Quest’anno, per le vacanze di Natale, abbiamo optato per un all
inclusive.
Al caldo, cucina semplice ma con una punta di raffinatezza, qualche
gita anche serale/notturna e - quel che più conta – sempre tutti insieme.
Riposo? Non molto, a dire il vero: eravamo troppo impegnati a districarci fra
le alte temperature, le scariche di temporale e i rossori indotti dall’eccessiva acidità.
Curiosi di conoscere la meta?
Si tratta di una meta triplice: il salotto, la camera, il bagno.
Perché l’all inclusive ce lo ha regalato la Pulci la quale,
forse a corto di idee ma certo in
riserva di difese immunitarie, dopo una ripresa dall’ultima botta di
raffreddamento che l’ha tenuta a riposo per una settimana assieme alla Princi
permettendo a entrambe di godersi rispettivamente le ultime due mattine di
ludoteca e gli ultimi quattro giorni di scuola, è stata “out of order” dall’antivigilia
di Natale a oggi.
Tutto è cominciato così...
Approfittando della splendida e insolitamente calda giornata di sole,
decido di portare a pattinare su
ghiaccio la Princi, promessa che le avevo già fatto lo scorso anno ma che
era rimasta pendente. Ora: lei pensa che io piroetti come Elsa immaginando se
stessa scivolare sicura e soprattutto in piedi come Anna. Così, vinte le
titubanze legate al fatto che non sono proprio come l’eroina di “Frozen”, ci
siamo preparate e siamo salite in auto. Ma si vede che questa pattinata non s’ha da fare: arrivate a metà strada, la Pulci
ha avuto un problemino di stomaco nato dalla sua tosse persistente. Quindi:
dietrofront. Temevo scene madri della Princi per la mancata pattinata e invece
si è subito rassegnata, vuoi perché obiettivamente preoccupata per aver visto
la sorella star male (sì: le mie belve sono capaci di momenti di compassione
reciproca, cosa di cui sono molto fiera), vuoi perché abbiamo poi visto i
cartoni. Tanti cartoni. Montagne di cartoni si sono succedute davanti ai loro
occhi in questi giorni di festa: perchè la
tv resta la preferita nonostante la valanga di giocattoli ricevuti e che ci ha
costretti ad avviare il trasloco per lasciare loro spazio sugli scaffali
eliminando i miei libri, effettivamente “oggetti” inutili dato che restano
sempre chiusi.
Dalla tosse si è presto passati al febbrone, che in tre giorni si è
attestato sui 38° toccando punte di 39.1 nonostante gli antipiretici
somministrati. E nonostante l’ottimismo
del papàconinfradito che, la mattina del 24, ancora era convinto di
portarla fuori per il cenone e la tombola: impegni che io avevo archiviato
immediatamente e senza remore date le complicanze che comportano. Una vigilia separati: lui con la Princi
da una parte, la mamma-nonna e io a vegliare sul febbrone della Pulci davanti a
dei pezzi di pizza scongelata, qualche anello di cipolla fritto, panettone e
una bottiglia di prosecco per digerire le scene più truculente de “Il Padrino”
di cui avevo solo qualche memoria infantile. Per me è stata una serata
splendida, senza forzature, disagi, parole a mezza voce il cui volume è
superato da quello dei pensieri non detti. Ho
pure aperto la porta a Babbo Natale prima del previsto, convinta che (come
ogni anno) la cena si sarebbe dilungata. E invece alle 23.30 sento salire le
scale: «La
Princi era stanca: mi ha chiesto lei di tornare». Tanto stanca che, non paga
dei pacchi già aperti, si è fiondata sotto l’albero assieme alla Pulci, che ha
avuto un’ora di gloria nonostante l’influenza.
Non
avevamo programmi particolari per il giorno di Natale: avevo pensato di andarcene a Lignano prima di pranzo per vedere il
presepe di sabbia e mangiare quel che capitava in un bar o locale di passaggio.
Invece abbiamo preparato un piccolo pranzo natalizio prima di inaugurare una
nuova tappa
dell’ all inclusive, con la gastroenterite che ci ha accompagnati per tutto il
pomeriggio di Natale e la mattina di Santo Stefano, sempre a
braccetto con una tosse stizzosa.
Il 26
sarebbero dovuti venire zii e cugini a pranzo: invece, esaurita la scorta di
slip causa bombardamenti rivelatisi poi particolarmente dolorosi, abbiamo fatto
la prima gita. Al pronto soccorso,
dove eravamo in buona compagnia e dove abbiamo trascorso l’intera mattinata.
Guardando i cartoni nella sala d’aspetto mentre la Princi faceva lo stesso a
casa con la mamma-nonna. Ci siamo poi
tornati la sera dopo, fortunatamente standoci la metà del tempo e per
curare le piaghe causate dalla gastroenterite.
Bilancio di
queste giornate?
Quattro
notti di sonno frammentato, con la Pulci insieme a me nel lettone e il
papàconinfradito nel letto a castello assieme alla Princi. Tante fette di
panettone per ristorarmi dalla pesantezza psicologica della situazione. Tanti
sensi di colpa verso la Princi per averle dato poco retta rispetto alla Pulci.
Tanta preoccupazione per il timore che tornassero le convulsioni la sera della
Vigilia, visti certi sussulti della cucciola. Tanta voglia di non avere
malattie per casa per almeno un po’ di tempo: perché non abbiamo alcun
programma neanche a Capodanno, ma almeno starsene in tranquillità a mangiare
lenticchie senza dover correre in bagno sarebbe carino. E tanta gioia e calore provati quando, la sera del 26, sono venuti
gli zii: sentire dire dalla Princi che è stata felice che fossero stati con noi
racchiude ciò che io intendo per Natale. Con la N davvero maiuscola.
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