Il comple-Lui, giovedì 4 febbraio |
Nelle scorse settimane, normalmente, avrei scritto due
post-lettera a Princi e Pulci per i loro compleanni. Ma vedendo il tempo
trascorso dall’ultima apparizione sul blog mi rendo conto di quante cose siano
successe e di come valga la pena raccontarle.
Non l’ho mai raccontato finora ma all’interno del percorso terapeutico
dell’Ospedale di Udine rientrano i colloqui con la psicologa. Me ne ha parlato
l’infermiera diversi mesi fa, ma ho risposto «Non mi servono: ho il blog,
scrivo, mi sfogo e metabolizzo attraverso di esso». Ma poi la neurologa,
intenzionata a chiudere il day hospital, mi ha sgamata: e senza chiedermi
un’opinione, mi ha spedita dalla dottoressa S.
E ho capito molto, di me e del rapporto con la malattia.
Per esempio, quando a seguito dell’articolo parzialmente
autobiografico che ho pubblicato sul mensile con cui collaboro è uscita un
secondo intervento sul quotidiano cittadino in cui veniva raccontata la mia
storia, mi sono chiesta se fosse giusto. Era giusto additarmi come esempio di coraggio
nell’affrontare la malattia e la mia vita di mamma con la malattia quando la
malattia stessa pare non esserci? Mi sono sentita in colpa, non avevo diritto
di ricevere attestazioni di stima da chi mi conosce e da quanti mi hanno conosciuto
attraverso quelle parole: la mia vita non è cambiata a seguito di questa “novità”,
anzi. Continuo a occuparmi delle bimbe, della casa, tento senza successo di
trovare una collocazione nel mondo, mi alleno quasi quotidianamente, esco nei
limiti imposti da zone gialle e arancioni, cammino: all’occorrenza potrei pure
correre.
Una delle tante infornate
delle ultime settimane
E allora? Ovvio che questo ingresso soft della sm sia un dato positivo per la mia salute, ma allora sono un impostore. Non sono né vorrei essere una testimonial, ma non sono quasi nemmeno una persona con sm se confrontata con chi ha veramente la malattia.
Ma che ci sia veramente lo dicono le risonanze e quell’alluce muto che a volte sembra far pesare di più il piede facendomi temere che me lo stia trascinando dietro o che stia andando per i cavoli suoi senza rendermene conto.
Mi stupisce sempre la capacità degli psicologi di cogliere sul
nascere il nocciolo della questione che stai esprimendo, di trovare
immediatamente le parole adatte a ciò di cui stai parlando.
La soddisfazione di un regalo apprezzato, comple-Princi |
Ho imparato?
Risultato del pomeriggio-mamma
della Pulci
Macchè: dopo poco è stata la volta del compleanno di Lui, della nonna
e della Pulci. E non mi sono fermata granchè. Avrei voluto che qualcuno mi
desse lo stop, perché io non ne sono capace. Solo un giorno, per riprendermi
dalla fatica di quello precedente, ho intervallato le pulizie di casa con
frequenti seppur brevi pause.
Ma a parte questa per me difficile presa di coscienza, uno dei
motivi per cui non mi fermo sono loro: la normalità è mamma che fa tante cose, quando
mi vedono sul divano non è più così. E poi ci sono le pastiglie, certo non
invasive come potrebbero essere altre terapie: ma quando le vedono in giro,
capiscono che qualcosa di diverso c’è veramente. E continuano a rimuginarci:
mai si è parlato di morte in casa nostra prima di adesso, ma forse il pensiero
della Pulci quando dice di non voler andare a scuola perché non vuole lasciarmi
è temere che possa succedermi qualcosa. Tanto che ieri sera, quando stava per
piangere (certo, con le vacanze di Carnevale oggi sono tornate in classe dopo 5
giorni di festa) mi ha chiesto come sto, certo per rassicurarsi.
Mi sono chiesta come si aspettassero di vedermi le persone che
hanno saputo della sm dall’articolo sul giornale. Scioccamente, mi sono chiesta
se avessi dovuto fingere di zoppicare per dare credibilità a quanto scritto.
Se i pensieri che affollano la testa, le preoccupazioni che
quotidianamente sento nel cuore potessero oltrepassare lo scuro dei capelli e il
morbido del maglione non servirebbe aggiungere nulla.