Bollettino di
guerra:
giovedì notte: mamma –con – calzettoni si trasforma in mamma - con - bacinella - al – seguito
venerdì: mocci che
iniziano a colare e mamma – con – calzettoni che inizia ad essere tramortita
dal mal di gola
sabato
pomeriggio: Lui steso sul divano con bacinella non solo a uso soprammobile
lunedì
pomeriggio: Princi con alterazione e Briciolina con naso inizialmente colante
da martedì a oggi: nasi che
colano, tosse continua, febbrine
Ed è di questo che vorrei scrivere. Perché
se il film ha avuto l’indubbio merito di tenermi sveglia fino alle 22.45, e se
in alcuni momenti mi ha fatto sorridere perché ha proiettato sullo schermo situazioni
ed emozioni che si manifestano quotidianamente anche nella casa – con – i calzettoni,
a ben vedere è piuttosto improbabile. Questa mamma che vive in un appartamento
rispetto al quale il nostro sembra la reggia di Caserta non solo per dimensioni
ma pure per pulizia e ordine; che deve organizzare – nelle sue intenzioni – la festa
perfetta per il sesto compleanno della figlia maggiore e deve ancora comprare
tutto l’occorrente per farlo; che ha un figlio piccolo stile ameba, che dove lo
mette sta e quindi se lo trascina senza che lui batta ciglio... beh, questa
mamma, riordina la casa solo per togliere i residui della colazione, peraltro l’unico
pasto della giornata; questa mamma, che seguiamo proprio nella giornata del
compleanno della sua piccola, non solo riesce a rifornirsi di ciò che le serve
per il mini party (io, tanto per dirla, avevo iniziato a far la spesa due
settimane prima e sono arrivata in affanno comunque) e addobbare la casa, ma
trascorre la mattina a fare shopping con le amiche dopo aver portato il bimbo
al parco giochi e aver affrontato varie discussioni con cafoni variamente
incontrati per strada. E se già per fare tutto ciò, la giornata di una mamma
normale si sarebbe dilatata da 24 a 48 ore, lei, senza battere ciglio, trova pure il tempo per sedersi – che sia
al giardinetto, sulle scale durante la festa della figlia o alla scrivania di
casa -, accendere il computer e
pubblicare continui post a commento della sua giornata. E così, da 48, le
ore della giornata sarebbero passate a 72. Perché è vero, ora sto scrivendo: ma
sarebbe stato più opportuno e forse salutare
per me dormire visto che la notte è stata costellata dai colpi di tosse di
Briciolina e che, come testimonia il bollettino di guerra iniziale, tutta la
settimana è stata (e continuerà a essere) dura. Comunque è vero: si tratta di
un film, quindi cosa aspettarsi?
Però a qualcosa è servito: farmi pensare
cosa significhi per me
essere mamma.
Essere mamma è come vestire i panni di un’acrobata: non per la miriade di cose da
incastrare per far funzionare tutto, ma per il timore che qualcosa vada storto
e loro stiano male, si facciano male, qualcuno faccia loro del male. Mi fa
sentire come una Penelope alla guerra:
perché ogni giorno bisogna combattere per lavare i denti, i capelli, bere il
latte, finire ciò che è nel piatto, vestirsi non con i sandali in dicembre.
E’ una
vertigine continua, un infinito viaggio sulle montagne russe che ti fa
passare dall’esaltazione per un abbraccio inaspettato e un “ti voglio tanto
bene!” sussurrato sul vater (nel momento del bisogno?!) allo sbigottimento per
capricci con strilla e batti piedi che non si sa da cosa sia stato innescato,
al senso di colpa per essere stata troppo dura, per aver fatto volare una mano
o una parola fino al timore di star sbagliando tutto perché tio chiedi da dove
vengano quelle bambine. Essere mamma è un puzzle
i cui pezzi si combinano ogni giorno in modo diverso: perché oggi puoi lavare
prima la grande, domani devi lavare di urgenza la piccola sopraffatta dalla
cacchina santa e tu chissà quando potrai fare la doccia; e se anche non
connetti finchè non bevi il caffè, il tuo lo bevi all’ora di pranzo perché prima
devi scaldare il latte a una, poi preparare il bibe all’altra e mandare al
lavoro Lui. Essere mamma è sostituire la musica degli U2 con le sigle di Peppa
Pig e Olivia, le serate a teatro e al cinema con le apparecchiature notturne del
tavolino da gioco. Essere mamma è dare ancor meno importanza al tuo look di
quanta ne dessi prima, scoprire che il tuo guardaroba è la metà di quello delle
piccole: e quando sei finalmente fuori da sola e potresti fare shopping, invece
che entrare nella catena che tanto ti piace, senza sapere come ti ritrovi davanti
ai negozi per bambini. Essere mamma è confondere i nomi di conoscenti e amici
con quelli dei protagonisti dei cartoni animati e pensare siano i tuoi vicini
di casa. Essere mamma significa credere che un cavallo stia correndo accanto
alla vostra auto e che una giraffa si stia affacciando alla finestra del
salottow. Essere mamma significa scoprire come sarebbe stato avere una famiglia
con un papà e una mamma, avere un fratello o una sorella. Essere mamma
significa capire a posteriori frasi e comportamenti che bisognerebbe ricordare
per non ripeterli: essere mamma è un esercizio di memoria e un atto di fede per
il futuro.
Nessun commento:
Posta un commento