Eravamo…
Briciolina, ormai qualche tempo fa |
Eravamo
neanche ricordo più dove. I mesi sono trascorsi così rapidamente che ancora
stento a credere che quell’esserino un
po’ rachitico e scuro, con la testolina piena di capelli color dell’ebano
(sì, proprio come quelli di Biancaneve) sia la stessa pallina sgambettante che oggi, appena rientrata, non la smetteva di
venirmi incontro a braccia aperte urlandomi «Mamma!». Così come non mi sembra
vero che sia già trascorso il primo anno
di scuola materna e che ieri abbia già riprovato i grembiulini alla Princi
per vedere se le vanno troppo corti dato che cresce come se a colazione le
dessi il fertilizzante.
Tante
cose, piccole e grandi sono successe: ma mi rendo sempre più conto di quanto
siano relativi i concetti di piccolo e grande.
Al pari del valore da attribuire alle cose. Se nel periodo A. B. (Ante Bimbe)
uscire e fermarsi a prendere un aperitivo era qualcosa che si poteva fare senza
programmazione e poco importava se gli spritz fossero accompagnati da
stuzzichini, ora è necessario prevedere
dove potremmo fermarci sulla base delle dimensioni della ciotola delle patatine:
perché dalla loro quantità dipende la previsione del tempo in cui si potrà restare
seduti in una condizione di vigile tranquillità. Allo stesso modo, prendendo
spunto da quanto accaduto un’ora fa, pur essendo stanca a causa degli
schiamazzi sotto la finestra che mi hanno tenuto sveglia tutta la notte (è
stata dapprima improvvisata una finale di Champions, poi una strimpellata alla
chitarra che non era affatto una serenata), mi sono molto divertita ad addormentare le belve con una favola. Tanto
per cambiare, se non era La bella addormentata era Biancaneve: ed entrambe, ciascuna a suo modo, completavano le frasi
e partecipavano al racconto, costantemente arricchito di particolari che
immergono questa svampita che accetta di
fare da governante a sette uomini (sette!! ma dico io: come si fa??) in un
mondo contemporaneo in cui il frigo è vuoto e deve correre dal pasticcere C.
per una torta alle ciliegie.
La quotidianità della nostra famiglia vista dalla Princi |
Ecco.
Se non ricordo dove eravamo, so che questo è il dove siamo ora. Sono immersa in una quotidianità che,
come aveva predetto un caro amico alla nascita della Princi, è ogni giorno uguale e ogni giorno diversa.
Una quotidianità in cui, per quante energie tu ci metta, per quanti sforzi tu
faccia, è sempre perfettibile.
Perché
potresti
fare di più, soprattutto se vedi/leggi/senti cosa fanno le altre mamme,
che ti sembrano sempre maggiormente efficienti, felici, moderne, al passo con
le mode sull’educazione dei bambini.
Perché
poi pensi
a cosa vorresti tu e vedi che è in fondo alla scala degli impegni
della giornata, schiacciato fra il riordinare del post pranzo e la sveglia dal
pisolino.
Perché
poi pensi
«chissà cosa vorrebbero loro»: e allora pensi che non le hai portate
al mare, al parco, o in chissà che luogo fantasticamente divertente e ti accusi
di essere pigra, egoista.
Poi però
pensi che questa realtà è quanto riesci a fare. Perché comunque ci sono i loro
ritmi da rispettare per evitare di impazzire se sono troppo stanche; ci sono il
pranzo e la cena da preparare; le lavatrici da fare, stendere e nella migliore
delle ipotesi stirare perché non le vuoi far uscire piene di patacche; la casa
da pulire perché sennò oltre alle patacche sui vestiti troveresti chili di
polvere che finirebbe pure nello stomaco di Briciolina dato che continua a mettere
le mani in bocca; e oltre a dover pensare e attendere alle varie funzioni
fisiologiche, ci sono poi i libri che ti chiedono di leggere, i travestimenti a
cui ti chiedono di partecipare, le storie che pretendono di ascoltare.
Quindi ora
siamo/sono Immersa/inglobata/risucchiata/felicemente impantanata in una
quotidianità che è la loro quotidianità.
L'indimenticabile figlio del Perozzi |
Mi
domando spesso se sia giusto, per me e pure per loro: soprattutto alla luce dei
post di mamme che escono con le amiche o i compagni o che vanno tranquillamente
in palestra, dall’estetista e pure al lavoro. Forse dovrei trovare il coraggio di delegare di più, sia la casa sia le
bimbe. Ma l’istinto di perfezione ha la meglio, rafforzato dall’adagio (quotato
da “Amici miei”) parte seconda “Bimbi e
grulli, chi l’ha fatti se li trastulli”. D’altrocanto, quando l’altro ieri
la Princi mi ha ammonito con un «Faccio da sola» quando si stava sistemando i
capelli ho pensato che, come accennavo in inizio di post, stanno crescendo.
E
poi che farò?
E noi quando facciamo la spesa ci mettiamo a leggere |
Ora vorrei fermare nella memoria ogni loro gesto,
parola, smorfia. Vorrei tenere sempre a mente il loro muoversi alla Cip e Ciop,
con Briciolina come un’ombra nell’imitare orgogliosamente la Princi.
Non
so se fosse questo ciò che avrei voluto scrivere; so solo che mi manca il tempo
di riportare nel blog tutti i miei pensieri e pure questo mi dispiace. Ma
appena riesco a trovare il modo di farlo, resto un attimo nella condizione da
panico per il foglio bianco perchè vorrei riempirlo dei racconti di quanto
accade ma pure dei pensieri che accompagnano gli eventi. E mi ci vorrebbe una
giornata lunga il doppio.