mercoledì 13 aprile 2022

Supermamma stagione primavera 2022

 

Sempre Mattacchiona.

Lei è così: giusto un mese prima, il 3 febbraio, era tutto a posto. Nessun nuovo sintomo o peggioramento, risonanza invariata tanto da suggerire di programmare la prossima senza contrasto.

Io però non mi sentivo tranquilla né sollevata. Non la conosco da tanto, ma so che quella che un'amica chiama Sua Maestà arriva senza farsi annunciare; e proprio come la più imponente delle regine non vuol sentire ragioni: pensavi di poterla ignorare e che non venisse a farti visita per un po'? Sbagliavi: Lei è Sempre in Movimento, anche quando se ne sta seduta silenziosa sul suo trono. Temevo la primavera, perchè come la natura rifiorisce così lei può germogliare; e poi il primo sintomo l'ho avuto nella primavera del 2020, lo scorso anno idem. La paura maggiore era però che potesse essere così sfacciata da voler partecipare alla Comunione della Princi, quindi: meglio ora che dopo.

Dopo una settimana di formicolii a gamba e braccio destri, con una notevole pesantezza a entrambi e la mano impacciata che faticava a scrivere alla lavagna durante le ore di lezione, ho chiamato il day hospital e al controllo uno specializzando che non avevo mai incontrato prima ma che mi è parso molto scrupoloso ha confermato il peggioramento, i globuli bianchi in pericolosa discesa, la necessità di fare subito un nuovo pieno di Superpoteri e quella di programmare una visita fisiatrica data l'assiduità (pure notturna) delle “ritirate”.

Primo pensiero: come lo dico/dico tutto a mamma; come lo dico alle Belve.

Secondo pensiero: e il lavoro?? Alla mia veneranda età, è la prima volta che ho un contratto di lavoro stabile che mi impone certificato di malattia, finora per me una bestia sconosciuta. Per cui, uno dei giorni in cui sono uscita dall'ospedale ed ero adeguatamente confusa, ho pure dovuto litigare con la segretaria perchè non lo aveva ricevuto. Ma poi c'era il progetto di potenziamento che avrei dovuto far partire...

Quelli della terapia sono stati giorni tutto sommato piacevoli: sarà per la bravura delle infermiere, il loro saper sempre come prendersi cura di te, ma ogni volta che vado in reparto mi sento coccolata. Stavolta un pochino di più perchè, oltre che nei libri, ho cercato il comfort nella copertina della Carica dei 101 e nei calzini antiscivolo e ho vissuto quelle tre ore come un momento per me, un forzato prendersi cura della Supermamma.

Pesanti sono stati gli ultimi due giorni e quelli seguenti la conclusione del ciclo: solo adesso, a una settimana di distanza dall'ultima flebo, riesco a prestare attenzione alle bimbe e a sistemare casa, salvo poi la sera continuare a sentire le gambe doloranti e affaticate.

Sono stati giorni di cambi: di programma per ognuno degli aspetti che mi circondano (famiglia, lavoro, volontariato) e di biancheria perchè il cortisone che introiettavo trasudava in forma maleodorante costringendomi a lavare quotidianamente pigiama, asciugamani e lenzuola oltre a sentirmi allontanare dalla Pulci perchè «mamma, non ti offendere ma hai un cattivo odore».

Cambio anche di alimentazione: sentendomi molto in colpa per questa ricaduta, ho pensato agli ultimi mesi in cui mi sono lasciata troppo andare a dolci, birra, prosecco. Da una parte, mi dico che per una vita sono stata sotto controllo e vedi poi che tanto è arrivata Lei. Ma da dieci giorni ho, appunto, deciso di ridarmi un contegno: sciroppo di agave al posto dello zucchero (che a volte nemmeno metto), spezie al posto del sale, birra solo analcolica, tante minestre, tante verdure, stavolta non confuse nelle ciotole dell'insalata ma ben sistemate in colorate composizioni sul piatto.

Ho ripreso a bere come un cammello e quindi la mia ginnastica quotidiana è funzionale nel senso che è quella passeggiata che mi porta ad assolvere a funzioni fisiologiche. Solo stamattina mi sono allenata con un'oretta di pilates: non fa proprio per me, ma al momento è ciò che posso permettermi.

