lunedì 31 ottobre 2011

la pancera rosa



No: non è il travestimento usato ieri sera per il pellegrinaggio “dolcetto o scherzetto”, anche se – in verità - avrei fatto abbastanza paura.

Ma andiamo con ordine.

Sabato, nell’ultimo post, avevo scritto che – a Dio piacendo – avremmo finalmente affrontato la lista nascita. Secondo voi ci siamo riusciti? Proprio no: sulla strada per il megastore siamo inciampati in due negozi di arredo bagno in cui ci siamo lasciati travolgere dai preventivi per sanitari e rubinetteria, incombenza peraltro più urgente dato che questo fine settimana scoccherà l’ora x per l’inizio dei lavori. Con annesso nostro trasferimento di massa (umani e felini) a tempo indeterminato a casa di una gongolante mamma/nonna. Io gongolo un po’ meno, anche perché ora invece di preparare la borsa per l’ospedale (necessaria visto che ormai siamo vicini al settimo mese) devo preparare le valige per il trasloco: oddio, imbottirò di valium anche queste, ma è tutta un’altra cosa.

Comunque: arriviamo al Paese dei balocchi (per le mamme, si intende) attorno alle 17.30, ormai un po’ troppo tardi per imbarcarci in un’avventura che richiede una certa lucidità e freschezza, soprattutto se si è già intontiti dall’elenco delle differenze fra piatto doccia tradizionale o super accessoriato, se sentir parlare tanto di rubinetti ha accelerato la costante frenetica ricerca di una toilette e, soprattutto, se non si hanno ancora le idee ben chiare. E, ovviamente, è il nostro caso. Il problema è che alcuni accessori fondamentali e piuttosto dispendiosi li abbiamo notati anche in un altro negozio a un prezzo assai inferiore e ancora non abbiamo dibattuto se includerli nella lista del megastore oppure, inondati da un attacco di buonismo verso i portafogli delle future nonne e affini, prenotarli dalla concorrenza. Temporaneamente, nuovamente accantonata l’idea della lista nascita (rimandata a domenica prossima, sempre a Dio piacendo), appena arrivati urge un’altra questione.

La pallocchina ormai si fa sentire non solo a livello di ganci e pallonetti ma pure di peso (ormai siamo a quasi un chilo) e la mia schiena, già di per sé deboluccia, reclama soprattutto quando mi sdraio. Necessario, quindi, ricorrere a una … beh, lo mimo alla commessa passandomi orizzontalmente una mano sul cocomerino non sapendo come denominare lo strano “strumento”.

«Una guaina!» esclama lei a gran voce: e vorrei invitarla a espressioni meno sonore con un ampio «Ssssh!» se non fosse che attorno a me navigano altre incubatrici ancor più tondeggianti.

E così eccomi da sola nel camerino: non ne ho mai visti di così ampi se escludiamo quelli dei negozi di abiti da sposa. Evidentemente in quel caso gioca l’ampiezza dello strascico e la rotondità della gonna; qui, invece, la rotondità della donna che, per evitare di caracollare a terra, può sempre sperare di atterrare sull’ampio pouf al centro dello stanzino. Tolgo i leggins e provo lo “strumento” sopra i collant: ed eccomi qui, ridicola come non mai, un misto di ragazzina (perché, da brava “mammaconicalzettoni”, ne indosso un paio a righe multicolor opportunamente nascosti sotto gli stivali) e di sformata partoriente, con questa guaina rosata simile a quelle che usa da sempre la nonna/bisnonna.

Mi guardo allo specchio e non so se faccio più ridere o pena. Ci pensa Lui a risolvere la questione quando ha la brillante idea di aprire la porta del camerino. Ride. «C’è poco da ridere: con questa addosso smorzo ogni più minuscola scintilla di sensualità: e già qui le cose vanno maluccio…».

C’est la vie. Come dice Lui, tra qualche mese tornerò come prima: e lo spero, dato che di tutta la vantata bellezza che chi mi incontra tende ad attribuirmi io non me ne riconosco nemmeno un briciolo.

Per la serie: “son tutte belle le mamme del mondo”. Anche se indossano la guaina.

p. s. : ammetto però che forse, se qualcuno mi avesse vista quando ho preso in mano una tutina fucsia con cappuccio e orecchiette e mi son messa a piangere in mezzo al negozio immaginando la principessina con questa addosso… beh, forse lì sì che ero bella. Di quella bellezza che solo le emozioni possono regalare.

1 commento:

  1. brava le emozioni non bisogna mai nasconderle sono i sentimenti che ci rendono uomini

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