E’ davvero troppo, troppissimo che non scrivo. E a questo punto
è indispensabile che lo faccia come operazione
di igiene mentale, altrimenti la testa scoppia e i pensieri in formato blog
si disperdono ovunque.
Cominciamo con gli scampoli
di un post, ossia i pensieri superstiti di quelli con cui ho commentato una
giornata di ormai due settimane fa. Una giornata che sarebbe dovuta essere
l’apice del relax e del sano egoismo, dove sano è un concetto altamente
opinabile e suscettibile di una mole di sensi di colpa. Sebbene sommando i mesi
della Princi a quelli del suo allunaggio sia mamma da ormai due anni, è infatti
in costante aggiornamento il confine
esistente fra il punto in cui comincio/finisco io e quello in cui
comincia/finisce lei: che, ovviamente, nel mio caso vince sempre.
Per esempio, sono
mesi che penso di comprarmi qualcosa di nuovo: ma bisogna pensare a dove
incastrare questo impegno e a come gestirlo dato che per scegliere, provare,
approvare mi ci vorrebbe una tranquillità che la Princi non garantisce. E quindi
continuo a rigirarmi i soliti vestiti e un dilemma costante: ma come fanno le altre mamme a:
a.
lavorare;
b.
star dietro alla casa;
c.
star dietro al/ai pargoli: il che significa in prima battuta
nutrirli, pulirli;
d.
star dietro ai pargoli bis: ossia, portarli in ludoteca,
piscina, semplicemente giocare con loro;
e.
mantenersi appetibili per Lui e quindi: vestirsi e truccarsi in
modo sempre impeccabile, non sbagliando un abbinamento borsa-scarpe-giacca-gonna,
avendo sempre i vestiti ultimo grido e il rossetto fresco sulle labbra;
f.
andare in palestra/piscina/pilates/zumba senza trascurare centri
estetici dove abbandonarsi a viziose manicure e trattamenti viso.
Me lo chiedo
perché questa è la mia situazione al riguardo:
a. fortunatamente ho un lavoro poco impegnativo che, però, mi occupa
i week end e al cui orario (part time) si deve aggiungere il tempo necessario
al collocamento della Princi e la sottile insoddisfazione per non riuscire a
realizzare i progetti che mi rotolano nella testa;
b. star dietro alla casa significa ripulirla quotidianamente delle
ciocche di pelo lasciate incustodite da Mr. Billy e dal Sig. Degas che, a
questo punto, dovrebbero essere calvi; invece, forse a nostra insaputa, si
stanno rivolgendo a un centro per il trapianto di pelo. Quindi: se anche la
mattina comincio a lavorare alle 10, il fatto che la Princi si svegli sempre e
comunque alle 6.30 mi permette di
riuscire in quella manciata di ore a preparare lei, nutrire la famiglia a due e
quattro zampe, pulire casa, rifare il letto e, ovviamente in ultima battuta, preparare
me: che così rischio di uscire di casa con uno stivale e una ciabatta;
c. si veda punto b.
d. è un punto sacrificato anche se forse ne esaspero il
sacrificio: nel senso che anche nel momento del bagnetto o del passaggio
aspirapolvere canto e interagisco con la Princi, ma mi sembra sempre troppo
poco. E se per la piscina ci stiamo riattrezzando, per la ludoteca ci vado poco
anche quando non lavoro: ammetto di preferire – se possibile – portarla a
spasso per la città;
e. lasciamo stare: oltre ad avere mantenuto la stessa borsa per
tutto l’inverno perché solo in quella ci stava il mondo che dovevo portarmi
appresso, oltre al fatto che – come ovvio – non poteva fare sempre pendant con
giacca e scarpe (rigorosamente flat e non tacco 12 ma nemmeno 5), ciò che di
fresco mi ritrovo addosso non è il rossetto ma varie macchie di frutta, pasta,
verdura che la Princi mi spalma addosso essendo piuttosto riottosa a pulirsele
su altro che non sia la mia maglia.
f. e arriviamo al motivo del post, senza scordare di sottolineare
che tutte queste cose mi confermano una
mamma-con-i-calzettoni.