Ogni giorno una cosina in più: da domani proverò a camminare con una passeggiata mattutina insieme alle mie piccole badanti, da ieri invece ho ripreso a cucinare sperimentando nuove ricette e assistendo la Pulci nella creazione dei biscotti pasquali.

Ho avuto paura, mi sono demoralizzata, arrabbiata, detestata. Mi è piaciuto trovare il tempo di leggere, di monopolizzare la tv guardando i documentari musicali di Raiplay e “Un giorno perfetto” di Ozpetek, tornando a fare la Nonna Papera che prepara il pane e i dolci per la colazione.

Gli scorsi mesi sono stati turbinosi, con tempi accelerati, emozioni e situazioni nuove quanto inattese. Non dico che la ricaduta sia solo colpa dello stress, ma certo mi ha costretto una volta di più a riflettere sulla mia necessità di avere tempi lenti. So già che da domani mi lascerò travolgere di nuovo e sarà comunque in parte colpa Sua: perchè penso che, finchè posso/ho le energie per fare ciò che voglio, devo approfittarne e spremermi come un limone.

Fingendo che non ci sia.

Ma lei è Sempre Mona.

E quindi sarà sempre lì ad aspettarmi.

lunedì 27 settembre 2021

Nuovo inizio (a new dawn)

Primo giorno di scuola

L'ultimo post è del 23 maggio. Incredibile che, nonostante le vacanze, non sia mai riuscita ad aggiornarlo a scapito dei molti pensieri, cambiamenti, sorprese, cose fatte, progetti, novità. Impossibile cercare di recuperarli, anche perchè oggi è un nuovo inizio:

COMINCIO A LAVORARE!

Sono felice, emozionata e preoccupata: felice perchè mi rimetto in gioco con un'avventura inedita per me e a cui fino a poco tempo fa non avrei mai pensato. Un doposcuola, nello stesso istituto comprensivo delle Belve ma in una scuola diversa. E, contestualmente, ho pure fatto domanda di supplenza alle medie e alle superiori: il tutto grazie alla stima di me di un'amica che mi ha ritenuto all'altezza e mi ha spronata in una direzione che io ho finora snobbato perchè, come ho sempre detto, ho avuto la fortuna di avere degli insegnanti molto bravi nel mio lungo percorso di studi e non sarei al loro livello.

Poi però, qualche mese fa, negli stessi giorni in cui la mia amica cominciava a instillarmi la pulce nell'orecchio, ho iniziato a leggere alle bimbe “I mostri di Dante” e ho scoperto di ricordare come parafrasare quei versi e ho ritrovato il meraviglioso mondo della letteratura che mi ha fatto dire: «Perchè no?».

Con le mie magliette per superare
il primo giorno di doposcuola

Ma sono pure preoccupata perchè la ripresa del lavoro ha significato iscrivere al doposcuola anche le Belve: prima riluttanti, poi polemizzanti sui nessun pro e molti contro, poi accondiscendenti dopo una mia esplosione di pianto per spiegare loro cosa significasse per me riprendere a lavorare. Hanno abbozzato e oggi quindi primo giorno di doposcuola per tutti, a seguito di una domenica mattina trascorsa a cucinare come non ci fosse un domani per avere delle cose pronte da tirar fuori all'occorrenza.

In verità l'intera settimana l'ho trascorsa sistemando, riordinando e inscatolando cianfrusaglie varie, quasi dovessi partire per un viaggio o partorire: fare queste cose mi aiuta a mettere emozioni e pensieri nei cassetti giusti.

