#iorestoacasa
giorno 14, 15, 16, 17, 18 e 19
Compito della scorsa settimana |
Non
so in verità se i giorni corrispondano a quelli reali di questa
quarantena. Ho un po' perso la cognizione del tempo, ricordo con
discreta certezza solo il giorno della settimana in cui ci troviamo.
E la settimana scorsa è stata piuttosto impegnativa.
Complice
il brutto tempo, l'impossibilità di giocare un po' in giardino e i
compiti da fare, la Princi ha iniziato a dare segni di malumore e
insofferenza, un disagio che mi ha preoccupata perchè non riguarda
solo questo periodo ma la fiducia in se stessa, nel voler
provare a imparare cose nuove e l'incapacità di capire cosa desideri
fare.
Un
discorso tipo fra noi è stato:
«Sono
stufa di stare in casa!»
«Amore,
ma non sei solo tu in questa situazione. E poi guarda che quando si
potrà uscire, significherà tornare a scuola, a hip hop, avere
insomma tutti gli impegni»
«Ma
io non voglio tornare a scuola!»
Ecco:
e il giorno dopo ricevo il messaggio della maestra con una sviolinata
sulla sua diligenza e la convinzione che anche adesso si stia
applicando.
In cucina con la Pulci |
A
prescindere da questo, uscire a fare la spesa e andare due ore al
lavoro nel week end mi ha sollecitato delle riflessioni semi-serie
su ciò che vedo e quali immagino siano i comportamenti che
stiamo tenendo e su quelli che potremo avere in seguito.
Per
esempio, al supermercato...
Ho
notato molti più uomini che donne a fare la spesa: segno di
maschilismo del tipo “io non mi ammalerò perchè sono più
forte” o di femminismo del genere “visto che sei a casa e
non hai da fare, almeno la spesa la puoi fare tu”?
Altra
cosa è l'abbigliamento: sono due settimane che pure io, per
uscire, mi vesto sempre uguale. E i pantaloni della tuta la
fanno da padrone non solo su di me ma li indossano pure gli altri.
Anzi: in alcuni casi, le persone sembrano proprio uscire vestite da
casa, pieni di peli di cane e gatto, macchiati di vernice e con
patacche di sugo. Forse smetteremo di cambiarci solo per andare a
prendere il pane e arriveremo a comportamenti easy che ci porteranno
magari a ritrovarci in coda alla cassa pure con i bigodini e la
crema depilatoria sui baffetti.
Ciò
che ancora non vedo, invece, è la capacità di avvicinarci
nonostante le proibizioni. La preoccupazione e lo smarrimento su
ciò che stiamo vivendo, oltre alla difficoltà di riuscire a
guardare verso il basso quando si indossa la mascherina (che,
diciamolo, è un'esperienza simile all'apnea) non ci permettono
ancora di sorriderci con gli occhi, di sviluppare quella
gentilezza che potrebbe scaturire dalla condivisione della medesima
condizione.
C'è
poi un'altro aspetto divertente che sto vedendo. Abitiamo di fronte a
una campana per la
raccolta del vetro.
Oltre a essere diventati tutti all'improvviso amanti del fitness e
delle corse all'aria aperta, oltre a esserci trasformati in fedeli
amici dei cani che vengono portati a fare la passeggiata più volte
al giorno, sembra che siamo tutti diventati più
sensibili verso la raccolta differenziata.
Mai l'aiuola di fronte a noi è stata così frequentata da persone
che magari vengono anche solo per una-due bottiglie alla volta. Però
ogni giorno.
C'è
da sperare che questo:
- sia un trend ecologista duraturo;
- non sia il primo passo per ritrovarci tutti agli Alcolisti Anonimi.
Pronte per la lezione di ginnastica |
Un'ultima
riflessione che ho fatto riguarda il proliferare
di video/tutorial/lezioni/servizi di consegne a domicilio.
Mi pare siano ottime soluzioni per continuare il proprio lavoro,
reinventarsi, non sentirsi/ci soli, mantenere un po' di normalità. E
sono pure un curioso modo per farci
entrare nelle case degli altri,
così che quando torneremo a incontrarci potremo commentare eventuali
spostamenti di mobili o suggerire delle modifiche di arredo.
In
qualche modo, non è vero che non ci si vede più, anzi: si vedono
aspetti prima privati e ormai senza filtri, lasciando da parte pudori
su cosa mangeremo per cena, le occhiaie di prima mattina, la polvere
sul mobile e come rifacciamo i letti. Beninteso: se li rifacciamo.