martedì 14 maggio 2013

Giornate della MAMMA


Forse è per consultare la mia agendina che la Princi cerca sempre di arraffarmi la borsa.

Lo fa anche quando non mi vede per tutto il giorno: finge di venirmi incontro sorridente e a braccia aperte per riempirmi di baci e finisce per allungare le manine verso la tracolla cercando di sfilarmela. E dev’essere così che ha scoperto che domenica era la festa della mamma. O anche no, dato che seppure sotto sotto mi fa piacere se ricevo qualcosa per tramite del Papi, in realtà è una di quelle ricorrenze che non mi piacciono. Come San Valentino, la festa della donna, la festa del papà. C’è qualche merito nell’essere in coppia, nel portare i tacchi anziché i boxer, o nell’arrivare a una riunione di lavoro con la cravatta sbavata da un piccolo lumacone? C’è qualcosa da celebrare se si è/si ha qualcosa? Bene: vedo che è cominciata l’opera di demolizione delle feste in vista dell’approcciarsi del complecalzettone.

A parte queste divagazioni, è proprio da domenica che - con un’insistenza martellante superiore a quella di alcuni giorni prima – la Princi ha iniziato a ripetere «mamma!». Rientrati dalla gita in fattoria che ci aveva fatto ben sperare in un pisolo ristoratore di svariate ore dato che la Princi era caduta in catalessi appena acceso il motore dell’auto, è iniziato il refrain in modalità rap. Già perché appena entrati nel cortile di casa e girata la chiave nel cruscotto, la Princi ha sbarrato gli occhi. E così Lui è riuscito a riposare quasi due ore mentre la mamma ha continuato a essere festeggiata inseguendo il passeggino con Winnie Pooh in pigiama dal salotto alla cucina, dal bagno alla cameretta.

E al risveglio del Papi, mentre affettavamo la frutta  per la macedonia, la Princi dal mezzo della cucina, le sue gambette cicciottine che fuoriuscivano dal body ancora troppo largo, ha iniziato a martellare:

«Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!Mamma?!».

 

Al secondo «Dimmi amore» ho capito che non c’era niente da fare. Con intonazione interrogativa, simile a un robottino o a un Cicciobello parlante, ha proseguito la solfa per dieci minuti d’orologio. E Lui ha iniziato a imitarla: per cercare di disattivarla ma, forse, più per l’invidia di essere ancora confuso con il Papa e con Barbapapà.

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