Un amico illustre per passare il tempo

Il tutto è stato possibile grazie alla ancor parziale ripresa di forze seguita al nuovo ciclo di cortisone che ha scandito i primi giorni di settembre per riparare agli scarsi risultati del deltacortene con cui si è cercato di tamponare una ricaduta. I sintomi sono stati gli stessi di maggio, ma amplificati: una mattina, dopo essermi allenata, mentre andavo in città la gamba destra si è trasformata in un'autostrada di formiche che incessantemente risalivano fino all'inguine per scendere poi giù alla punta del piede. Con i giorni camminare è diventato sempre più faticoso, il piede sembrava non flettersi come sarebbe normale per compiere il passo e sembrava intrappolato in un gesso pesantissimo da trascinarsi dietro. Poi, una volta iniziate le pastiglie, ha iniziato il braccio: sollevarlo per movimenti banali come abbottonarsi la maglia richiedeva molte energie. Senza terminare il ciclo di cortisone per bocca, un controllo a Udine e subito il primo boccione. E, di nuovo, la fatica a salire i quattro piani di scale dell'ospedale (che mi imponevo come unica ginnastica della giornata), le corse al bagno a seguito degli abbondanti due litri d'acqua quotidiani, il terribile sapore metallico che mi ha abbandonato da poco (a dieci giorni dall'ultima flebo) lo stomaco costantemente sottosopra, la stanchezza infinita, la pressione sottozero.

In costruzione la "Torta matite colorate"
 

Ma, nonostante tutto, nonostante per il mio bene sarebbe stato auspicabile farlo, non mi sono mai fermata. Per le Belve, che fortunatamente in quei giorni frequentavano l'ultimo centro estivo della stagione: con loro a maggio avevo sbagliato dando per scontato che capissero. Così stavolta ho stretto i denti e ho continuato ad accompagnarle alle attività pomeridiane, a cucinare torte con loro, ad ascoltarle e, arrancando sugli specchi, ho cercato faticosamente risposte soddisfacenti alla domanda «Ma allora la SuperMamma non sta migliorando?».

Eppure ho sbagliato anche stavolta: perchè non fermandomi non ero credibile nel mio rispondere «Sono a pezzi». E lo ero davvero, psicologicamente prima che fisicamente: perchè il cortisone lo avevo fatto solo quattro mesi prima, perchè ho iniziato a sentirmi limitata nel fare le cose e adesso, se la mattina apro le tapparelle, devo poi riposare per cinque minuti, devo riprendere fiato dopo la salita che da casa porta in centro, sono costretta a passare l'aspirapolvere nella mano sinistra poco dopo aver iniziato. Ammetto che Lui mi ha tanticchia deluso: non ha fatto molto per sollevarmi dai lavori di casa («ma se hai pulito tutto due giorni fa?? mica è sporco») né si è accorto di quanto stessi male la domenica in cui siamo usciti a pranzo con la mia famiglia e nemmeno mi reggevo in piedi tanto bassa era la pressione e forte il voltastomaco, poi trasformatosi in dolori lancinanti una volta a casa. 

La dedica alle Belve, presenti nel pubblico

Quindi sì: colpa mia che ho sbagliato anche stavolta. Ma immensa soddisfazione per il fatto di essere riuscita a condurre la presentazione di “L'affare Modigliani”, proposta capitata a sorpresa ma che mi sta tutt'ora regalando molto grazie alla sensibilità degli autori, con cui sembra di essere amici da sempre.

E immenso orgoglio in questi giorni per le Belve che continuano a dirmi che sono la mamma migliore del mondo: nel non fermarsi, sono rientrate anche gite al mare, giri al centro commerciale e visite delle amichette. Hanno ragione le Belve: la SuperMamma, quella in carne e ossa, non si è fermata. Perchè non può permettere alla SuperMamma, quella pesante e con le formichine, di prendersi ciò che non le spetta.

domenica 23 maggio 2021

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 Oggi non va.

Finalmente ho ripreso ad allenarmi

Ieri sera ho deciso che avrei provato a riprendere gli allenamenti. Dopo l'assistenza compiti all'una e all'altra, aver rifatto i letti, aver preparato il pranzo e abbozzato la cena, dopo aver asciugato i capelli, acconciato e fatto manicure e pedicure alla Pulci, mi sono allenata. E sono arrivata al termine della mezz'ora di esercizi ancora in piedi, usando anche i manubri da 8 kg e senza fiatone.


Però oggi non va.

