Ieri
è stato il GIORNO UNO. E abbiamo resistito, neanche tanto
male.
compiti |
Finora
non mi sono mai dedicata, nel blog, a ciò che accadeva fuori dal
nostro microcosmo familiare o, più spesso, fuori dalla mia testa. Ma
il momento che stiamo vivendo, le trasformazioni, ripercussioni,
danni e forse qualche effetto positivo che ne derivano sono di tale
portata che è necessario scriverne. E poi, visto che ieri mattina la
Princi si è spaventata perchè inserivo curriculum su
internet e a sera ha detto «Potresti fare la scrittrice...o
scrivere di più sul blog» ci provo. Il tempo c'è.
Lo
ammetto: fino a domenica questa del Corona virus mi sembrava solo
una grande, gigantesca bufala.
Non
ho messo in discussione che ci fossero persone che si ammalavano e
non ce la facevano, ma seguivo la fazione di quelli che «le
influenze degli scorsi anni hanno comportato un numero maggiore di
decessi» assieme all'idea che fosse comunque un modo per distogliere
l'attenzione della popolazione da altri pensieri. Uno per tutti: il
referendum che si sarebbe dovuto tenere il 29 marzo. Prima della
stretta degli ultimi giorni, una mattina ho provato a cercare su
google il quesito referendario per averne vera consapevolezza. Beh,
ho trovato la notizia nascosta, riportata dopo mille altre e neppure
molto approfondita.
Biscottino
Superstar del pomeriggio1
|
In
verità, continuo a essere perplessa su molti aspetti e non
sono totalmente persuasa che ci siano altri argomenti, a livello
locale, nazionale e internazionale, che possano essere volutamente
occultati dal rincorrersi di real e fake news sul corona virus. Però
ho iniziato a essere più attenta. Forzatamente. E a essere
preoccupata. Non tanto per il virus in sè, ma per ciò che sta
causando e per le ripercussioni che avrà a livello sociale,
economico, familiare, di equilibri psicologici, di comportamenti.
Tutto
è cominciato domenica: come previsto, sono andata al
lavoro. Peraltro, sarebbe dovuto essere il mio primo giorno in una
nuova sede, con tutto il carico di preoccupazione perchè non
ricordavo perfettamente le procedure di apertura e non mi sentivo
adeguatamente preparata per sostenere una visita guidata. Di fronte
al portone del museo, un messaggio vocale della responsabile: «Aprite
ma non fate entrare nessuno finchè non arrivo e finchè non capiamo
cosa fare». Ero già
stata a casa una settimana, ero tornata al lavoro effettivamente
dispiaciuta perchè avevo apprezzato il tempo trascorso con le belve,
tempo che ultimamente non avevo avuto. Ma, ora, sapere
di non poter lavorare per un mese mi stava
destabilizzando, incupendo, preoccupando. Anche per quello stupendio
che, seppur normalmente non arriva a livelli dignitosi, ha il
fittizio potere di cancellare per qualche attimo il senso di colpa
per l'abbonamento in palestra.
Diploma di coraggio post vaccino |
Poi
è arrivato lunedì, con il vaccino della Pulci e la
promessa mantenuta di portarla al centro commerciale: sì, mi
sono sentita a livello sociale la peggiore delle mamme per “aver
sottoposto a rischio le mie piccole”. Mentre guidavo, la radio
raccomandava di stare a casa e ho avuto la tentazione di fare
dietrofront, con tutto il dispiacere che avrei provocato nelle bimbe.
Ma a livello personale, in quelle ore di moderata spensieratezza
(“non toccate niente, lavatevi le mani, non mettere le dita in
bocca”) mi sono sentita gratificata dai loro sguardi felici per
averle portate a mangiare dove mai andrei se scegliessi io, per aver
dedicato del tempo solo a loro, per aver fatto shopping solo fra
donne.
Il tutto in corridoi deserti, in un'atmosfera disinfettata e
pulita che credo di non aver mai visto.
L'ultimo caffè al bar
|
Poi,
a sera, prima di andare a letto, trovo su diverse chat
“la” notizia. Tutta Italia zona rossa. Ho provato panico.
Sapere di non poter fare qualcosa ti instilla immediato il desiderio
di farla. E così ho visto svanire la promessa di poche ore prima:
potremmo andare a passeggiare sul lungomare. Così come si è
volatilizzata l'idea di incentivare gli allenamenti in palestra, da
ieri sostituita con sessioni guidate da una app a cui prendono parte
pure le belve in una lezione domestica di educazione fisica.
Questo
post è solo una piccola premessa di cosa ho pensato in questi
giorni. E siccome di tempo per aggiornare il blog adesso ne avrò
parecchio, tanti saranno gli aspetti su cui soffermarsi. Per il
momento:
#iostoacasa
#migodolebimbeprimachecrescano
#avreivolutoregalarviunmondomigliore
#inquestoclimadapauranientefratellino
#tuttiinsiemeappassionatamente
#coccoliamociigatti
#iosperodinonimpazzire
#sperochedallinfluenzanonsipassiallodio
#stiamovicini
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