venerdì 13 giugno 2014

quattro mesi di noi quattro


Bene. Belve insolitamente addormentate: entrambe a un’ora decente, entrambe nel proprio letto. Marito altrettanto insolitamente fuori casa. Tv che, invece, come al solito non trasmette nulla di buono. Mamma-con-i-calzettoni che, infilata la canotta-pigiama di Minnie, dopo un attimo di smarrimento ed ebbrezza del tipo «E mo’ che faccio?» si ricorda di avere un blog che non aggiorna da tempo. Da quando cioè quel fagottino rosa dal sorriso sdentato e gioioso, dal faccino tondo incoronato da un boschetto di capelli nerissimi è arrivato a scuotere quella che ormai rischiava di diventare una routine. 

Ovviamente abbiamo glissato questo pericolo: e ora che la Pulci ha 4 mesi possiamo dire che siamo ancora, e costantemente, in fase di rodaggio.

Perché la Princi frigna e fa capricci di continuo.
Perché la Pulci ora si è calmata (e so che mi pentirò di averlo scritto perché subito verro smentita) ma nei suoi primi sessanta giorni non ha fatto che piangere, tutto il giorno, tutti i giorni: e grazie alle braccia della mamma-nonna che, proprio a seguito di questa “manovalanza”, ha costruito un rapporto di speciale intesa con lei.
Perché Lui reclama a sua volta attenzioni e, a ragione, dice che sono diventata insopportabile.

Perché io piango perlomeno una volta a settimana, più spesso due:  perché mi sento in colpa del fatto di esserci troppo, troppo poco per l’una o per l’altra, di esserci male; perché non gioco con una e non coccolo/porto in piscina/a fare i massaggini/canto all’altra; perché ogni tanto faccio volare qualche sculaccione o sgrido una e ogni tanto sbotto con continui «Basta! Basta!» nei confronti dell’altra che magari sta solo piangendo per fame.

Perché vorrei avere il tempo di scrivere: per raccontare finalmente come è andata in quella splendida mattina di sole in cui è arrivata la Pulci; per cercare vanamente di descrivere la gioia dei suoi occhi quando incrocia i miei o l’effetto calmante che produce la vista della Princi anche quando le sue intenzioni non siano bellamente pacifiche; per fissare a futura memoria le frasi e le buffe parole che quotidianamente sforna la Pulci: che ora, a parte essere impinzata per i Mistogatti, in pieno clima mondiale ogni tanto borbotta «dell’elmo di Scipio, cinta testa».

Ma soprattutto, oltre a mantenere una certa salute mentale e una parvenza di contatto con il mondo esterno, scrivere potrebbe aiutarmi una volta di più a fermarmi per mettere a fuoco quanto siano meravigliose, entrambe: nonostante i loro capricci, pianti, incubi notturni e miei mal di testa. Perché un giorno, non troppo lontano, tutto questo mi mancherà: e già ora mi trovo a pensare che vorrei il tempo si fermasse: ovviamente, nei momenti in cui la Pulci ride e la Princi imita le posizioni di danza che le sto insegnando.

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