venerdì 12 giugno 2020

ultimo giorno di scuola

...Di ritorno dalla gita a Cividale, IV elementare
Due giorni fa sarebbe stato il tuo ultimo giorno di scuola.
La terza elementare.
Me la ricordo bene.
Ricordo il primo giorno, con il terrore negli occhi di tutti quando abbiamo scoperto che il maestro che finora ci aveva insegnato educazione fisica, già terrorizandoci se sbagliavamo la destra con la sinistra, sarebbe d'ora in poi stato il nostro insegnante di italiano, matematica, storia, geografia, scienze. «Da adesso direte “Buongiorno” e basta dare del tu».
E poi, all'uscita, ogni giorno, tutti in fila: «Salutare e partire!». E una lista di «Arrivederci». Mi aspettavo, mi aspetto ancora a dire il vero, di rivederlo lì sulla soglia della scuola quando vengo a prenderti di fronte allo stesso portone.
Ogni volta che ti accompagno, ci rivedo nel giardino a giocare a calcio le mitiche partite maschi contro femmine, risento la sua radio che diffonde la musica di Renzo Arbore mentre ci insegna “Cacao meravigliao” e le volte in cui ci diceva «Baùl!» subito dopo stringendoci in un generoso abbraccio.

Due giorni fa sarebbe stato il tuo ultimo giorno di scuola: avremmo scelto un vestito elegante, forse ne avremmo comprato uno nuovo visto quanto sei cresciuta. Avresti salutato i tuoi compagni, felici e pieni di adrenalina al pensiero di tre mesi di riposo.
Ma in questo mondo alla rovescia che vi stiamo preparando, i tempi della scuola e quelli della vacanza si sono mescolati e l'ultimo periodo vi ha richiesto di maturare rapidamente.
Di capire che certe volte bisogna sacrificare il bene individuale per quello collettivo, che a volte è più importante l'affetto della famiglia di quello degli amici che per voi è invece al primo posto.
Che stare vicini è bello ma a volte soffocante.
Che avere una sorella è prezioso e asfissiante.
Che forse fare lezione a scuola è meglio che stare di fronte a un computer o cellulare.
Che un sorriso dal vivo, così come uno sguardo di rimprovero, contano più di mille parole.

Mi sono arrabbiata tante volte per la tua distrazione, per certo pressapochismo, per il tuo disordine nel tenere i quaderni e spargerli in ogni dove e per i tuoi eccessi sfibranti di perfezione nel ricopiare frasi e poesie. Mi sono accorta, troppo tardi e meno spesso di quanto avrei dovuto, che il modo in cui ti rimproveravo con gli occhi annientava il tuo entusiasmo e ho cercato di riparare distrattamente e senza dubbio non come avresti voluto.
Ho cercato di trattenermi il più possibile per non interrompere il tuo canto continuo, in un italo-inglese-principese che faceva sembrare le hit del momento la cantilena del rosario. E ti ho vista ballare senza sosta, inventando coreografie, dissimulando il continuo guardarti nelle immagini riflesse delle finestre e delle vetrine dei mobili.
Ti ho vista insegnare a tua sorella a leggere e scrivere e subito dopo ammonticchiare errori di grammatica sui fogli bianchi che prendevi dal cassetto.
Ti ho vista trasformarti in sirenetta con mani squamose per il numero infinito di volte in cui le lavavi per paura del contagio e ho cercato di tranquillizzarti quando riferivi impaurita le notizie sentite al tigi, come dici tu.
Con il sorriso e un pizzico di preoccupazione per il fatto che riporti le nostre idee, ti abbiamo sentita indignarti per certe decisioni politiche, per certi eventi sociali e con orgoglio ho sostenuto la tua raccolta fondi casalinga per comprare un respiratore: ma poi, siamo andate al supermercato e con un entusiasmo che non vi ho mai visto prima nel girare fra gli scaffali di biscotti e marmellate, avete scelto cosa comprare per le persone bisognose.

Cara Princi, mille altre sono le cose che ho visto in te e ho scoperto di te. La più stupefacente è che, sebbene ci sia sempre stata, trascorrere questi mesi a stretto contatto è stato come ritorvarti dopo tanto tempo in cui, fra il lavoro, gli impegni, le frustrazioni, le preoccupazioni, i tentativi (chissà se riusciti) di far sembrare tutto normale, non riuscivo a vederti davvero.
E ti ho scoperta più grande, chiedendomi spesso dove fosse andata la bimba che accompagnavo a scuola ogni mattina e dove fossi stata io mentre crescevi.
Ogni volta che chiedi quando si tornerà alla normalità cerchiamo di farti capire che ormai questa È la normalità.
Spero tu possa continuare ad accoglierla così come hai fatto: con il sorriso, i giusti momenti di malumore, l'alternarsi di entusiasmo e scoramento, i proclami “sei la mamma migliore del mondo perchè....” alternati a “odio la mia famiglia” senza un motivo.
Perchè i motivi non sempre servono.
Certe cose, nel bene e nel male, sono così e basta.
#ultimogiornodiscuola
#terzaelementare
#ricordi
#normalità
#famiglia
#sorellanza
#crescere

Nessun commento:

Posta un commento