Dunque, riprendendo il filo del discorso, mercoledì 3 aprile doveva essere una giornata
di relax. Preso finalmente appuntamento per la pulizia del viso e il massaggio che
mi sono stati regalati a Natale, ho chiesto alla Mamma-Nonna di venire a
prelevare la Princi per poter andare anche a zampettare in palestra. Insomma,
almeno una volta a settimana mi piacerebbe riuscirci. Pulizia viso più
palestra: la giornata doveva essere l’apice del godimento.
Galeotto fu il pelo e
chi lo perse. Per riuscire a rendere
abitabile la casa mi sono lanciata in una iper rapida ma approfondita pulizia
mattutina all’inseguimento dei rotoli di pelo abbandonati. Capita da quando c’è
la Princi che, guardando l’orologio, pensi che le lancette rimangano nella
stessa posizione per un tempo infinito per cui quando, quindici cose fatte più
tardi, lo riguardo, mi chiedo come sia possibile sia trascorso tanto tempo se
poco fa erano le…
Così, ovviamente, sono uscita di casa tardi. Se non fosse stato per i
peli di Billy e Degas… Per un minuto ho
pensato di andare lo stesso ed entrare a lezione iniziata, cosa che però non ho
mai fatto; per un altro minuto ho pensato di andare e fare attrezzi cercando di
dimenticare quanto lo consideri noioso; per il tempo restante, pur dirigendomi verso
la palestra, ho deviato al supermercato: così avrei anticipato i tempi e sarei
stata a casa della Mamma-Nonna in tempo per pranzare con la Princi, cosa che mi
diverte molto. Unico neo: essere
uscita di casa completamente senza trucco. Ora: se è vero che quando lo uso si vede poco,
evidentemente quando non lo uso si vede ancora di più. Me ne sono accorta dalle
facce spaventate stile “Scream” di chi incrociavo fra un barattolo di pelati e
una confezione di biscotti.
Beh, comunque poco male: resta
sempre l’appuntamento dall’estetista come momento solo per me. Ma l’agitazione che percepisco
attorno alla Princi da parte della Mamma-Nonna e della Nonna-Bisnonna mi induce
a cancellare tutto. Esco con questa intenzione abbinandola al desiderio di
rilassarmi e riflettere un po’ camminando e di recuperare così l’esercizio che
non ho fatto la mattina dato che la passeggiata deve portarmi alla piscina dove
ho iscritto la “piccola balena”. Ed è stata
questa, insieme alla scarpinata, la migliore iniziativa del giorno.
Eccoci così alla seconda
questione di pelo: dall’estetista. Mi lascio persuadere a mantenere almeno
la pulizia viso, cosa effettivamente piuttosto necessaria e che di solito mi ha
sempre tolto un bel velo di grigiore. Ma ho fatto i conti senza la nuova
operatrice, piuttosto navigata dal punto di vista anagrafico ma che il grigiore
si è limitata a trasformarlo in un senso di impiastricciamento a cui è giunta
dopo avermi messa nell’imbarazzo di non sapere se lasciare che si accorgesse
dell’impellenza di sfoltirmi le sopracciglia e disboscare i mustacchi o se,
così facendo, si sarebbe risentita perché le stavo suggerendo come fare il suo
lavoro. Al secondo strato di crema gliel’ho timidamente accennato e: «Mmh!
Poteva dirmelo prima!». Evidentemente scocciata, me l’ha fatto poi pagare in un
modo subdolo del quale mi sono però accorta solo la sera, prima di andare a
dormire: dallo status Frida Kahlo, le
sopracciglia erano state miseramente e grossolanamente amputate lasciando un’impressione
di pulcino mal spiumato.
Rimane ora in ballo il massaggio: certo non salto di gioia all’idea
di ritrovarmi di fronte la stessa persona. Ma, soprattutto, all’idea di andare
per rilassarmi e uscire più elettrizzata che mai.
Nessun commento:
Posta un commento