Ho fatto la doccia, abbiamo pranzato, ho aspirato, lavato i pavimenti, avviato la lavastoviglie dopo averla pulita, avviato la lavatrice, finalmente disinfettato il trasportino che ha accompagnato Snoopy nel suo ultimo viaggio (meglio che non ci pensi) e ora ho il tempo di sedermi al computer per godermi un po' di solitudine.


Ma oggi non va.

Ogni centimetro di pavimento pulito è abbinato a un pensiero storto, un rimuginare instancabile e pressochè inalterato da vent'anni a questa parte: cosa ho combinato, perchè non lavoro, perchè non ho saputo combattere per trovarmelo, perchè non ho capito quale vorrei fare, il tutto velocizzato dalla fuga dei sogni-desideri-immagini a occhi aperti che avevo, che sono rimasti irrealizzati ma che ricordo perfettamente.


Ergo: sono una fallita.

Vorrei essere come lui, che è riuscito nell'impresa

Vorrei piangere: non posso, rischierei di far crollare l'immagine che di me hanno le Belve e che, tutto sommato, credo positiva.

La giustificazione per questo scoramento è facile da tirar fuori: aprile e maggio mi hanno vista attraversare i covid di tre persone, l'isolamento di quattro, la dad di due seguita dai compiti da raggranellare fra compagni e maestre, poi di nuovo dad per una, le visite dal veterinario e il saluto a Snoopy (per alcuni sarà banale, ma a me ha fatto davvero molto male), poi la ricaduta, la terapia con il suo carico di stanchezza probabilmente amplificato da quanto appena ricordato, l'attuale preoccupazione per la prossima risonanza.


Già, ma sono stufa di darmi giustificazioni e la sclerosi rischia di tramutarsi in questo: una nuova, grossa e tangibile scusa per l'immobilità.

Sarà l'avvicinarsi del mio compleanno a suggerirmi questo implacabile, realistico, pessimistico, angosciante bilancio, ma ecco che questa è una nuova giustificazione.

Cosa farò spento il computer?

O come Degas, mimetizzarmi per nascondermi

Vorrei non fare nulla, è dalle sette di stamattina che vorrei semplicemente galleggiare mentre finora mi sono arrabattata per stare a galla nascondendomi nel “devo fare”.

Sono convinta (e non è una giustificazione) che una giornata così ci stia una volta ogni tanto, immagino sia fisiologica per tutti. E' che mi piacerebbe ridurre questi momenti al semplice aspetto fisiologico, appunto, riuscendo invece a risolvere quella nebulosa che sempre lo accompagna.

Vabbè, per adesso basta. Ho delirato a sufficienza. E scrivere il delirio mi ha aiutato a sgonfiare almeno in parte il palloncino che ho nel petto.

giovedì 20 maggio 2021

Super ricarica di super poteri

 

Avevo dimenticato il sapore metallico, amaro, che compare a mezz'ora dall'inizio del primo boccione e che mi sto portando dietro ancora adesso, a tre giorni dall'ultima goccia.

Avevo scordato anche le notti interrotte, in cui ti alzi dal letto dopo esserti rivoltato, ti stendi sul divano a leggere in attesa di sentire gli occhi appesantiti dalla stanchezza.

Quella stessa stanchezza che appare poco dopo essermi alzata dalla poltrona azzurro-grigia imbottita, ma che ho finto di non sentire, martedì scorso, perchè dopo due ore e mezza passate in solitudine, nell'ambulatorio in cui mi avevano sistemata, volevo vedere il sole, respirare, passeggiare per il centro di Udine dopo gli isolamenti fra covid e zona rossa che negli scorsi mesi mi avevano costretta a tante pareti chiuse.

Per cui, uscita dall'ospedale, ho iniziato a camminare verso la stazione. Mi sono riempita gli occhi di volti, persone finalmente sedute nei ristoranti, un minimo di leggerezza: fino all'ultimo tratto di strada, difficile da percorrere. Ammetto di aver consultato google nel timore di aver sbagliato percorso. Ero come un nomade nel deserto che vede l'oasi allontanarsi sempre più, un maratoneta a cui manca da percorrere “solo” il quarantesimo chilometro, quello più duro.

