Come oggi, esattamente un anno fa, avevo il pre ricovero. Sembra trascorso un secolo: non solo la Princi si è concretizzata fra noi, ma addirittura parlotta, dice con sempre maggiore decisione “mamma!!” se vuol essere ascoltata e prelevata dal lettino la mattina, comincia a camminare. E poi, ora, ha appena vissuto il suo primo Natale, per fortuna senza esserne consapevole.
Sono state giornate strane in cui, una volta di più, ho capito quanto male mi faccia avendo sempre delle
aspettative. Come raccontare questi giorni? Beh, usiamo un po’ di ordine
cronologico e un po’ di “pillole di”: vediamo cosa viene fuori.
Sabato 22.
È stata una serata bellissima: gli amici a casa nostra, l’allegria,
la prima vera festa della Princi vestita con pigiamino natalizio. Sorrisi, l’attimo
del confessionale con l’amico di sempre, le partite a carte fino a mezzanotte. Da
ripetere, senza dubbio: anche solo per vedere quante persone ci vogliono bene.
Domenica 23.
Dopo un notte passata ascoltando il rumoroso respiro di Lui e
torturata dall’insonnia (legge di Murphy: succede sempre quando la Princi dorme
9 ore di fila), mi alzo condensando in 120 minuti l’equivalente di mezza
giornata di lavoro. Riordino e pulisco un po’ la cucina, svuoto e riempio la
lavastoviglie, elimino spazzatura, preparo la colazione per me e la Princi. Mezz’ora
prima di partire per il lavoro entro in camera a prendere gli asciugamani per
fare la doccia: Lui si alza perché gli dico che è ormai ora che io vada.
«Come stai?»
«Per niente bene: chiederò a mia mamma di venire a prendere la
piccola (….). Anzi: la puoi portare tu là?».
Risposta, mentre mi sto svestendo con lo spazzolino in bocca e con
il piede butto la roba sporca: «Ma la devo ancora lavare!».
«Bon, la porti così».
Cioè: in pigiama… Doccia in un nano secondo per poter lavare, in
pari tempo, anche la Princi. «Puoi darle almeno la merenda» che, ovviamente, le
avevo preparato mentre sparecchiavo, pulivo, riempivo la lavastoviglie.
«Non mi reggo in piedi».Beh, puoi anche sederti… ma mi limito a pensarlo.
Vado al lavoro per rilassarmi. Torno a casa. Pulisco e preparo il te
a quell’ameba che emerge dalle coperte sul divano. Dopo un’ora vado a
recuperare la Princi per portarmela a far la spesa sebbene ancora non si sappia
come/dove passeremo la vigilia e il Natale.
Lunedì 24.
Di buon mattino carico la Princi con masserizie varie verso la casa
della mamma-nonna. Ci sono ancora un bel po’ di commissioni da fare e, nonostante abbia
detto a Lui che quella sera potremmo far venire la sua famiglia da noi (!!),
Lui non risponde, così come non si pronuncia sul Natale. Un classico suo: non parla. Figuriamoci ora che è allo stato vegetativo.
Lo lascio in mano al signor Degas e a Mr. Billy mentre trascorro la giornata a
cercare gli ultimi regali, a far gli auguri a chi mancava all’appello; poi lo
chiamo.
«Come stai? Hai la febbre?»«Insomma… sì, ho 37.2» risponde con voce cavernosa da moribondo
La giornata però è speciale, la Princi è speciale: con il suo
vestitino rosso di Minnie, le scarpette da bambola, gli occhi che si illuminano
appena vede un gingillo, il sorriso sempre pronto anche se l’ho tirata fuori
dall’auto ancora dormiente. Nota positiva: son
riuscita a passare la preselezione del concorso a cui, dando retta alle
sollecitazioni della nonna2, di Lui e della mamma-nonna, ho partecipato venerdì
pomeriggio senza aver aperto libro.
Martedì 25.
Il programma della giornata prevedeva pranzo dalla mamma-nonna: che
bello sarebbe stato con la Princi vestita dell’abitino da Babbo Natale che le
han appena regalato gli zii. Invece: mattina passata a pulire, cucinare per il
pranzo del giorno dopo a cui non si sa se andremo, svuotare e riempire non più
la lavastoviglie ma la lavasciuga per smaltire la montagna di panni che costantemente
ci circonda. Finalmente arriva il pomeriggio portandoci in visita la mamma-nonna
con la “zia” da Londra e, dopo un’oretta, i nonni con le zie. Momenti “up”: la Princi che legge il
suo nuovo libro in braccio al nonno; la Princi che, seduta a terra tra le zie, svuota
di continuo la borsa della zia fingendo di truccarsi e mettersi la crema sulle
mani; la Princi che rimane in piedi da sola fingendo di non accorgersene; la Princi che, per il numero di antiscivolo ricevuti (tutti graditissimi e utilissimi) è la degna figlia di una "mammaconcalzettoni".
Mercoledì 26.
«Se vuoi andiamo a pranzo da tua mamma». Non avevo più chiesto
niente per evitare l’ennesima scena muta; e così sono ancora più contenta,
anche perché al pranzo ci saranno la “zia” di Londra e i cugini. La Princi sembra una bambola: in
effetti a volte mi pare di avere a che fare con un Cicciobello. In questi
giorni, poi, è ancora più dolce e particolarmente brava. Le metto il vestitino
grigio a pallini rossi che le abbiamo comprato un po’ di tempo fa proprio in
vista del Natale; calze rosse, scarpette rosse, il cerchietto da renna (seppure
per poco). E’ il suo primo pranzo di
Natale, tra l’altro proprio un pranzo della tradizione: brodo, faraona, un
assaggio di panettone rigorosamente al cioccolato. Rinfrancata di tante
libagioni, riesce a muovere qualche
passetto da sola tra l’emozione generale. Non c’è che dire: una giornata
bellissima.
Eppure…
Eppure non riesco a eliminare i pensieri su quanto ho mangiato e su come mi sono sentita sola in queste
giornate. Ci sono stati momenti bellissimi ma anche tanti, troppi pensieri e
per la maggior parte tristi. Una tristezza che, per fortuna, veniva presto
spazzata via dai sorrisi che la Princi ha dispensato generosamente. Cosa avrei voluto? Non lo so di preciso
ma so di essermi sentita in colpa perché
non avevo riempito il salotto di pacchettini per lei, perché non sono riuscita
a regalarle un Natale speciale.
Oddio, non abbiam mica finito: ora c’è il Capodanno. E chissà come
lo passeremo.
p.s: non so se questo fosse il post che volevo scrivere, cioè: non avevo immaginato di scriverlo così quando l'ho iniziato. Ma tant'è: ogni pensiero o frase può essere scritta in mille modi diversi; e questo è uno di quei mille.
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