lunedì 15 giugno 2020

Ultimo giorno di scuola, proprio l'ultimo

E venerdì è toccato a te. 

Ufficialmente, l'ultimo giorno di scuola materna, proprio l'ultimo in assoluto.

Terminato a sera, con la caccia al tesoro via Zoom culminata nel ritrovamento (nel forno a micronde) del diploma e del tocco da laureata con scritto il tuo nome. E poi il tuo playback della canzone dei Remigini perchè di cantare proprio non ne volevi sapere.



Diciamo la verità: sappiamo tutti quanti che sei stata contenta di saltare la recita di fine anno perchè temevi ti toccasse una parte da solista. Tu, in certi momenti così sicura di te e chiacchierona, eppure così timida in pubblico e inizialmente riservata con chi non conosci bene.

Un giorno ti ho addirittura eletta a sponsor del Covid perchè, parlando fitto fitto con tua sorella come avete imparato a fare in questi mesi, hai espresso l'auspicio che il prossimo anno torni una pandemia così si starà a casa da scuola. Perchè convincerti a fare una passeggiata, senza uno scopo per te interessante, è impresa titanica. Quindi, sostanzialmente, la quarantena non ti è pesata: avevi così tanto da fare! Il saltarello, la mini piscina già a fine aprile, giocare con tua sorella e assecondarne gli ordini, di tanto in tanto sollevare la cresta e quindi beccarvi come due galline. E poi, con calma fino al momento di prendere la matita in mano, i compiti che ogni tanto a dire il vero ti mettevi a fare da sola chiedendo di insegnarti a scrivere e leggere: e siamo a buon punto.


Però il tuo ultimo giorno di asilo non lo avevamo immaginato così.

Ti saresti meritata tutte le nostre lacrime nel vederti sul palco con il cappellino e quell'espressione fra scocciata e rassegnata che tanto ti appartiene.

Ti seresti meritata pure l'ansia da recita e, soprattutto, la festa con maestre e compagni. Invece ti sei pure annebbiata perchè abbiamo voluto festeggiarti la sera stessa rovinando parzialmente la serata-nonna con cui avete preso l'abitudine di trascorrere il venerdì.

Però succede poi che, in mezzo ad altri discorsi, ogni tanto infili un «Quando tornerò a scuola...» nonostante tu sappia che ormai il tuo tornare a scuola sarà iniziarne una nuova. E un giorno, qualche settimana fa, tornando a casa ci hai distrattamente raccontato che ogni anno, prima di Pasqua, i grandi fanno sempre la caccia alle uova. «Ma noi quest'anno non l'abbiamo potuta fare». Chissà a quante altre cose stai pensando di esserti persa. Non possiamo nemmeno immaginarlo perchè le tue giornate, i tuoi pensieri, sono sempre chiusi a chiave in un cassetto che raramente apri per farci vedere il mondo che vi custodisci.

Cara Pulci, il mio ultimo giorno di scuola materna non lo ricordo, ma ricordo bene la vacanza che ha preceduto l'inizio della scuola elementare. In Toscana, a Marina di Pisa, con tutti gli zii, in un bungalow sulla spiaggia. Ricordo i bambini che avevo conosciuto, la volta in cui sono andata sul portapacchi della bici della zia per andare a comprare un “puntalapis”, le canzoni dei Righeira dal juke box di un bar in una calda serata.

Forse dovrei semplicemente decidermi, superare questo strano timore che ho a inforcare l'auto e portarvi a Cecina per far sì che la tua estate sia indimenticabile come lo era stata la mia e, spero, ancor di più.

