Oggi è una giornata così: che doveva
andare in un modo, anche se non sapevo di preciso quale, e invece sta andando
in un altro. E domani sarà lo stesso: perché ciò che non è stato fatto oggi
slitterà inevitabilmente di ventiquattr’ore. Con buona pace del riposo, di un week end quasi interamente dedicato
alla famiglia, di almeno un pranzo e/o cena a base di quelle cose che sto
desiderando da qualche tempo, di due mostre in chiusura che volevo finalmente vedere.
E
allora, tanto per far qualcosa e per dare un senso a questo sabato piovoso
(ecco, almeno un risvolto positivo c’è) scriviamo. Scriviamo
cosa vorrei, cosa desidero ora e cosa mi aspetto nei prossimi mesi, quando
finalmente sarò a casa dal lavoro e potrò cercare di riproporre anche per la
Pulci la situazione dell’attesa Princi.
Quello che vorrei.
·
Dormire una
notte intera, anche senza svegliarmi più tardi del solito, ma
almeno senza dovermi alzare due/tre volte per correre in bagno faticando quindi a
riaddormentarmi perché pensieri nebulosi mi sovrastano;
·
andare almeno una
volta a settimana in piscina sola con la Pulci e il sabato mattina con la Princi:
così, magari, il momento doccia-capelli finisce di essere una tragedia per l’acqua
negli occhi;
·
andare
almeno una volta al cinema con Lui: perché quasi non ricordo più la
strada, non saprei più il percorso per il bagno (e questo, allo stato attuale,
sarebbe grave), non ho quasi più memoria delle emozioni che si provano di
fronte al grande schermo né della delusione che può provocare la scelta del
film sbagliato;
·
andare a
vedere i balletti che da tempo mi sono segnata in agenda;
·
andare all’Ikea a compare
le stupidaggini che servono a noi e alla Mamma-nonna, opportunamente segnate
sul catalogo ma ancora in attesa di essere acquistate;
·
portare più
assiduamente la Princi in ludoteca: così magari il suo vocabolario si
sblocca e il mio dito indice si rianima, dato che adesso ogni volta che ci
andiamo lo stringe impaurita per trascinarmi da una zona all’altra;
·
andare agli
incontri preparto dell’associazione di mamme e iniziare il corso preparto dell’ospedale;
·
andare al
centro commerciale con la Princi e la Mamma-nonna, cosa che
finora non è stato possibile fare;
·
vedere gli
amici;
·
invitare a
cena tutte le persone che vorremmo invitare con gli arretrati;
·
passeggiare
in città senza il dubbio/pericolo che possa piovere da un momento all’altro;
·
fare un
giro, magari da sola, a Trieste;
·
sistemare
con calma il Princi-Pulci guardaroba per assegnare a ognuna il suo
spazio;
·
sistemare la
Princi-Pulci room per renderla principescamente accogliente: pronta, cioè, a
risultare più simpatica alla Princi facendogliela sentire “sua” in modo che
possa tranquillamente dormirci da sola e io riesca a riguadagnare posizioni nel
lettone: almeno per qualche settimana prima dell’arrivo della Pulci;
·
riuscire a
spannolinare la Princi prima del Pulci-allunaggio: impresa
ardua dal momento che, dopo i successi iniziali, ora il vasino viene pensato
come una comoda poltroncina su cui ascoltare i libri che le leggo;
·
andare via
un week end: a Ferrara, per la mostra di Zurbaran; a Pisa, per far vedere
alla Princi quella torre di cui imita l’equilibrio precario ogni volta che le
canto la canzoncina; ovunque, per staccare un attimo la spina prima di questa
nuova, faticosa, esaltante, sfinente avventura.
Perché lo ammetto: in questi
ultimi tempi vorrei scappare.
tra le incombenze quotidiane, la smacchiatura dei panni principeschi |
Lontano
dalla casa da pulire e riordinare, dai panni da stirare, dalle cene da
preparare in anticipo perché sarò fuori tutto il giorno, dai pensieri per la
salute della nonna-bisnonna e per le condizioni della mamma-nonna, dai pensieri
per come alloggiare la Princi se la situazione dovesse precipitare, dai rimorsi
perché «Oddio, lo sto trascurando!», da quelli perchè forse dovrei pensare di
più alla Pulci e temo che ne risenta, dalla paura di non riuscire a gestire il
carico pratico ed emotivo di questo nuovo inizio, dal sollievo perché tra poco
finirò di lavorare mentre dovrei esserne rammaricata dato che al termine del
periodo di maternità sarò di nuovo a piedi e, comunque, non lavorare
significherà stare ventiquattr’ore su
ventiquattro con due bimbe piccole, la paura di scoppiare e un blog che rimarrà inattivo dall’allunaggio
della Pulci fino al momento in cui le passerotte di casa non usciranno di casa
dicendomi: «Ciao mamma,
noi andiamo in discoteca!».
Aaaargh, che angoscia!
Solo l’altro giorno ho realizzato che tra poco ogni mattina dovrò lavare, vestire, cambiare, ricambiare,
dar da mangiare a due piccole cozze invece che una sola: che già è un’impresa.
E
quando avrò finito con una dovrò iniziare con l’altra; e chissà se avanzerà
tempo per farmi una doccia o sarà meglio pensare a qualche soluzione per un bagno collettivo: tanto, siamo tutte donne.
Secondo Lui
il problema maggiore sarà scendere due piani di scale con Pulci e Princi al seguito: secondo me,
quando chiuderò la porta alle mie spalle il peggio sarà passato, o almeno una
parte.
Perché
poi verrà il momento di sistemarle in
auto, di spingere il passeggino
stando attenta che la Princi non scappi per conto suo se vuole camminare in
autonomia, di sincronizzare i momenti di
pappe e merende cercando di trovare il tempo per sgranocchiare almeno un
cracker pure io.
Sì, in effetti non dovrei preoccuparmi troppo dei
chili che stanno salendo, dei dolci – secondo me sempre troppi – che mangio
ora: dopo avrò ben tempo e modo di smaltirli.
Spero
solo che, in tutto questo, ci siano sempre gli abbracci con “pat pat” sulla spalla che mi dispensa la Princi, i
suoi sorrisi e il suo corrermi incontro a braccia aperte se
non mi vede per un po’.
Ah, già: dimenticavo che fra qualche
mese sarò sempre con lei e quindi, almeno di questi, dovrò fare a meno.
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