martedì 16 aprile 2013

Questione di pelo bis e mamme perfette


E’ davvero troppo, troppissimo che non scrivo. E a questo punto è indispensabile che lo faccia come operazione di igiene mentale, altrimenti la testa scoppia e i pensieri in formato blog si disperdono ovunque.
 
Cominciamo con gli scampoli di un post, ossia i pensieri superstiti di quelli con cui ho commentato una giornata di ormai due settimane fa. Una giornata che sarebbe dovuta essere l’apice del relax e del sano egoismo, dove sano è un concetto altamente opinabile e suscettibile di una mole di sensi di colpa. Sebbene sommando i mesi della Princi a quelli del suo allunaggio sia mamma da ormai due anni, è infatti in costante aggiornamento il confine esistente fra il punto in cui comincio/finisco io e quello in cui comincia/finisce lei: che, ovviamente, nel mio caso vince sempre.
Per esempio, sono mesi che penso di comprarmi qualcosa di nuovo: ma bisogna pensare a dove incastrare questo impegno e a come gestirlo dato che per scegliere, provare, approvare mi ci vorrebbe una tranquillità che la Princi non garantisce. E quindi continuo a rigirarmi i soliti vestiti e un dilemma costante: ma come fanno le altre mamme a:

a.   lavorare;

b.  star dietro alla casa;

c.   star dietro al/ai pargoli: il che significa in prima battuta nutrirli, pulirli;

d.  star dietro ai pargoli bis: ossia, portarli in ludoteca, piscina, semplicemente giocare con loro;

e.   mantenersi appetibili per Lui e quindi: vestirsi e truccarsi in modo sempre impeccabile, non sbagliando un abbinamento borsa-scarpe-giacca-gonna, avendo sempre i vestiti ultimo grido e il rossetto fresco sulle labbra;

f.   andare in palestra/piscina/pilates/zumba senza trascurare centri estetici dove abbandonarsi a viziose manicure e trattamenti viso.
 
Me lo chiedo perché questa è la mia situazione al riguardo:
a. fortunatamente ho un lavoro poco impegnativo che, però, mi occupa i week end e al cui orario (part time) si deve aggiungere il tempo necessario al collocamento della Princi e la sottile insoddisfazione per non riuscire a realizzare i progetti che mi rotolano nella testa;

b. star dietro alla casa significa ripulirla quotidianamente delle ciocche di pelo lasciate incustodite da Mr. Billy e dal Sig. Degas che, a questo punto, dovrebbero essere calvi; invece, forse a nostra insaputa, si stanno rivolgendo a un centro per il trapianto di pelo. Quindi: se anche la mattina comincio a lavorare alle 10, il fatto che la Princi si svegli sempre e comunque alle  6.30 mi permette di riuscire in quella manciata di ore a preparare lei, nutrire la famiglia a due e quattro zampe, pulire casa, rifare il letto e, ovviamente in ultima battuta, preparare me: che così rischio di uscire di casa con uno stivale e una ciabatta;

c. si veda punto b.

d. è un punto sacrificato anche se forse ne esaspero il sacrificio: nel senso che anche nel momento del bagnetto o del passaggio aspirapolvere canto e interagisco con la Princi, ma mi sembra sempre troppo poco. E se per la piscina ci stiamo riattrezzando, per la ludoteca ci vado poco anche quando non lavoro: ammetto di preferire – se possibile – portarla a spasso per la città;

e. lasciamo stare: oltre ad avere mantenuto la stessa borsa per tutto l’inverno perché solo in quella ci stava il mondo che dovevo portarmi appresso, oltre al fatto che – come ovvio – non poteva fare sempre pendant con giacca e scarpe (rigorosamente flat e non tacco 12 ma nemmeno 5), ciò che di fresco mi ritrovo addosso non è il rossetto ma varie macchie di frutta, pasta, verdura che la Princi mi spalma addosso essendo piuttosto riottosa a pulirsele su altro che non sia la mia maglia.

f. e arriviamo al motivo del post, senza scordare di sottolineare che tutte queste cose mi confermano una mamma-con-i-calzettoni.

