sono di tale portata che è necessario scriverne. E poi, visto che ieri mattina la Princi si è spaventata perchè inserivo curriculum su internet e a sera ha detto «Potresti fare la scrittrice...o scrivere di più sul blog» ci provo. Il tempo c'è.
Lo ammetto: fino a domenica questa del Corona virus mi sembrava solo una grande, gigantesca bufala.
Non ho messo in discussione che ci fossero persone che si ammalavano e non ce la facevano, ma seguivo la fazione di quelli che «le influenze degli scorsi anni hanno comportato un numero maggiore di decessi» assieme all'idea che fosse comunque un modo per distogliere l'attenzione della popolazione da altri pensieri. Uno per tutti: il referendum che si sarebbe dovuto tenere il 29 marzo. Prima della stretta degli ultimi giorni, una mattina ho provato a cercare su google il quesito referendario per averne vera consapevolezza. Beh, ho trovato la notizia nascosta, riportata dopo mille altre e neppure molto approfondita.

Biscottino Superstar del pomeriggio1
In verità, continuo a essere perplessa su molti aspetti e non sono totalmente persuasa che ci siano altri argomenti, a livello locale, nazionale e internazionale, che possano essere volutamente occultati dal rincorrersi di real e fake news sul corona virus. Però ho iniziato a essere più attenta. Forzatamente. E a essere preoccupata. Non tanto per il virus in sè, ma per ciò che sta causando e per le ripercussioni che avrà a livello sociale, economico, familiare, di equilibri psicologici, di comportamenti.

Tutto è cominciato domenica: come previsto, sono andata al lavoro. Peraltro, sarebbe dovuto essere il mio primo giorno in una nuova sede, con tutto il carico di preoccupazione perchè non ricordavo perfettamente le procedure di apertura e non mi sentivo adeguatamente preparata per sostenere una visita guidata. Di fronte al portone del museo, un messaggio vocale della responsabile: «Aprite ma non fate entrare nessuno finchè non arrivo e finchè non capiamo cosa fare». Ero già stata a casa una settimana, ero tornata al lavoro effettivamente dispiaciuta perchè avevo apprezzato il tempo trascorso con le belve, tempo che ultimamente non avevo avuto. Ma, ora, sapere di non poter lavorare per un mese mi stava destabilizzando, incupendo, preoccupando. Anche per quello stupendio che, seppur normalmente non arriva a livelli dignitosi, ha il fittizio potere di cancellare per qualche attimo il senso di colpa per l'abbonamento in palestra. 

 Diploma di coraggio post vaccino 
Poi è arrivato lunedì, con il vaccino della Pulci e la promessa mantenuta di portarla al centro commerciale: sì, mi sono sentita a livello sociale la peggiore delle mamme per “aver sottoposto a rischio le mie piccole”. Mentre guidavo, la radio raccomandava di stare a casa e ho avuto la tentazione di fare dietrofront, con tutto il dispiacere che avrei provocato nelle bimbe. Ma a livello personale, in quelle ore di moderata spensieratezza (“non toccate niente, lavatevi le mani, non mettere le dita in bocca”) mi sono sentita gratificata dai loro sguardi felici per averle portate a mangiare dove mai andrei se scegliessi io, per aver dedicato del tempo solo a loro, per aver fatto shopping solo fra donne.
Il tutto in corridoi deserti, in un'atmosfera disinfettata e pulita che credo di non aver mai visto.


L'ultimo caffè al bar
Poi, a sera, prima di andare a letto, trovo su diverse chat “la” notizia. Tutta Italia zona rossa. Ho provato panico. Sapere di non poter fare qualcosa ti instilla immediato il desiderio di farla. E così ho visto svanire la promessa di poche ore prima: potremmo andare a passeggiare sul lungomare. Così come si è volatilizzata l'idea di incentivare gli allenamenti in palestra, da ieri sostituita con sessioni guidate da una app a cui prendono parte pure le belve in una lezione domestica di educazione fisica.

Questo post è solo una piccola premessa di cosa ho pensato in questi giorni. E siccome di tempo per aggiornare il blog adesso ne avrò parecchio, tanti saranno gli aspetti su cui soffermarsi. Per il momento:
#iostoacasa
#migodolebimbeprimachecrescano
#avreivolutoregalarviunmondomigliore
#inquestoclimadapauranientefratellino
#tuttiinsiemeappassionatamente
#coccoliamociigatti
#iosperodinonimpazzire
#sperochedallinfluenzanonsipassiallodio
#stiamovicini