lunedì 20 aprile 2020

sconfortante normalità

Snoopy: Voglio andare al supermercato,
voglio andare al supermercato, 
voglio andare al supermercatoooo
Lo smarrimento sta lentamente prendendo il posto del placido ottimismo delle scorse settimane.
Condivido il pensiero di alcune amiche che lo fanno derivare dall'incertezza in cui stiamo vivendo.
La mascherina non serve sempre e dopo un attimo la mascherina è obbligatoria. Non si può uscire assolutamente e il giorno successivo c'è il via libera per un raggio di 500 metri da casa.
Riaprono le attività, ma solo alcune.
Il 3 maggio finisce il lockdown, ma chissà se sarà vero.
E poi chissà cosa succederà.

Cosa succederà è il mio pensiero costante, insieme allo sconforto. Che vorrei non trapelasse, ma evidentemente le bimbe lo percepiscono ugualmente.
Mi preoccupa la Pulci, che continua ad avere giornate da cozza pronta a far scattare l'abbraccio e addirittura “l'abbraccio con i piedi” (un abbarbicamento stile koala) accompagnato da frasi tipo:
«Mamma, voglio stare con te!»: sì, ma perchè finora con chi sei stata?
«Mamma, voglio stare vicino a te!»: Bubi, ma più vicino di così; anche se le peggiori sono:
«Come faccio a non pensare che la nonna muore?»
«Mamma, io non voglio che vi ammaliate»
«Mamma, io non voglio che morite» (sulla consecutio temporum stiamo ancora lavorando).

Pulci pasticcera
Dietro la sua scorza da dura, dietro le sue risposte acide come non mai e il suo fingere che nulla le interessi o la tocchi davvero, la Pulci sta cedendo. Ha addirittura iniziato a dire che le manca l'asilo. Ma le passeggiate no. Tanto che portarla fuori ora che limitate uscite sono consentite diventa una tortura psicologica. Per me, non per lei. O perlomeno: se non ha voglia di uscire, lo manifesta facendo passi da formichina, rimanendo indietro e quindi ovviamente non si tratta più di una camminata ma di una continua attesa che il gruppo si ricompatti.
Però è una tortura pure per lei: domani dovrebbero essere pronte le mascherine versione bimbo che ho ordinato, e spero vada meglio. Nelle tre passeggiate fatte finora, soprattutto l'ultima di domenica, tutti e quattro insieme, mi ha fatto male al cuore vedere la sua difficoltà a indossarla, a sopportarla, a respirarci dentro e pensare che potrebbe essere così per sempre. 

Attività fisica nell'ingresso-palestra
Infatti, lo scoramento riguarda il fatto che le bimbe non avranno mai una vita come è stata la nostra fino a pochi mesi fa, e chissà se se la ricorderanno la vita detta “normale”.
Per loro la normalità sarà stare distanti, non toccarsi, non darsi la mano, forse non avere più feste di comunità come quelle che si sono succedute in questi anni nè andare al cinema con la possibilità di condividere un commento con il vicino di poltrona? E la scuola come sarà, sempre a distanza? E si dovranno abituare a correre con la mascherina? Dovranno andare a prendere il gelato a 100 metri da casa?
Tutto ciò mi terrorizza e mi scatena un diffuso formicolio sottopelle, di rigetto.
Forse sto sottovalutando le capacità di adattamento dei bambini.
Forse, come si diceva con Lui ieri sera, anche io riuscirei nell'impresa che ora mi pare impossibile da accettare: fare la spesa on line, senza poter vedere dal vivo e confrontare pacchi di biscotti, tastare la verdura, ringraziare e augurare buon lavoro al salumiere.
Spinta dalla necessità, dal non poter fare altrimenti, magari ci riuscirei anche io.
Spero solo di volerci riuscire, nel caso dovessi.

    #iorestoacasa
    #sconforto
    #eccezionalità
    #normalità
    #paura
    #migodolebimbeprimachecrescano

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