La
terza elementare.
Me
la ricordo bene.
Ricordo
il primo giorno, con il terrore negli occhi di tutti quando abbiamo
scoperto che il maestro che finora ci aveva insegnato educazione
fisica, già terrorizandoci se sbagliavamo la destra con la sinistra,
sarebbe d'ora in poi stato il nostro insegnante di italiano,
matematica, storia, geografia, scienze. «Da adesso direte
“Buongiorno” e basta dare del tu».
E
poi, all'uscita, ogni giorno, tutti in fila: «Salutare e
partire!». E una lista di «Arrivederci».
Mi aspettavo, mi aspetto ancora a dire il vero, di rivederlo lì
sulla soglia della scuola quando vengo a prenderti di fronte allo
stesso portone.
Ogni
volta che ti accompagno, ci rivedo nel giardino a giocare a calcio le
mitiche partite maschi contro femmine, risento la sua radio che
diffonde la musica di Renzo Arbore mentre ci insegna “Cacao
meravigliao” e le volte in cui ci diceva «Baùl!»
subito dopo stringendoci in un generoso abbraccio.
Due
giorni fa sarebbe stato il tuo ultimo giorno di scuola: avremmo
scelto un vestito elegante, forse ne avremmo comprato uno nuovo visto
quanto sei cresciuta. Avresti salutato i tuoi compagni, felici e
pieni di adrenalina al pensiero di tre mesi di riposo.
Ma
in questo mondo alla rovescia che vi stiamo preparando, i tempi
della scuola e quelli della vacanza si sono mescolati e l'ultimo
periodo vi ha richiesto di maturare rapidamente.
Di
capire che certe volte bisogna sacrificare il bene individuale per
quello collettivo, che a volte è più importante l'affetto della
famiglia di quello degli amici che per voi è invece al primo posto.
Che
stare vicini è bello ma a volte soffocante.
Che
avere una sorella è prezioso e asfissiante.
Che
forse fare lezione a scuola è meglio che stare di fronte a un
computer o cellulare.
Che
un sorriso dal vivo, così come uno sguardo di rimprovero, contano
più di mille parole.
Mi
sono arrabbiata tante volte per la tua distrazione, per certo
pressapochismo, per il tuo disordine nel tenere i quaderni e
spargerli in ogni dove e per i tuoi eccessi sfibranti di perfezione
nel ricopiare frasi e poesie. Mi sono accorta, troppo tardi e meno
spesso di quanto avrei dovuto, che il modo in cui ti rimproveravo con
gli occhi annientava il tuo entusiasmo e ho cercato di riparare
distrattamente e senza dubbio non come avresti voluto.
Ho
cercato di trattenermi il più possibile per non interrompere il tuo
canto continuo, in un italo-inglese-principese che faceva
sembrare le hit del momento la cantilena del rosario. E ti ho vista
ballare senza sosta, inventando coreografie, dissimulando il
continuo guardarti nelle immagini riflesse delle finestre e delle
vetrine dei mobili.
Ti
ho vista insegnare a tua sorella a leggere e scrivere e subito
dopo ammonticchiare errori di grammatica sui fogli bianchi che
prendevi dal cassetto.
Ti
ho vista trasformarti in sirenetta con mani squamose per il
numero infinito di volte in cui le lavavi per paura del contagio e ho
cercato di tranquillizzarti quando riferivi impaurita le notizie
sentite al tigi, come dici tu.
Con
il sorriso e un pizzico di preoccupazione per il fatto che riporti le
nostre idee, ti abbiamo sentita indignarti per certe
decisioni politiche, per certi eventi sociali e con orgoglio ho
sostenuto la tua raccolta fondi casalinga per comprare un
respiratore: ma poi, siamo andate al supermercato e con un entusiasmo
che non vi ho mai visto prima nel girare fra gli scaffali di biscotti
e marmellate, avete scelto cosa comprare per le persone bisognose.
Cara
Princi, mille altre sono le cose che ho visto in te e ho scoperto di
te. La più stupefacente è che, sebbene ci sia sempre stata,
trascorrere questi mesi a stretto contatto è stato come
ritorvarti dopo tanto tempo in cui, fra il lavoro, gli impegni, le
frustrazioni, le preoccupazioni, i tentativi (chissà se riusciti) di
far sembrare tutto normale, non riuscivo a vederti davvero.
E
ti ho scoperta più grande, chiedendomi spesso dove fosse
andata la bimba che accompagnavo a scuola ogni mattina e dove fossi
stata io mentre crescevi.
Ogni
volta che chiedi quando si tornerà alla normalità cerchiamo di
farti capire che ormai questa È
la normalità.
Spero
tu possa continuare ad accoglierla così come hai fatto: con il
sorriso, i giusti momenti di malumore, l'alternarsi di entusiasmo e
scoramento, i proclami “sei la mamma migliore del mondo perchè....”
alternati a “odio la mia famiglia” senza un motivo.
Perchè
i motivi non sempre servono.
Certe
cose, nel bene e nel male, sono così e basta.
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