sabato 12 ottobre 2013

apnea



 

Oggi è una giornata così: che doveva andare in un modo, anche se non sapevo di preciso quale, e invece sta andando in un altro. E domani sarà lo stesso: perché ciò che non è stato fatto oggi slitterà inevitabilmente di ventiquattr’ore. Con buona pace del riposo, di un week end quasi interamente dedicato alla famiglia, di almeno un pranzo e/o cena a base di quelle cose che sto desiderando da qualche tempo, di due mostre in chiusura che volevo finalmente vedere.
E allora, tanto per far qualcosa e per dare un senso a questo sabato piovoso (ecco, almeno un risvolto positivo c’è) scriviamo. Scriviamo cosa vorrei, cosa desidero ora e cosa mi aspetto nei prossimi mesi, quando finalmente sarò a casa dal lavoro e potrò cercare di riproporre anche per la Pulci la situazione dell’attesa Princi.
Quello che vorrei.
·           Dormire una notte intera, anche senza svegliarmi più tardi del solito, ma almeno senza dovermi alzare due/tre volte per correre in bagno faticando quindi a riaddormentarmi perché pensieri nebulosi mi sovrastano;
·           andare almeno una volta  a settimana in piscina sola con la Pulci e il sabato mattina con la Princi: così, magari, il momento doccia-capelli finisce di essere una tragedia per l’acqua negli occhi;
·           andare almeno una volta al cinema con Lui: perché quasi non ricordo più la strada, non saprei più il percorso per il bagno (e questo, allo stato attuale, sarebbe grave), non ho quasi più memoria delle emozioni che si provano di fronte al grande schermo né della delusione che può provocare la scelta del film sbagliato;
·           andare a vedere i balletti che da tempo mi sono segnata in agenda;
·           andare all’Ikea a compare le stupidaggini che servono a noi e alla Mamma-nonna, opportunamente segnate sul catalogo ma ancora in attesa di essere acquistate;
·           portare più assiduamente la Princi in ludoteca: così magari il suo vocabolario si sblocca e il mio dito indice si rianima, dato che adesso ogni volta che ci andiamo lo stringe impaurita per trascinarmi da una zona all’altra;
·           andare agli incontri preparto dell’associazione di mamme e iniziare il corso preparto dell’ospedale;
·           andare al centro commerciale con la Princi e la Mamma-nonna, cosa che finora non è stato possibile fare;
·           vedere gli amici;
·           invitare a cena tutte le persone che vorremmo invitare con gli arretrati;
·           passeggiare in città senza il dubbio/pericolo che possa piovere da un momento all’altro;
·           fare un giro, magari da sola, a Trieste;
·           sistemare con calma il Princi-Pulci guardaroba per assegnare a ognuna il suo spazio;
·           sistemare la Princi-Pulci room per renderla principescamente accogliente: pronta, cioè, a risultare più simpatica alla Princi facendogliela sentire “sua” in modo che possa tranquillamente dormirci da sola e io riesca a riguadagnare posizioni nel lettone: almeno per qualche settimana prima dell’arrivo della Pulci;
·           riuscire a spannolinare la Princi prima del Pulci-allunaggio: impresa ardua dal momento che, dopo i successi iniziali, ora il vasino viene pensato come una comoda poltroncina su cui ascoltare i libri che le leggo;
·           andare via un week end: a Ferrara, per la mostra di Zurbaran; a Pisa, per far vedere alla Princi quella torre di cui imita l’equilibrio precario ogni volta che le canto la canzoncina; ovunque, per staccare un attimo la spina prima di questa nuova, faticosa, esaltante, sfinente avventura.
Perché lo ammetto: in questi ultimi tempi vorrei scappare.

tra le incombenze quotidiane,
la smacchiatura dei panni principeschi
Lontano dalla casa da pulire e riordinare, dai panni da stirare, dalle cene da preparare in anticipo perché sarò fuori tutto il giorno, dai pensieri per la salute della nonna-bisnonna e per le condizioni della mamma-nonna, dai pensieri per come alloggiare la Princi se la situazione dovesse precipitare, dai rimorsi perché «Oddio, lo sto trascurando!», da quelli perchè forse dovrei pensare di più alla Pulci e temo che ne risenta, dalla paura di non riuscire a gestire il carico pratico ed emotivo di questo nuovo inizio, dal sollievo perché tra poco finirò di lavorare mentre dovrei esserne rammaricata dato che al termine del periodo di maternità sarò di nuovo a piedi e, comunque, non lavorare significherà stare ventiquattr’ore su ventiquattro con due bimbe piccole, la paura di scoppiare e un blog che rimarrà inattivo dall’allunaggio della Pulci fino al momento in cui le passerotte di casa non usciranno di casa dicendomi: «Ciao mamma, noi andiamo in discoteca!».

Aaaargh, che angoscia!
Solo l’altro giorno ho realizzato che tra poco ogni mattina dovrò lavare, vestire, cambiare, ricambiare, dar da mangiare a due piccole cozze invece che una sola: che già è un’impresa.
E quando avrò finito con una dovrò iniziare con l’altra; e chissà se avanzerà tempo per farmi una doccia o sarà meglio pensare a qualche soluzione per un bagno collettivo: tanto, siamo tutte donne.
Secondo Lui il problema maggiore sarà scendere due piani di scale con Pulci e Princi al seguito: secondo me, quando chiuderò la porta alle mie spalle il peggio sarà passato, o almeno una parte.
Perché poi verrà il momento di sistemarle in auto, di spingere il passeggino stando attenta che la Princi non scappi per conto suo se vuole camminare in autonomia, di sincronizzare i momenti di pappe e merende cercando di trovare il tempo per sgranocchiare almeno un cracker pure io.  
Sì, in effetti non dovrei preoccuparmi troppo dei chili che stanno salendo, dei dolci – secondo me sempre troppi – che mangio ora: dopo avrò ben tempo e modo di smaltirli.
Spero solo che, in tutto questo, ci siano sempre gli abbracci con “pat pat” sulla spalla che mi dispensa la Princi, i suoi sorrisi e il suo corrermi incontro a braccia aperte se non mi vede per un po’.
Ah, già: dimenticavo che fra qualche mese sarò sempre con lei e quindi, almeno di questi, dovrò fare a meno.

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