giovedì 12 marzo 2020

Giorno 2 e 3

#iorestoacasa giorno 2 e giorno 3
Il giorno 2 effettivamente era ieri, prima di sapere che solo le attività indispensabili sarebbero rimaste aperte e che le passeggiate fossero bandite a meno di non portare Fido a sgambettare.
E ieri, quindi, ero ancora piuttosto felice. A dire il vero lo sono anche oggi: come ha postato qualcuno su fb, i nostri nonni sono stati mandati in guerra, a noi viene chiesto di stare a casa, con tv, internet, cellulari, abbonamento a Sky, lavatrici e lavapiatti, aspirapolvere senza filo, scorte di cibo anche per gli amici a quattro zampe. E l'ultima volta in cui si sentivano messaggi diffusi nelle strade cittadine, ancora perlopiù sterrate, era per avvisare che stavano per arrivare aerei pronti a sganciare bombe e per ordinare di raggiungere un rifugio, non per ricordare di serrare i locali – proprio alla stessa ora degli storici coprifuoco. Insomma: una volta ci si accalcava nelle viscere della terra, ora bisogna trattenersi dal farlo alla luce della luna. Chissà che direbbe Darwin di questa evoluzione della specie.
Darwin che poi è uno degli argomenti ripassati ieri dalla Princi. Perchè ecco come si è svolta la giornata 2.
Avere il tempo di guardarsi attorno
mentre si cammina
Le belve, almeno al momento, continuano a svegliarsi presto, troppo presto. Ma anch'io, del resto: curiosa di scoprire, on line, quali sviluppi ha avuto la diffusione del virus e, soprattutto, come le persone la stiano affrontando. Uno dei tanti errori che credo di aver compiuto è non aver studiato sociologia o psicologia: il comportamento umano è uno degli aspetti che mi incuriosisce maggiormente. E così quando ieri mattina mi sono concessa la passeggiata-fitness per raggiungere la scuola della Princi e recuperarle il quaderno, ho visto che – nel viale di fronte a casa – le persone cercavano di scansarsi rispetto a dove stavo camminando, mentre al ritorno, passando per il centro, i tavoli di una gelateria erano al completo.
Poi, quando ho visto un'infermiera che consoco fermarsi in un bar, mi sono chiesta di cosa stiamo parlando: perchè se non dobbiamo uscire e incontrarci, ma chi è addetto alla nostra salute lo fa, allora c'è qualcosa che non torna.
Sul monopattino con i giubbini nuovi


Comunque, nel primo pomeriggio, siamo uscite: io a piedi, le belve in monopattino. E per loro, questo periodo, è una festa. Almeno per il momento. Siamo arrivate fino in centro e la piazza sembrava quasi più animata del solito, la città quella (deserta) di sempre. Hanno fatto merenda sedute sui gradini di un monumento: un pic nic urbano, come l'ho definito io.

Oggi niente più uscite.
Almeno fuori dal cancello.
Per cui, eccoci in giardino: io con il pc sotto il sole, loro intente a costruire una sorta di capanna-pasticceria-rifugio sotto il nespolo. Il tutto dopo aver fatto un po' di compiti, allenamento sfruttando i tutorial inviati dall'istruttrice della palestra che frequento (e mai ho sudato così tanto durante gli allenamenti). Poi pulizie, quelle non mancano mai: più approfondite e tranquille del solito.

E incontrare per caso lo zio con la sua Maggie,
unico modo per vedersi
Ecco, la mia paura è questa: siamo sicuri che finita la quarantena sarà facile tornare a quella routine che tanto sembra mancarci? Quella in cui “alzati che è tardi, sbrigati a vestirti”, carica in auto zaini e borsone da ginnastica, infila i pantaloncini dopo aver depositato le belve, torna a casa e pulisci, prepara il pranzo, vai a scuola, corri al lavoro, prepara la cena, pigiama e dormire? Ammetto che questa vita da “Desperate housewives” non mi dispiace: avevo bisogno di regalarmi tempo con le bimbe, con la scrittura, anche con la casa: il tutto senza affanno.
E poi diciamocelo, un vantaggio c'è nel non uscire: si può stare struccate, in abbigliamento free style che certo non saranno le tutine di ciniglia di Eva Longoria, ma magari permetteranno di ridurre il numero di lavatrici e la montagna di panni da stirare.
Scrivere seduta in giardino, gli uccellini che cinguettano incuranti di tutto (o forse sono una sequela di sfottò nei confronti di noi umani), qualche rara automobile che passa, passeggiate di sgambamento cane più lunghe del solito che mi permettono di vedere in faccia i vicini di casa.
Magari questo periodo ci permetterà di prendere una pausa, di innestarci su ritmi meno frenetici: per noi, per gli altri, forse per il mondo stesso, se è vero che - grazie a questi stop - l'inquinamento è palesemente diminuito e il livello dell'aria migliorato.
Insomma, per il momento
#iorestoacasaesonofelicedistarci

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