lunedì 30 marzo 2020

riflessioni semiserie su #iorestoacasa

#iorestoacasa giorno 14, 15, 16, 17, 18 e 19
Compito della scorsa settimana
Non so in verità se i giorni corrispondano a quelli reali di questa quarantena. Ho un po' perso la cognizione del tempo, ricordo con discreta certezza solo il giorno della settimana in cui ci troviamo. E la settimana scorsa è stata piuttosto impegnativa.
Complice il brutto tempo, l'impossibilità di giocare un po' in giardino e i compiti da fare, la Princi ha iniziato a dare segni di malumore e insofferenza, un disagio che mi ha preoccupata perchè non riguarda solo questo periodo ma la fiducia in se stessa, nel voler provare a imparare cose nuove e l'incapacità di capire cosa desideri fare.
Un discorso tipo fra noi è stato:
«Sono stufa di stare in casa!»
«Amore, ma non sei solo tu in questa situazione. E poi guarda che quando si potrà uscire, significherà tornare a scuola, a hip hop, avere insomma tutti gli impegni»
«Ma io non voglio tornare a scuola!»
Ecco: e il giorno dopo ricevo il messaggio della maestra con una sviolinata sulla sua diligenza e la convinzione che anche adesso si stia applicando.

In cucina con la Pulci
A prescindere da questo, uscire a fare la spesa e andare due ore al lavoro nel week end mi ha sollecitato delle riflessioni semi-serie su ciò che vedo e quali immagino siano i comportamenti che stiamo tenendo e su quelli che potremo avere in seguito.
Per esempio, al supermercato...
Ho notato molti più uomini che donne a fare la spesa: segno di maschilismo del tipo “io non mi ammalerò perchè sono più forte” o di femminismo del genere “visto che sei a casa e non hai da fare, almeno la spesa la puoi fare tu”?

Altra cosa è l'abbigliamento: sono due settimane che pure io, per uscire, mi vesto sempre uguale. E i pantaloni della tuta la fanno da padrone non solo su di me ma li indossano pure gli altri. Anzi: in alcuni casi, le persone sembrano proprio uscire vestite da casa, pieni di peli di cane e gatto, macchiati di vernice e con patacche di sugo. Forse smetteremo di cambiarci solo per andare a prendere il pane e arriveremo a comportamenti easy che ci porteranno magari a ritrovarci in coda alla cassa pure con i bigodini e la crema depilatoria sui baffetti.

Ciò che ancora non vedo, invece, è la capacità di avvicinarci nonostante le proibizioni. La preoccupazione e lo smarrimento su ciò che stiamo vivendo, oltre alla difficoltà di riuscire a guardare verso il basso quando si indossa la mascherina (che, diciamolo, è un'esperienza simile all'apnea) non ci permettono ancora di sorriderci con gli occhi, di sviluppare quella gentilezza che potrebbe scaturire dalla condivisione della medesima condizione.


C'è poi un'altro aspetto divertente che sto vedendo. Abitiamo di fronte a una campana per la raccolta del vetro. Oltre a essere diventati tutti all'improvviso amanti del fitness e delle corse all'aria aperta, oltre a esserci trasformati in fedeli amici dei cani che vengono portati a fare la passeggiata più volte al giorno, sembra che siamo tutti diventati più sensibili verso la raccolta differenziata. Mai l'aiuola di fronte a noi è stata così frequentata da persone che magari vengono anche solo per una-due bottiglie alla volta. Però ogni giorno.  
C'è da sperare che questo:
  1. sia un trend ecologista duraturo;
  2. non sia il primo passo per ritrovarci tutti agli Alcolisti Anonimi.
Pronte per la lezione di ginnastica
Un'ultima riflessione che ho fatto riguarda il proliferare di video/tutorial/lezioni/servizi di consegne a domicilio. Mi pare siano ottime soluzioni per continuare il proprio lavoro, reinventarsi, non sentirsi/ci soli, mantenere un po' di normalità. E sono pure un curioso modo per farci entrare nelle case degli altri, così che quando torneremo a incontrarci potremo commentare eventuali spostamenti di mobili o suggerire delle modifiche di arredo.
In qualche modo, non è vero che non ci si vede più, anzi: si vedono aspetti prima privati e ormai senza filtri, lasciando da parte pudori su cosa mangeremo per cena, le occhiaie di prima mattina, la polvere sul mobile e come rifacciamo i letti. Beninteso: se li rifacciamo.

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