giovedì 1 aprile 2021

SuperMammac19

 

Pesce d’aprile.

Ricordo come fosse ieri la volta in cui (chissà perché ero a casa da scuola) ho disegnato e colorato un pesce, ci ho messo dello scotch e l’ho attaccato sulla schiena delle impiegate. Poi, quando lo hanno scoperto, l’ho spostato sulla 126 gialla di una di queste che, il giorno dopo, mi ha detto sorridendo «Tra un po’ rischiavo di trovarlo nel piatto della minestra!».

Anche le bambine oggi hanno avuto un pesce d’aprile che non si dimenticheranno, così come nessuno di noi, tanto a livello planetario quanto a livello familiare, potrà scordare gli ultimi quindici mesi.

Il loro pesce d’aprile era bianco. Aveva anche estremità simili a braccia e gambe ma si muoveva con tanta lenta grazia che sembravano proprio delle pinne. La bocca si muoveva, ma il suono giungeva un pochino attutito dalla mascherina e dalla visiera antistante. Il pesce era in realtà un piccolo branco, immerso nel verde di uno dei più bei parchi cittadini che, per ironia della sorte, ho iniziato a frequentare con più assiduità da quando ho scoperto di essere una SuperMamma: lì, infatti, si trova la sede provinciale dell’Aism.

Insomma: le bimbe hanno dovuto fare il tampone. E, nella stranezza del periodo, rientra la nostra speranza che siano positive.

Sulla porta di casa della nonna...
   

Perché noi lo siamo: Lui da una settimana esatta, io lo stesso giorno ho fatto la prima dose di vaccino e il giorno successivo ho iniziato ad avere alterazione mentre nella notte fra sabato e domenica è arrivata la febbre a 38°. Lunedì il tampone e positiva pure io: chissà se per il contatto con lui o per conseguenza dell’iniezione. Ora, se le bimbe fossero positive, uscirebbero a metà aprile esattamente come noi, altrimenti alla fine del mese.

Come abbiamo affrontato la cosa?

Inizialmente con rabbia perché c’è stata un po’ di leggerezza da parte sua sul posto di lavoro. Poi, come una cosa che è successa e basta. Ma per le bimbe lunedì sera è stato diverso: disperazione, data soprattutto dall’incertezza che ci avvolgeva su come dovessimo comportarci. E con rammarico al pensiero che mentre gli altri torneranno a scuola, loro saranno ancora a casa: in che modalità seguiranno le lezioni, non si sa.

Si continua a cucinare...

Da due anni a questa parte prendo le cose un pezzetto alla volta, cerco di affrontarle senza drammi: da SuperMamma, non posso permettermelo.

Piango, ma in silenzio.

Mi dispero, ma di nascosto.

Mi preoccupo, ma cerco di tenere i pensieri dentro la testa senza darli a vedere: perché ciò che è più importante è la serenità delle bimbe.

Come ho già scritto una volta, non tengo nascosto nulla: parliamo di tutto, ci chiedono tutto e lo sconforto che ha fatto versare fiumi di lacrime è stato per l’impossibilità di avere risposte e di poter essere abbracciate. Che poi, quando il pediatra ci ha detto che sarebbe stato auspicabile un esito di positività anche per loro, bacio e sbaciucchio libero, sulle guance, le labbra, le mani.

Senza dilungarmi troppo, dirò che da oggi si apre un nuovo capitolo del blog: quello della SuperMammaconcalzettoni.19.

E, spero quotidianamente, racconterò la nostra esperienza: fatta di incontri, anche solo telefonici, con persone squisite e mai sazie di gentilezza. Di frasi dette e scritte da persone che già sapevo speciali ma che hanno confermato questa loro qualità, preoccupandosi che prenda gli allenamenti con calma (chi?? io??) o scrivendomi «D’altronde tu sei la mia ottimista preferita».

Un tempo avrei rigettato questo aggettivo come se potesse sporcarsi nell’avvicinarsi a me.

Ci ho pensato dopo aver letto il messaggio e ho concluso che sì: da due anni lo sono diventata.

E mi piace.

Per quanto sia faticoso essere il pivot della squadra.


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