domenica 20 settembre 2020

Ricordo ancora il primo giorno a scuola

 

Ultimi spritz di libertà

Quindi: ce l'abbiamo fatta.

Una riunione on line meno di ventiquattr'ore prima del suono della campanella e la scuola è ricominciata. Anzi, come si dice adesso: è ripartita.

Del resto queste notizie date sulla linea di partenza hanno avuto senso: fino all'ultimo momento le procedure di accoglienza e gestione delle eventuali emergenze e dei nostri bimbi potevano subire delle variazioni.

Per dovere di cronaca accennerò allo smarrimento genitoriale di fronte a una situazione che muta da scuola a scuola e che viene aggiornata di ora in ora, tanto che per noi il divieto di lasciare qualsivoglia cosa sotto il banco si è già trasformato in un messaggio whatsap che avvisava di portare tutti i libri a scuola, previa scaricamento della loro versione digitale su cellulare o tablet. Che poi, se i libri ce li avessero sempre con sè, è tempo sprecato. Ovviamente tempo dei genitori che si devono pure incazzare con password che non funzionano e simili.

Per noi adulti si respira aria di lager quando sentiamo dire che i bimbi, al momento della ricreazione, possono beneficiare di un quadrato in giardino: per loro, credo sia solamente importante poter giocare con i propri compagni di classe e anzi, forse ne beneficia il loro sentimento snobistico di non mescolarsi con i più piccoli o con i colleghi delle altre classi.

All'ingresso
Certo: è strano accompagnarli tutti mascherati, aver aggiunto negli zaini la bustina con gel e maschera di ricambio e, nel nostro caso, pure un rotolo di carta igienica (non si sa se causa covid o ristrettezze della scuola). Ma, sempre per dovere di sincerità, come non rimanere allibiti, perplessi, frastornati o divertiti dalla rigidità del rispetto delle regole all'interno del recinto scolastico – destinata a mio avviso a spegnersi gradualmente nelle prossime settimane – e il lassismo cui figli e genitori si lasciano andare al di fuori di quello, anche giustamente? Perchè diciamolo: se la situazione dei contagi è grave, è grave ovunque e a ogni ora ed è insito nel genoma umano il mancato rispetto delle norme affidato alla sola coscienza individuale e al senso di responsabilità dei singoli.

Detto ciò, e ribadita pure l'incongruenza fra i proclami sull'importanza della riapertura e la chiusura delle scuole dopo soli tre giorni causa referendum, parliamo della nostra ripartenza.

Una ripartenza segnata dall'inizio della scuola primaria della Pulci che, fino alla stessa mattina del 16, ha continuato a dire che lei avrebbe fatto scuola da casa. Andiamo bene.

La colazione del rientro

Il primo giorno di scuola, ma anche i due successivi, entrambe si sono svegliate prestissimo ma fortunatamente siamo passate dalle 6 del mercoledì alle 6.20 del venerdì. Per incentivarle alla ripresa avevo preparato crepes alla nutella per colazione, riempito pennarelli etichette e tutto il materiale scolastico di cuoricini stampigliati accanto ai loro nomi e hanno pure voluto entrambe indossare gli orecchini con le coccinelle come buon auspicio. E nonostante la preoccupazione e l'agitazione per il fatto di rivedere i compagni, la mattina del primo giorno, durante la colazione, la Princi si è ammutolita e fatta tutta seria.

«Che succede?»

«No..., niente... È che stavo pensando a quel bambino, Stefano: lui non tornerà a scuola. I suoi compagni saranno un po' tristi.»

Già: e pure i genitori. E a tutti loro abbiamo pensato anche il pomeriggio seguente, quando cercavo di spiegarle che le sue crisi di ansia, i problemi che per lei sono insormontabili, a confronto con altre situazioni sono piccola cosa. Certo, ho aggiunto per onestà: poi uno sta male e pensa che non gli interessa delle sofferenze degli altri, per quanto gravi. Però le sto provando tutte per cercare di incoraggiarla e, a volte, credo di parlarle anche troppo e che nessuno ha mai parlato tanto con me per cui, “ai miei tempi” bisognava arrangiarsi.

Dopo la scuola...

Ma sto divagando. Per quanto riguarda la Pulci, all'entrata del primo giorno ha avuto la splendida sorpresa di trovare la maestra della materna ad accompagnare lei e i suoi amichetti dell'asilo dentro la classe per abbozzare quel progetto di continuità che il Covid ha bloccato nei mesi passati. E, all'uscita, ha trovato mamma, papà e nonna che pur incalzandola su come fosse andata non hanno ottenuto risposta: muta, in uno stato comatoso che si è risolto in una mega dormita appena entrata in auto in direzione Mc Donald. Altra dormita al ritorno e collasso finale sul lettone accanto al papà una volta arrivati a casa.

Nei due giorni successivi ha orgogliosamente proclamato di avere tanti compiti da svolgere e che la maestra di inglese l'ha interrogata chiedendole come si dica “cavallo”: e siccome lo scorso anno a Londra si era accuratamente informata su come si dicesse water, le abbiamo suggerito che poteva svelare pure quello alla maestra e ai compagni, o anche “scoiattolo”.

L'uscita del primo giorno

Poi, grazie alla maestra, ha imparato a lavarsi le mani: nel senso che «Mamma, la maestra ha detto che bisogna fare anche così, strofinare con le unghie», cosa che se le dico io, di lavarsele, manco il sapone si mette. E, allo stesso modo, la Princi reduce dalla lezione di educazione civica, materia che proclama con grande orgoglio, mi ha istruita sul fatto che le mascherine non vadano gettate a terra: speriamo che l'autorità superiore della maestra abbia fatto capire che nemmeno altre cose vanno abbandonate come rifiuti.

Certo, la felicità della novità o di rivedere gli amici si sono scontrate con la stanchezza dei ritmi di cui riappropiarsi, di una routine ormai persa e da ricostruire, nella quale rientrano pure le lezioni pomeridiane di hip hop a cui vanno incontro con grande entusiasmo nonostante le costringa a raggiungere la scuola di danza a piedi (non una grande distanza, ma per due bimbe tendenzialmente pigre sembra di raggiugnere il Catai).

E la stanchezza non ha colpito solo loro: pure per me non è stato facile sebbene la cosa più complicata sia nascondere la difficoltà del momento, fingersi moderatamente pimpante e mantere la calma nelle situazioni da 911.

In questa settimana mi sono approcciata per la prima volta alla sezione locale dell'Aism, ho avuto la data per la risonanza di controllo, sono stata (e sono) blandamente preoccupata per il ripresentarsi dei sintomi che precedevano le emicranie dello scorso anno, che non vorrei indicassero un peggioramento della situazione. Continuo poi a parlare e a incazzarmi con il mio alluce muto perchè non ci prova neppure a riprendere a parlare quando lo osservo con riprovazione in palestra. Così a volte, fra uno squat e un plank, mi viene da piangere per la rabbia. Ma poi mi dico che è solo un alluce. E in questi mesi ho camminato, saltato e giocato anche senza la sua approvazione.

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