sabato 5 ottobre 2013

LA Pulci





«Intanto mi sono fatta un’idea di cos’è: una femminuccia!».
Dopo dieci minuti di esplorazioni, la dottoressa P. ha confermato le mie sensazioni delle ultime settimane. Ne sono stata felicissima, pur sapendo che Lui sarebbe rimasto un po’ deluso. E nonostante poi, la sera, meditandoci sopra gli abbia confessato con le lacrime agli occhi (non viste) che forse da un certo punto di vista sarebbe stato “meglio” se fosse stato maschio: «Perché così la Princi  sarebbe rimasta unica». Ma ha ragione Lui: anche se lei sarà più e più volte gelosa per le centinaia di volte in cui le diremo di mollare perché la Pulci è piccola e per le migliaia di volte in cui le imporremo di condividere i suoi giochi con lei, la Princi è e sarà sempre la prima: la più coccolata, quella che ha ricevuto attenzioni esclusive, baci solo per lei, cure ossessive e attenzioni maniacali: e nonostante ciò sarà gelosa. Di rado i primogeniti pensano alla fortuna che hanno avuto, meditando solo sulle attenzioni per gli ultimi arrivati, le attenzioni che vedono e che si concretizzano in affetto oltre che in regali di cui loro magari si sentono depauperati.
La Princi è stata e sarà sempre la prima anche perchè per ogni novità che ha riguardato il suo allunaggio ero pronta ad accendere il computer e condividere parole ed emozioni via blog. Mentre ora, povera Pulci, sono passati già quattro giorni da quando abbiamo saputo che sarà una lei. Colpa di questo vortice infernale in cui mi sento risucchiare, soprattutto negli ultimi tempi. Un vortice fatto di turni al lavoro con annessi viaggi di alloggiamento della Princi, cene da lasciare pronte perché dalla mattina rientro solo la sera, montagne di panni che non si riescono a stirare e che continuano a ingolfare la lavatrice e la cestina, spesa da fare, oltre alla preparazione per il convegno, che comprenderebbe l’acquisto di adeguato abbigliamento: impresa ardua di per sé, ora poi che sono in formato carovana lo è ancora di più.
Insomma: mi sento in apnea.
Ma per fortuna che c’è la Princi, con i suoi abbracci, il suo corrermi incontro quando rientro dal lavoro, i suoi saluti allo shuttle: saluti e baci che, in realtà, si sono diradati da quando le abbiamo detto che è una sorellina. Cominciamo bene.
Per fortuna che, nelle visite in ospedale, c’è ancora quell’atmosfera di accudimento che mi fa sembrare di essere in famiglia, di muovermi fra le pareti di casa, fra persone amiche che ci tengono davvero a me.
La giovanissima dottoressa P. in particolare, mi ha fatto un’ottima impressione. Appena sono entrata si è presentata: fatto banale ma, se ci si pensa, piuttosto raro nelle visite con ticket, dato che in quelle a pagamento per forza di cose si sa chi ci si troverà davanti.
Poi, avvicinandoci al lettino, mi ha chiesto se avessi qualcuno da far entrare: domanda che in tante visite non mi sono mai sentita fare.
Quindi, mi ha spiegato passo passo la fisionomia della Pulci, i suoi movimenti, i suoi strani gesti ondeggianti. E per uno scrupolo estremo mi ha chiesto di tornare il giorno successivo per controllare meglio il cuoricino, avvisandomi poi che dovremo tenere sott’occhio la placenta che per ora è piuttosto “bassa”.
Così, mercoledì mattina, altra corsa di colazione-doccia-bagnetto-viaggio dalla Mamma-nonna-viaggio in ospedale-visita: che si è protratta per tutta la mattina perché, alla faccia della precocità delle differenze caratteriali, quanto la Princi era stata vanitosamente in posa per la morfologica, tanto la Pulci si è divertita a giocare a nascondino accomodandosi esattamente all’opposto della posizione “a favore”.
Quindi è stato il momento della rivelazione.
Lui, come per la Princi, non ha capito. Quando gli ho telefonato, sicura che afferrasse il riferimento a un discorso fatto con una coppia di amici (preoccupati perché, avendo un maschietto e una femminuccia, dovranno pensare a una casa più grande non reputando giusto lasciarli nella stessa stanza dall’età adolescenziale in poi) quando gli ho detto che avrebbero potuto tranquillamente dormire assieme fino al momento dell’università, si è subito lanciato in un entusiastico «Allora è maschio!», sentendosi rispondere «Ma non capisci mai ‘na mazza!». Poi però, rientrato dal lavoro, ha realizzato che per lui sarebbe stato vantaggioso: avrà un’altra persona che lo considererà un eroe mentre la Cenerentola di casa sarà la sottoscritta. Vero, purtroppo: basta vedere quante volte al giorno la Princi lo cerca con voce lamentosa da piccina abbandonata.
La mamma-nonna ha pianto di felicità, il nonno è rimasto interdetto e ha sperato che il controllo del giorno successivo fosse per verificare il sesso piuttosto che il regolare funzionamento di organi vitali. Per il resto contano le reazioni delle zie (entusiaste) e degli amici/amiche che si dividono tra postille di spirito pratico tipo «così avete già tutto pronto» e altre del tipo «il maschio sarà per il prossimo giro». Ma tanti sono quelli che, per fortuna, si limitano ad essere felici per noi.
Perché noi lo siamo, e molto: soprattutto da quando abbiamo iniziato a sentirla nuotare nella sua navicella, da quando la Princi ci diverte imitando una signora elegante che va a fare la spesa per comprare “quacqua, maissi (mais), uva” ( il suo nuovo giocattolo è un registratore di cassa con tanto di microfono, nastro trasportatore, carte di credito, bilancia), interrompendosi di tanto in tanto per rispondere al cellulare. E siamo molto felici nonostante nel giro di due settimane siamo già al secondo raffreddore e noi, indipendentemente da quanto e come dormiamo, ci sentiamo degli zombie. Zombie che parlano poco e vorrebbero avere qualche ora in più di tempo per potersi almeno guardare negli occhi e sfiorarsi una mano senza che questo succeda perché ci passiamo di braccio in braccio la Princi.

Nessun commento:

Posta un commento