#iorestoacasa
giorno 2 e giorno 3
Il
giorno 2 effettivamente era ieri, prima di sapere che solo le
attività indispensabili sarebbero rimaste aperte e che le
passeggiate fossero bandite a meno di non portare Fido a sgambettare.
E
ieri, quindi, ero ancora piuttosto felice. A dire il vero lo sono
anche oggi: come ha postato qualcuno su fb, i nostri nonni sono stati
mandati in guerra, a noi viene chiesto di stare a casa, con tv,
internet, cellulari, abbonamento a Sky, lavatrici e lavapiatti,
aspirapolvere senza filo, scorte di cibo anche per gli amici a
quattro zampe. E l'ultima volta in cui si sentivano messaggi
diffusi nelle strade cittadine, ancora perlopiù sterrate, era per
avvisare che stavano per arrivare aerei pronti a sganciare bombe e
per ordinare di raggiungere un rifugio, non per ricordare di serrare
i locali – proprio alla stessa ora degli storici coprifuoco.
Insomma: una volta ci si accalcava nelle viscere della terra, ora
bisogna trattenersi dal farlo alla luce della luna. Chissà che
direbbe Darwin di questa evoluzione della specie.
Darwin
che poi è uno degli argomenti ripassati ieri dalla Princi. Perchè
ecco come si è svolta la giornata 2.
Le
belve, almeno al momento, continuano a svegliarsi presto, troppo
presto. Ma anch'io, del resto: curiosa di scoprire, on line, quali
sviluppi ha avuto la diffusione del virus e, soprattutto, come le
persone la stiano affrontando. Uno dei tanti errori che credo di aver
compiuto è non aver studiato sociologia o psicologia: il
comportamento umano è uno degli aspetti che mi incuriosisce
maggiormente. E così quando ieri mattina mi sono concessa la
passeggiata-fitness per raggiungere la scuola della Princi e
recuperarle il quaderno, ho visto che – nel viale di fronte a casa
– le persone cercavano di scansarsi rispetto a dove stavo
camminando, mentre al ritorno, passando per il centro, i tavoli di
una gelateria erano al completo.
Avere il tempo di guardarsi attorno
mentre si cammina
|
Poi, quando ho visto un'infermiera che consoco fermarsi in un bar, mi sono chiesta di cosa stiamo parlando: perchè se non dobbiamo uscire e incontrarci, ma chi è addetto alla nostra salute lo fa, allora c'è qualcosa che non torna.
Sul monopattino con i giubbini nuovi |
Comunque,
nel primo pomeriggio, siamo uscite: io a piedi, le belve in
monopattino. E per loro, questo periodo, è una festa. Almeno
per il momento. Siamo arrivate fino in centro e la piazza sembrava
quasi più animata del solito, la città quella (deserta) di sempre.
Hanno fatto merenda sedute sui gradini di un monumento: un pic nic
urbano, come l'ho definito io.
Oggi
niente più uscite.
Almeno
fuori dal cancello.
Per
cui, eccoci in giardino: io con il pc sotto il sole, loro intente a
costruire una sorta di capanna-pasticceria-rifugio sotto il nespolo.
Il tutto dopo aver fatto un po' di compiti, allenamento sfruttando i
tutorial inviati dall'istruttrice della palestra che frequento (e mai
ho sudato così tanto durante gli allenamenti). Poi pulizie, quelle
non mancano mai: più approfondite e tranquille del solito.
E incontrare per caso lo zio con la sua Maggie,
unico modo per vedersi
|
Ecco,
la mia paura è questa: siamo sicuri che finita la quarantena sarà
facile tornare a quella routine che tanto sembra mancarci? Quella
in cui “alzati che è tardi, sbrigati a vestirti”, carica in auto
zaini e borsone da ginnastica, infila i pantaloncini dopo aver
depositato le belve, torna a casa e pulisci, prepara il pranzo, vai a
scuola, corri al lavoro, prepara la cena, pigiama e dormire? Ammetto
che questa vita da “Desperate housewives” non mi dispiace: avevo
bisogno di regalarmi tempo con le bimbe, con la scrittura, anche con
la casa: il tutto senza affanno.
E
poi diciamocelo, un vantaggio c'è nel non uscire: si può stare
struccate, in abbigliamento free style che certo non saranno le
tutine di ciniglia di Eva Longoria, ma magari permetteranno di
ridurre il numero di lavatrici e la montagna di panni da stirare.
Scrivere
seduta in giardino, gli uccellini che cinguettano incuranti di tutto
(o forse sono una sequela di sfottò nei confronti di noi umani),
qualche rara automobile che passa, passeggiate di sgambamento cane più lunghe del solito che mi permettono di vedere in faccia i vicini di casa.
Magari
questo periodo ci permetterà di prendere una pausa, di innestarci su
ritmi meno frenetici: per noi, per gli altri, forse per il mondo
stesso, se è vero che - grazie a questi stop - l'inquinamento è
palesemente diminuito e il livello dell'aria migliorato.
Insomma,
per il momento
#iorestoacasaesonofelicedistarci
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