Per farti vivere tutto quello che è rimasto sospeso in questi mesi e regalarti il bene che meriti e che racchiudi in ogni tuo abbraccio con i piedi.

venerdì 12 giugno 2020

ultimo giorno di scuola

...Di ritorno dalla gita a Cividale, IV elementare
Due giorni fa sarebbe stato il tuo ultimo giorno di scuola.
La terza elementare.
Me la ricordo bene.
Ricordo il primo giorno, con il terrore negli occhi di tutti quando abbiamo scoperto che il maestro che finora ci aveva insegnato educazione fisica, già terrorizandoci se sbagliavamo la destra con la sinistra, sarebbe d'ora in poi stato il nostro insegnante di italiano, matematica, storia, geografia, scienze. «Da adesso direte “Buongiorno” e basta dare del tu».
E poi, all'uscita, ogni giorno, tutti in fila: «Salutare e partire!». E una lista di «Arrivederci». Mi aspettavo, mi aspetto ancora a dire il vero, di rivederlo lì sulla soglia della scuola quando vengo a prenderti di fronte allo stesso portone.
Ogni volta che ti accompagno, ci rivedo nel giardino a giocare a calcio le mitiche partite maschi contro femmine, risento la sua radio che diffonde la musica di Renzo Arbore mentre ci insegna “Cacao meravigliao” e le volte in cui ci diceva «Baùl!» subito dopo stringendoci in un generoso abbraccio.

Due giorni fa sarebbe stato il tuo ultimo giorno di scuola: avremmo scelto un vestito elegante, forse ne avremmo comprato uno nuovo visto quanto sei cresciuta. Avresti salutato i tuoi compagni, felici e pieni di adrenalina al pensiero di tre mesi di riposo.
Ma in questo mondo alla rovescia che vi stiamo preparando, i tempi della scuola e quelli della vacanza si sono mescolati e l'ultimo periodo vi ha richiesto di maturare rapidamente.
Di capire che certe volte bisogna sacrificare il bene individuale per quello collettivo, che a volte è più importante l'affetto della famiglia di quello degli amici che per voi è invece al primo posto.
Che stare vicini è bello ma a volte soffocante.
Che avere una sorella è prezioso e asfissiante.
Che forse fare lezione a scuola è meglio che stare di fronte a un computer o cellulare.
Che un sorriso dal vivo, così come uno sguardo di rimprovero, contano più di mille parole.

Mi sono arrabbiata tante volte per la tua distrazione, per certo pressapochismo, per il tuo disordine nel tenere i quaderni e spargerli in ogni dove e per i tuoi eccessi sfibranti di perfezione nel ricopiare frasi e poesie. Mi sono accorta, troppo tardi e meno spesso di quanto avrei dovuto, che il modo in cui ti rimproveravo con gli occhi annientava il tuo entusiasmo e ho cercato di riparare distrattamente e senza dubbio non come avresti voluto.
Ho cercato di trattenermi il più possibile per non interrompere il tuo canto continuo, in un italo-inglese-principese che faceva sembrare le hit del momento la cantilena del rosario. E ti ho vista ballare senza sosta, inventando coreografie, dissimulando il continuo guardarti nelle immagini riflesse delle finestre e delle vetrine dei mobili.
Ti ho vista insegnare a tua sorella a leggere e scrivere e subito dopo ammonticchiare errori di grammatica sui fogli bianchi che prendevi dal cassetto.
Ti ho vista trasformarti in sirenetta con mani squamose per il numero infinito di volte in cui le lavavi per paura del contagio e ho cercato di tranquillizzarti quando riferivi impaurita le notizie sentite al tigi, come dici tu.
Con il sorriso e un pizzico di preoccupazione per il fatto che riporti le nostre idee, ti abbiamo sentita indignarti per certe decisioni politiche, per certi eventi sociali e con orgoglio ho sostenuto la tua raccolta fondi casalinga per comprare un respiratore: ma poi, siamo andate al supermercato e con un entusiasmo che non vi ho mai visto prima nel girare fra gli scaffali di biscotti e marmellate, avete scelto cosa comprare per le persone bisognose.