Un formicolio alla gamba, leggero ma costante; il silenzio che dall'alluce sembra stia avvolgendo tutta la parte anteriore del piede. Piccole cose che ho valutato per più giorni, finchè anche Lui non si è accorto che camminavo in modo diverso dal solito. Ancora adesso penso che forse non fosse necessario sottopormi a questi cinque giorni di cortisone, magari ho esagerato, sono stata troppo frettolosa.

Eccolo, uno dei problemi della sclerosi: insinuarti il dubbio. Le visite si basano su sfioramenti di gambe e braccia: «Sente di più a destra o a sinistra? Sente una gamba più pesante dell'altra?». A volte è difficile rispondere, così come è complicato capire se quella sensazione che percepisci sia un sintomo da segnalare o meno. Ma dopo qualche giorno ho pensato che il formicolio non fosse normale, non è qualcosa che dovrei sentire o, perlomeno, è qualcosa che nell'altra gamba non c'è.

La conferma è venuta dalla visita, immediata: prima di portare il nostro Snoopy ad addormentarsi (sì: in questo periodo condito di isolamenti, covid, vaccini, nuova quarantena e dad, non ci siamo fatti mancare nulla) ho chiamato il day hospital, sono stata richiamata un paio di ore dopo dalla neurologa e alle 14.30 ero in reparto.

La mattina dopo si comincia: prima un tampone, poi le analisi del sangue e via di boccione.

Sono preoccupata?

Sì: chi andrà a prendere e portare le bambine a scuola oggi e nei prossimi giorni, come vivranno loro questa “novità”, come riuscirò a star loro vicina se la stanchezza sarà eccessiva?

Quel martedì, così come nei giorni seguenti, la mente si muove per concepire tutti gli incastri possibili per la gestione della quotidianità. Il giorno successivo vado e torno da sola in treno, stavolta però il tragitto da e per la stazione è in autobus.

Poi mi rendo conto che invece devo forzatamente fare ciò che non vorrei: chiedere aiuto, disturbare. Per farmi accompagnare e tornare indietro, per dare un minimo di vivibilità alla casa.

E mi sento in colpa, terribilmente in colpa quando, giovedì, mi concedo il lusso di essere figlia anziché mamma: e allora indugio sul racconto dei tre buchi prima di trovare la vena giusta, della stanchezza.


Intanto le bimbe ascoltano e si preoccupano. La sera, piangono. Ho sbagliato: devo ricordarmelo che non posso permettermi di mostrare troppa stanchezza, troppo voltastomaco, troppo mal di testa e che dovrei coprire quei lividi sulle braccia perchè devo pensare a quanto ci soffrono.

Ci soffrono al punto che «Non dai un bacio a mamma? Non mi saluti?».

«Ho paura di farti male».

Una fitta, secca e profonda al cuore. E allora per esorcizzare queste paure le bende si riempiono di scritte, le mani di “tatuaggi”, fino al biglietto con cui, l'ultimo giorno, hanno accompagnato i muffin che abbiamo sfornato in quantità industriali tutta la domenica pomeriggio. Infornavo e mi appoggiavo al bancone. Infornavo ed ero orgogliosa di queste piccole donne coraggiose. Infornavo e pensavo: domani spero di poterle andare a prendere a scuola. Così ho fatto. Ed erano serene.

giovedì 8 aprile 2021

Negativo.

Stamattina è arrivato il messaggio che comunicava il risultato del secondo tampone del papà.

Buona notizia. Ottima.


Due ore dopo, è toccato alla mamma-nonna fare il suo primo tampone.

Probabilmente domani avremo l'esito.

E, contemporaneamente, mi farò tamponare pure io.


Lettrice felice

Si vive di piccole cose ultimamente, per cui un'altra buona notizia è stato il messaggio di stamattina con cui un'amica mi diceva di aver visto la foto di una mia creazione culinaria sulla rivista di cucina di cui entrambe siamo fan.

Poco prima di pranzo, mi scrive il nostro amico libraio per dirmi che sarebbe passato a consegnarci il libro che avevo chiesto per la Princi: ha già iniziato a leggerlo, le piace, quindi altra buona notizia.

Però...

Però da stamattina ho un umore del cavolo, che non si è sollevato neppure quando sono riuscita a superarmi con l'allenamento.