Dunque, riprendendo il filo del discorso, mercoledì 3 aprile doveva essere una giornata di relax. Preso finalmente appuntamento per la pulizia del viso e il massaggio che mi sono stati regalati a Natale, ho chiesto alla Mamma-Nonna di venire a prelevare la Princi per poter andare anche a zampettare in palestra. Insomma, almeno una volta a settimana mi piacerebbe riuscirci. Pulizia viso più palestra: la giornata doveva essere l’apice del godimento.

Galeotto fu il pelo e chi lo perse. Per riuscire a rendere abitabile la casa mi sono lanciata in una iper rapida ma approfondita pulizia mattutina all’inseguimento dei rotoli di pelo abbandonati. Capita da quando c’è la Princi che, guardando l’orologio, pensi che le lancette rimangano nella stessa posizione per un tempo infinito per cui quando, quindici cose fatte più tardi, lo riguardo, mi chiedo come sia possibile sia trascorso tanto tempo se poco fa erano le…

Così, ovviamente, sono uscita di casa tardi. Se non fosse stato per i peli di Billy e Degas… Per un minuto ho pensato di andare lo stesso ed entrare a lezione iniziata, cosa che però non ho mai fatto; per un altro minuto ho pensato di andare e fare attrezzi cercando di dimenticare quanto lo consideri noioso; per il tempo restante, pur dirigendomi verso la palestra, ho deviato al supermercato: così avrei anticipato i tempi e sarei stata a casa della Mamma-Nonna in tempo per pranzare con la Princi, cosa che mi diverte molto. Unico neo: essere uscita di casa completamente senza trucco. Ora: se è vero che quando lo uso si vede poco, evidentemente quando non lo uso si vede ancora di più. Me ne sono accorta dalle facce spaventate stile “Scream” di chi incrociavo fra un barattolo di pelati e una confezione di biscotti.
 
Beh, comunque poco male: resta sempre l’appuntamento dall’estetista come momento solo per me. Ma l’agitazione che percepisco attorno alla Princi da parte della Mamma-Nonna e della Nonna-Bisnonna mi induce a cancellare tutto. Esco con questa intenzione abbinandola al desiderio di rilassarmi e riflettere un po’ camminando e di recuperare così l’esercizio che non ho fatto la mattina dato che la passeggiata deve portarmi alla piscina dove ho iscritto la “piccola balena”. Ed è stata questa, insieme alla scarpinata, la migliore iniziativa del giorno.

 
Eccoci così alla seconda questione di pelo: dall’estetista. Mi lascio persuadere a mantenere almeno la pulizia viso, cosa effettivamente piuttosto necessaria e che di solito mi ha sempre tolto un bel velo di grigiore. Ma ho fatto i conti senza la nuova operatrice, piuttosto navigata dal punto di vista anagrafico ma che il grigiore si è limitata a trasformarlo in un senso di impiastricciamento a cui è giunta dopo avermi messa nell’imbarazzo di non sapere se lasciare che si accorgesse dell’impellenza di sfoltirmi le sopracciglia e disboscare i mustacchi o se, così facendo, si sarebbe risentita perché le stavo suggerendo come fare il suo lavoro. Al secondo strato di crema gliel’ho timidamente accennato e: «Mmh! Poteva dirmelo prima!». Evidentemente scocciata, me l’ha fatto poi pagare in un modo subdolo del quale mi sono però accorta solo la sera, prima di andare a dormire: dallo status Frida Kahlo, le sopracciglia erano state miseramente e grossolanamente amputate lasciando un’impressione di pulcino mal spiumato.

Rimane ora in ballo il massaggio: certo non salto di gioia all’idea di ritrovarmi di fronte la stessa persona. Ma, soprattutto, all’idea di andare per rilassarmi e uscire più elettrizzata che mai.

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