Cara Princi, mille altre sono le cose che ho visto in te e ho scoperto di te. La più stupefacente è che, sebbene ci sia sempre stata, trascorrere questi mesi a stretto contatto è stato come ritorvarti dopo tanto tempo in cui, fra il lavoro, gli impegni, le frustrazioni, le preoccupazioni, i tentativi (chissà se riusciti) di far sembrare tutto normale, non riuscivo a vederti davvero.
E ti ho scoperta più grande, chiedendomi spesso dove fosse andata la bimba che accompagnavo a scuola ogni mattina e dove fossi stata io mentre crescevi.
Ogni volta che chiedi quando si tornerà alla normalità cerchiamo di farti capire che ormai questa È la normalità.
Spero tu possa continuare ad accoglierla così come hai fatto: con il sorriso, i giusti momenti di malumore, l'alternarsi di entusiasmo e scoramento, i proclami “sei la mamma migliore del mondo perchè....” alternati a “odio la mia famiglia” senza un motivo.
Perchè i motivi non sempre servono.
Certe cose, nel bene e nel male, sono così e basta.
#ultimogiornodiscuola
#terzaelementare
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#famiglia
#sorellanza
#crescere

giovedì 4 giugno 2020

normalità

Prima passeggiata post quarantena
a Gradisca d'Isonzo
«Chissà quando torneremo alla normalità...».
Un sospiro accompagna le parole della Princi. Credo non voglia capire che, d'ora in poi, la normalità sarà questa: una normalità anormale rispetto a quella che ha conosciuto finora.
Abbiamo un bel daffare a dirle che siamo già alla normalità: abbiamo preso qualche gelato fuori, siamo stati al mare due volte, abbiamo bevuto due aperitivi al bar, incontrato un'amichetta in città, ne abbiamo invitata una a casa, abbiamo avuto gli zii a cena e, da ieri, possiamo addirittura uscire senza usare la mascherina (e purtroppo non lo abbiamo ancora fatto perchè da due giorni diluvia).

 Pronte per la spesa solidale 
Siamo persino andate al supermercato tutte e tre insieme perchè le belve avevano raccolto dei fondi (vendendoci disegni che poi si sono riprese indietro) per comprare dei respiratori, ma alla fine – trattandosi solo di venti euro - sono stati deviati verso la spesa solidale raccolta dalla Protezione Civile. Si sono sentite orgogliose e importanti, mai le ho viste così contente di uscire per fare la spesa.
Le altre cose vecchie ma nuove che abbiamo fatto sono state decisamente sorprendenti.
Con gli amichetti c'è qualche imbarazzo iniziale da superare: il problema decisivo è il fatto che Pulci e Princi in questi mesi sono diventate un'entità unica loro malgrado e per loro fortuna. Tanto che domenica è scoppiata una crisi proprio per un problema di spazi da reclamare e spazi che si vorrebbero ancor più condivisi per sentirsi al sicuro. Adesso siamo entrati nel dibattito sulla scelta del centro estivo e ancora non si vede un'uscita dal tunnel. Nonostante un po' di preoccupazione su come verranno gestiti fra mascherine e distanze, abbiamo deciso di iscriverle per far riprendere i contatti con altri bambini, per sperimentare giochi diversi da quelli di ruolo che quotidianamente si inventano (“facciamo che tu sei la sorella neonata, facciamo che io sono la maestra, balliamo”: e nella posizione dominante c'è sempre la Princi), per uscire dal loro rapporto quasi morboso ma che è stato una salvezza durante la quarantena.
I momenti più belli degli ultimi giorni sono stati però quelli vissuti l'altra sera, quando finalmente abbiamo invitato gli zii per una pizza. Parole senza fine, risate che si rincorrevano, aneddoti, sorrisi.
Leggerezza.

Giovedì 4 giugno:
giornata pigiamina
Ci stiamo poi avviando alla fine della scuola e ieri l'abbiamo festeggiata con una giornata tutta in pigiama, l'unica dall'inizio dell'emergenza. Ho spiazzato le belve quando mi hanno vista, una volta fatta la doccia, indossare nuovamente i pantaloni e la maglietta di Snoopy che uso per dormire: ho voluto accontentarle perchè effetivamente mi sto rendendo conto che mi sto emotivamente adagiando, che ci sono senza esserci e non solo perchè ci sono mille cose da fare ogni giorno. Così, mentre la Princi era impegnata nell'ultimo collegamento con la maestra di italiano, ho letto un libro alla Pulci sedute sul divano: e, quando ho realizzato di trovarmi esattamente nel luogo in cui avrei voluto essere, ho provato una sensazione diversa.