E' che mi sembra, da un anno a questa parte, di fare ogni giorno esattamente le stesse cose. Nella fattispecie, oggi, è come se ogni giorno mi dessi una zappata sui piedi.

Ok: ci sta essere stufi della situazione in generale, di questi dieci giorni continui di reclusione e del mal di pancia/raffreddore/mal di testa/coccolite acuta della Princi.

 

Soddisfazioni

Almeno oggi non ha nevicato. Almeno oggi c'è stato il sole. Almeno stamattina abbiamo letto qualche capitolo de “I mostri di Dante”. Almeno stasera ci guaderemo New Amsterdam.

Peccato che avremmo voluto festeggiare con una pizza, ma abbiamo deciso di rimandare a quando sarà passato il principesco mal di pancia. Essere genitori è veramente difficile.

Intanto, ci accontenteremo di una birra.

 

mercoledì 7 aprile 2021

un tampone al giorno toglie il Covid di torno

 

Siamo al giro di boa.

Sto vedendo un po’ di luce in fondo al tunnel. E non solo perché oggi ci sia il sole.

Poco fa, Lui è andato a fare il tampone di ritorno. Domani tocca per la prima volta alla mamma-nonna, dopodomani a me. E poi forse sarà il turno nuovamente delle bimbe.

Niente rientro a scuola per loro.

Come l’abbiano presa, sono brave a nasconderlo se questo provoca turbamento. A parte un mal di pancia di cui la Princi si sta lamentando da lunedì sera e che potrebbe essere in parte psicosomatico, per il resto si sono adattate alla situazione. Leggono molto, adesso stanno giocando a Barbie, in attesa che la scuola domestica si apra per loro dopo pranzo. E lì vedremo che succederà.

E’ un grande allenamento, per tutti noi. Un allenamento all’attesa, all’incertezza, al chissà che cosa succederà domani.

Facciamo spesso dell’ironia sulla situazione, cerchiamo di farcela passare meglio che si può.

Ma non vediamo l’ora anche solo di poter andare a far la spesa.

venerdì 2 aprile 2021

negativo a tutto tondo

Pranzo distanziato dal papà
Adesso è ufficiale: mentre in tutta la Regione si esulta per la conclusione della dad, a casa C. si continuerà a studiare a distanza. E non poco: le Belve resteranno a casa fino al 26 aprile compreso. Poi magari saremo zona rossa e non ci potremo muovere. Ma ci penseremo.

A noi questa situazione sta facendo ridere. Perché se il loro tampone fosse stato positivo, sarebbero uscite già il 15 aprile, data in cui termina il mio isolamento. Invece, essendo risultato negativo, allo scadere della mia quarantena l’azienda sanitaria programmerà per loro un nuovo tampone: non ho ben chiaro cosa cambierà in base a quel risultato, ma lo scopriremo.

La cosa meno divertente è stata reperire gli esiti. A detta delle infermiere che hanno eseguito ieri il prelievo, avremmo dovuto vedere i referti sul portale regionale Sesamo. Lui ha provato ad accedere con le sue credenziali. Nulla. Ha provato con le mie: niente.

Stamattina ho chiamato il pediatra a cui risultava che avessimo dato il consenso alla visualizzazione dei dati sanitari da parte sua solo per la Pulci e non per la Princi.

Quindi: compila un modulo, invia il modulo, attendi.

Pausa dalla dad

E, alla fine, mi ha telefonato il solito medico del dipartimento prevenzione ribadendomi le tempistiche da rispettare, chiedendomi se non potessimo isolare le belve (che sono state con noi fino a un attimo prima e, al massimo, andrebbero dalla nonna che è però in attesa di tampone) e stupendosi del fatto che gli abbia augurato Buona Pasqua. A dire il vero, stavo quasi per invitarlo a pranzo da noi.

Adesso abbiamo avvisato le maestre e cercheremo di capire come potranno seguire il programma da casa. Mentre assisteranno alla nostra liberazione scaglionata.

Intanto speriamo proseguano le belle giornate. E che domenica si possa fare l’attesa caccia alle uova.