Senza dubbio dovrei
fare altro: ma questo post ho iniziato a costruirlo nella mia testa ieri sera,
anche se ancora non ho affrontato l’argomento “cambio - casa” in modo
sistematico.
Ma oggi la cucina se ne va: e quanto mi è stato pesante non “salutarla” con un
ultimo pranzo oggi, prima della dipartita. Purtroppo però il caos da sgombro che
regna nella casa della mamma-nonna unito al caldo mi hanno sconsigliato questa
avventura, se non altro per non stressarmi in conseguenza dell’irritabilità
delle bimbe. D’altronde sono rare le
volte in cui si riesce a salutare chi se ne va. Purtroppo.
E così, eccomi a
salutare la cucina a modo mio: scrivendo. Sarà difficile pensare a “casa” senza
di lei, avendola sempre vista al suo posto nonostante il suo posto – negli anni
– sia cambiato più volte; e lei ha
saputo adattarsi ai nuovi spazi, più piccoli o grandi che fossero, senza
smettere mai di assolvere ai suoi compiti (eccezion fatta per la
lavastoviglie). Quella cucina probabilmente ha visto i miei primi passi,
sicuramente ha conosciuto i miei
deliranti balletti del sabato sera a imitazione della Cuccarini e della Parisi.
Sul suo tavolo ho imparato a leggere
e ho fatto i miei primi compiti: “le
forbici birichine”, che mi hanno vista insieme alla mamma e alla nonna china
sui giornali a cercare dettagli simpatici per un collage. Quella cucina mi ha
vista mangiare tutto e poi rifiutare
ogni cosa, ha conosciuto le rare intemperanze del nonno, i pianti della zia
arenata sui testi di psicologia, l’annuncio dell’arrivo di mio cugino. Sulla poltrona
sistemata tra tavolo e mobili ha visto consumarsi
e spegnersi chi se n’è andato e ha cercato di assorbire, a fatica, le
lacrime di chi è rimasto.
Su quel tavolo ho
festeggiato i miei compleanni più
belli e anche quelli più brutti, non festeggiati ma semplicemente trascorsi. Di fronte a nonna ho discusso di amori, università e lì ho poggiato le mie tesi. Davanti
a quei mobili sono passata con l’abito
da sposa: e se hanno retto a tutto questo e a 37 anni di utilizzo, a
malapena sono riusciti a mantenersi in forma a seguito delle scorribande di Princi e Briciolina: e l’arrivo
della prima, guarda un po’, l’abbiamo annunciato proprio in cucina. In quella
cucina nei cui mobili d’angolo mi nascondevo dopo aver tolto padelle e
padelline; in quella cucina che ho tanto odiato quando odiavo ciò che
conteneva. In quella cucina in cui la mamma e la nonna piegavano le lenzuola e
avrei voluto tuffarmici dentro e dove, la mattina, eri sicuro che – alzandoti –
avresti trovato la radio sintonizzata
sulla Rai e la nonna che stirava. E io leggevo, forse per la centesima
volta, uno dei Topolino custoditi nella cassapanca: e pensavo che nulla sarebbe mai cambiato e niente di
brutto sarebbe mai potuto succedere. La cucina che, nel bene e nel male, con
la tv sempre accesa anche se non c’era nessuno a guardarla, è comunque sempre stata
il focolare di casa nostra.
Grazie per esserci
stata, per avermi vista crescere e avermi dato l’impressione che tutto sarebbe
stato solido, sempre e comunque.
Salutarti è un po’ come rendersi conto, una volta di
più, che il tempo passa e devo farmene una ragione.
Che bello, Eliana! 😍
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