mercoledì 11 marzo 2020

Giorno 1: antefatti

Ieri è stato il GIORNO UNO. E abbiamo resistito, neanche tanto male.

 compiti
Finora non mi sono mai dedicata, nel blog, a ciò che accadeva fuori dal nostro microcosmo familiare o, più spesso, fuori dalla mia testa. Ma il momento che stiamo vivendo, le trasformazioni, ripercussioni, danni e forse qualche effetto positivo che ne derivano sono di tale portata che è necessario scriverne. E poi, visto che ieri mattina la Princi si è spaventata perchè inserivo curriculum su internet e a sera ha detto «Potresti fare la scrittrice...o scrivere di più sul blog» ci provo. Il tempo c'è.
Lo ammetto: fino a domenica questa del Corona virus mi sembrava solo una grande, gigantesca bufala.
Non ho messo in discussione che ci fossero persone che si ammalavano e non ce la facevano, ma seguivo la fazione di quelli che «le influenze degli scorsi anni hanno comportato un numero maggiore di decessi» assieme all'idea che fosse comunque un modo per distogliere l'attenzione della popolazione da altri pensieri. Uno per tutti: il referendum che si sarebbe dovuto tenere il 29 marzo. Prima della stretta degli ultimi giorni, una mattina ho provato a cercare su google il quesito referendario per averne vera consapevolezza. Beh, ho trovato la notizia nascosta, riportata dopo mille altre e neppure molto approfondita.

Biscottino Superstar del pomeriggio1
In verità, continuo a essere perplessa su molti aspetti e non sono totalmente persuasa che ci siano altri argomenti, a livello locale, nazionale e internazionale, che possano essere volutamente occultati dal rincorrersi di real e fake news sul corona virus. Però ho iniziato a essere più attenta. Forzatamente. E a essere preoccupata. Non tanto per il virus in sè, ma per ciò che sta causando e per le ripercussioni che avrà a livello sociale, economico, familiare, di equilibri psicologici, di comportamenti.

Tutto è cominciato domenica: come previsto, sono andata al lavoro. Peraltro, sarebbe dovuto essere il mio primo giorno in una nuova sede, con tutto il carico di preoccupazione perchè non ricordavo perfettamente le procedure di apertura e non mi sentivo adeguatamente preparata per sostenere una visita guidata. Di fronte al portone del museo, un messaggio vocale della responsabile: «Aprite ma non fate entrare nessuno finchè non arrivo e finchè non capiamo cosa fare». Ero già stata a casa una settimana, ero tornata al lavoro effettivamente dispiaciuta perchè avevo apprezzato il tempo trascorso con le belve, tempo che ultimamente non avevo avuto. Ma, ora, sapere di non poter lavorare per un mese mi stava destabilizzando, incupendo, preoccupando. Anche per quello stupendio che, seppur normalmente non arriva a livelli dignitosi, ha il fittizio potere di cancellare per qualche attimo il senso di colpa per l'abbonamento in palestra. 

 Diploma di coraggio post vaccino 
Poi è arrivato lunedì, con il vaccino della Pulci e la promessa mantenuta di portarla al centro commerciale: sì, mi sono sentita a livello sociale la peggiore delle mamme per “aver sottoposto a rischio le mie piccole”. Mentre guidavo, la radio raccomandava di stare a casa e ho avuto la tentazione di fare dietrofront, con tutto il dispiacere che avrei provocato nelle bimbe. Ma a livello personale, in quelle ore di moderata spensieratezza (“non toccate niente, lavatevi le mani, non mettere le dita in bocca”) mi sono sentita gratificata dai loro sguardi felici per averle portate a mangiare dove mai andrei se scegliessi io, per aver dedicato del tempo solo a loro, per aver fatto shopping solo fra donne.
Il tutto in corridoi deserti, in un'atmosfera disinfettata e pulita che credo di non aver mai visto.


L'ultimo caffè al bar
Poi, a sera, prima di andare a letto, trovo su diverse chat “la” notizia. Tutta Italia zona rossa. Ho provato panico. Sapere di non poter fare qualcosa ti instilla immediato il desiderio di farla. E così ho visto svanire la promessa di poche ore prima: potremmo andare a passeggiare sul lungomare. Così come si è volatilizzata l'idea di incentivare gli allenamenti in palestra, da ieri sostituita con sessioni guidate da una app a cui prendono parte pure le belve in una lezione domestica di educazione fisica.

Questo post è solo una piccola premessa di cosa ho pensato in questi giorni. E siccome di tempo per aggiornare il blog adesso ne avrò parecchio, tanti saranno gli aspetti su cui soffermarsi. Per il momento:
#iostoacasa
#migodolebimbeprimachecrescano
#avreivolutoregalarviunmondomigliore
#inquestoclimadapauranientefratellino
#tuttiinsiemeappassionatamente
#coccoliamociigatti
#iosperodinonimpazzire
#sperochedallinfluenzanonsipassiallodio
#stiamovicini

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