Forse è per consultare la mia agendina che la Princi cerca
sempre di arraffarmi la borsa.
Lo fa anche quando non mi vede per tutto il giorno: finge di
venirmi incontro sorridente e a braccia aperte per riempirmi di baci e finisce per
allungare le manine verso la tracolla cercando di sfilarmela. E dev’essere così che ha scoperto che domenica
era la festa della mamma. O anche no, dato che seppure sotto sotto mi fa
piacere se ricevo qualcosa per tramite del Papi, in realtà è una di quelle
ricorrenze che non mi piacciono. Come San Valentino, la festa della donna, la
festa del papà. C’è qualche merito nell’essere in coppia, nel portare i tacchi anziché
i boxer, o nell’arrivare a una riunione di lavoro con la cravatta sbavata da un
piccolo lumacone? C’è qualcosa da celebrare se si è/si ha qualcosa? Bene: vedo
che è cominciata l’opera di demolizione delle feste in vista dell’approcciarsi
del complecalzettone.
A parte queste divagazioni, è proprio da domenica che - con un’insistenza
martellante superiore a quella di alcuni giorni prima – la Princi ha iniziato a
ripetere «mamma!». Rientrati dalla gita in fattoria che ci aveva
fatto ben sperare in un pisolo ristoratore di svariate ore dato che la Princi
era caduta in catalessi appena acceso il motore dell’auto, è iniziato il refrain in modalità rap. Già perché appena
entrati nel cortile di casa e girata la chiave nel cruscotto, la Princi ha
sbarrato gli occhi. E così Lui è riuscito a riposare quasi due ore mentre la
mamma ha continuato a essere festeggiata inseguendo il passeggino con Winnie Pooh
in pigiama dal salotto alla cucina, dal bagno alla cameretta.
E al risveglio del Papi, mentre affettavamo la frutta per la macedonia, la Princi dal mezzo della
cucina, le sue gambette cicciottine che fuoriuscivano dal body ancora troppo
largo, ha iniziato a martellare:
«Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!».
Al secondo «Dimmi amore»
ho capito che non c’era niente da fare. Con intonazione interrogativa, simile a
un robottino o a un Cicciobello parlante, ha proseguito la solfa per dieci
minuti d’orologio. E Lui ha iniziato a imitarla:
per cercare di disattivarla ma, forse, più per l’invidia di essere ancora
confuso con il Papa e con Barbapapà.
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