#iorestoacasa
giorno 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26 e 27
Aspettative.
Ci
sto pensando molto in questi giorni, come tutti. Si passa da quelle
più immediate a quelle sul lungo periodo.
Al
primo gruppo appartiene l'aspettativa di riuscire a scrivere questo
post. Dopo la prima parola, la Pulci mi è venuta a chiedere di farle
vedere una cosa al computer, sul padlet creato dalle maestre della
scuola materna. «Un
attimo». Che, accompagnato
da un leggero sospiro e/o da sollevamento degli occhi al cielo, è
uno degli intercalari più abusati del periodo.
Quelle
a cui si pensa maggiormente sono però le aspettative sul dopo: come
saremo, come vivremo, cosa accadrà all'economia, ai rapporti
sociali, all'ambiente, alla quotidianità.
A
me è però venuto istintivo pensare alle aspettative
sull'oggi.
A
ciò che è necessario.
Intendiamoci:
non sono una seguace dell'austerità, nè nella vita pre virus, nè
adesso. Solo, ho iniziato a riflettere su quale sia la nostra
percezione della necessità.
Difficile
sapere e intercettare i bisogni personali e quelli familiari.
Difficile conciliare il
desiderio di avere ciò cui siamo abituati e rinunciare a ciò che
tanto indispensabile non dovrebbe esserlo in un periodo di
difficoltà.
Abbiamo
iniziato a pensarci con la Mamma-nonna qualche settimana fa, quando
mi ha espresso il desiderio di comprare una colomba,
subito ritirato perchè «In questo momento non è necessaria».
Vero:
ci si può rinunciare. Così come all'uovo di Pasqua, allo spumante,
alla carne per la griglia di Pasquetta, ai fiori, alle creme del
negozio di fiducia, ai giocattoli.
Sfizio a cui non si può rinunciare...
il sorriso di chi consegna a domicilio
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In
tempi di quarantena si dovrebbe poter rinunciare a tutto ciò che è
superfluo. Ma a che
livello si è spinto il nostro grado di necessità delle cose?
Non possiamo più vivere senza i beni succitati, così come sembra
un'impresa eroica riuscire a rinunciare ad andare dall'estetista, dal
parrucchiere, dal massaggiatore, dal gelataio che prepara il gusto che tanto ci piace.
Per
solidarietà con chi l'isolamento lo ha vissuto veramente durante la
Seconda Guerra o lo sta vivendo in Medio Oriente a causa dei molti
conflitti in corso si dovrebbe essere moralmente solidali e
rinunciare a tutto ciò che non ci garantisce la semplice
sopravvivenza.
Ma
ne saremmo capaci? No, non credo.
Ma
sarebbe giusto? No, non credo neppure questo.
Ma
potremmo riflettere su quali siano le nostre priorità? Sì, questo
almeno sì.
Mi
unisco quindi al coro di coloro che dicono che si dovrebbe ripensare
alla propria esistenza,
impostarla su nuove basi ora che abbiamo tempo di riflettere su ciò
che siamo stati fino adesso e su ciò che vorremmo essere. Sul tempo
che dovremmo dedicare alla famiglia, al lavoro e ai social, nella
speranza che (questo sì) internet, chat, webinar, didattica a
distanza e tutorial ritornino almeno parzialmente nella linea d'ombra
da cui sono emersi.
Cos'altro
potremmo rimodulare passata l'emergenza?
Sebbene
sia sempre stata a favore delle aperture
festive di supermercati e centri commerciali,
credo che questa esperienza ci abbia insegnato che è possibile
programmare la spesa settimanale senza per forza dover correre a
comprare le lasagne la domenica mattina per il pranzo della festa.
Un'idea potrebbe essere quella di aperture a rotazione fra i vari
supermercati della zona, chissà.
Potremmo
continuare a portare a
passeggio i cani con
il fervore con cui lo stiamo facendo adesso o desiderare
di far uscire i bambini
con lo stesso ardore che, quando varcheremo il portone, ci ricorderà
di lasciare a casa il cellulare per dedicarci esclusivamente a loro.
Potremmo
proseguire nella condivisione
di ricette, trucchi e rimedi casalinghi vari su come pulire, cucinare pizza e pane, realizzare lavoretti con i propri figli.
Potremmo
protrarre i lamenti per
la didattica a distanza,
spesso incomprensibile nelle indicazioni o difficile da raggiungere
per mancanza di mezzi, per rivalutare all'opposto l'importanza della
scuola con le sue lezioni frontali e i compiti scritti su diari e
quaderni.
Potremmo
ricordarci la bellezza di restare in pigiama fino a tardi, di non
dover comprimere in mezz'ora azioni come colazione, doccia, lavaggio
dei bambini, vestizione, gestione di capricci e lamenti, imbarco in
auto e corsa verso la scuola.
Potremmo
continuare a telefonare
o videochiamare amici
e parenti anzichè spedire frettolosi messaggi, non
smettere di leggere i giornali
(cartacei o digitali) per approfondire e riflettere sulle notizie
frettolosamente incamerate da facebook: e, a questo proposito,
un'abitudine che non vorrò perdere sarà leggere La
prima cosa bella ogni
mattina sul sito di Repubblica, fonte di grandi spunti di pensiero.
Come ha scritto qualche giorno fa Gabriele Romagnoli (https://rep.repubblica.it/pwa/rubrica/la-prima-cosa-bella/2020/04/02/), non sappiamo
ancora quando, ma si tornerà a una normalità che non sarà quella
di prima: sarà una
nuova normalità, pronta a ricadere presto o tardi in una banale e
stressante quotidianità che magari ci farà pure rimpiangere i tempi
lenti di adesso.
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