venerdì 7 agosto 2015

Addio mobili (della cucina)

Senza dubbio dovrei fare altro: ma questo post ho iniziato a costruirlo nella mia testa ieri sera, anche se ancora non ho affrontato l’argomento “cambio - casa” in modo sistematico.



Ma oggi la cucina se ne va: e quanto mi è stato pesante non “salutarla” con un ultimo pranzo oggi, prima della dipartita. Purtroppo però il caos da sgombro che regna nella casa della mamma-nonna unito al caldo mi hanno sconsigliato questa avventura, se non altro per non stressarmi in conseguenza dell’irritabilità delle bimbe. D’altronde sono rare le volte in cui si riesce a salutare chi se ne va. Purtroppo.

E così, eccomi a salutare la cucina a modo mio: scrivendo. Sarà difficile pensare a “casa” senza di lei, avendola sempre vista al suo posto nonostante il suo posto – negli anni – sia cambiato più volte; e lei ha saputo adattarsi ai nuovi spazi, più piccoli o grandi che fossero, senza smettere mai di assolvere ai suoi compiti (eccezion fatta per la lavastoviglie). Quella cucina probabilmente ha visto i miei primi passi, sicuramente ha conosciuto i miei deliranti balletti del sabato sera a imitazione della Cuccarini e della Parisi. Sul suo tavolo ho imparato a leggere e ho fatto i miei primi compiti: “le forbici birichine”, che mi hanno vista insieme alla mamma e alla nonna china sui giornali a cercare dettagli simpatici per un collage. Quella cucina mi ha vista mangiare tutto e poi rifiutare ogni cosa, ha conosciuto le rare intemperanze del nonno, i pianti della zia arenata sui testi di psicologia, l’annuncio dell’arrivo di mio cugino. Sulla poltrona sistemata tra tavolo e mobili ha visto consumarsi e spegnersi chi se n’è andato e ha cercato di assorbire, a fatica, le lacrime di chi è rimasto.

Su quel tavolo ho festeggiato i miei compleanni più belli e anche quelli più brutti, non festeggiati ma semplicemente trascorsi. Di fronte a nonna ho discusso di amori, università e lì ho poggiato le mie tesi. Davanti a quei mobili sono passata con l’abito da sposa: e se hanno retto a tutto questo e a 37 anni di utilizzo, a malapena sono riusciti a mantenersi in forma a seguito delle scorribande di Princi e Briciolina: e l’arrivo della prima, guarda un po’, l’abbiamo annunciato proprio in cucina. In quella cucina nei cui mobili d’angolo mi nascondevo dopo aver tolto padelle e padelline; in quella cucina che ho tanto odiato quando odiavo ciò che conteneva. In quella cucina in cui la mamma e la nonna piegavano le lenzuola e avrei voluto tuffarmici dentro e dove, la mattina, eri sicuro che – alzandoti – avresti trovato la radio sintonizzata sulla Rai e la nonna che stirava. E io leggevo, forse per la centesima volta, uno dei Topolino custoditi nella cassapanca: e pensavo che nulla sarebbe mai cambiato e niente di brutto sarebbe mai potuto succedere. La cucina che, nel bene e nel male, con la tv sempre accesa anche se non c’era nessuno a guardarla, è comunque sempre stata il focolare di casa nostra.
Grazie per esserci stata, per avermi vista crescere e avermi dato l’impressione che tutto sarebbe stato solido, sempre e comunque.

Salutarti è un po’ come rendersi conto, una volta di più, che il tempo passa e devo farmene una ragione.

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