lunedì 14 settembre 2015

autunno: si inverdiscono le vite

E oggi anche noi abbiamo ricominciato la scuola.

Una volta non era un evento, o forse non me lo facevano percepire come tale o forse essendo bambina non sentivo il gran rumoreggiare che si fa adesso intorno a qualcosa che è naturale, normale, direi scontato. Mi pare che oggi si tenda a drammatizzare e ingigantire troppe cose, magari perché – come ho sentito dire in alcune occasioni – non ci sono più i riti di passaggio di un tempo e quindi abbiamo bisogno di rendere tali dei comuni momenti di crescita o di mettere in negativo fatti altrettanto normali.
Come i compiti delle vacanze: io li facevo, da sola, così come da sola ho sempre fatto quelli per casa, senza bisogno che mia mamma sapesse cosa o quanto o come dovevo fare e dando sempre ragione ai maestri se ne avevo tanti. «Bene così!» ricordo che aveva risposto alla mamma di una mia compagna che si lamentava per le pagine e pagine di verbi da coniugare che ci aveva assegnato una supplente. E in effetti, seppur non ne ricordo il nome, la ringrazio perché così ho imparato a usare correttamente congiuntivo e condizionale. Magari tutto ciò accadeva perché mi è sempre piaciuto andare a scuola, tanto che pure ora vorrei fare corsi su corsi di lingue, informatica e chissà che altro. Magari tutto ciò accadeva perché ero parecchio secchiona. Chissà. Sta di fatto che quest’estate (due mesi soltanto, a dire il vero, essendo terminato l’asilo a fine giugno) la Princi dapprincipio non ne voleva sapere di disegnare sui libri delle vacanze nonostante le piaccia un sacco pasticciare con pennarelli, matite e cerette. Poi, come per magia, ha iniziato a chiedere lei di fare i compiti: e così ogni giorno se ne andava una pagina fino a completare entrambi i fascicoletti. Ammetto di essere stata molto orgogliosa: un orgoglio pari a quello che provo quando la vedo aiutare Briciolina, stringerla, tentare di imboccarla e viceversa.
Tra i vari suoi soprannomi, Mini minor si è recentemente conquistata anche quello di Portobello per le riuscite imitazioni della sua mentore.

Comunque, tornando all’inizio della scuola, stamattina mi sembrava trascorsa una vita da quando mi affannavo per prepararci tutte e tre, rifacendo pure i letti e riordinando dalla colazione, pur di arrivare a scuola in orario. Ma quando mi sono ritrovata a uscire dal cortile, mi è sembrato di averlo fatto pure il giorno prima. E una volta arrivate, tutto uguale e tutto nuovo. Cerco di ricordare com’era andata lo scorso anno, cosa dovevamo portare e penso poi che sicuramente lo scoprirò.
Ma poi, siccome di solito per uno strano virus contagioso le cose accadono tutte contemporaneamente, ecco che l’inizio della scuola coincide con mille altre riprese o nuove avventure.

Innanzitutto, il lavaggio del cervello fatto dal momento del suo concepimento in avanti ha fatto sì che domani la Princi proverà la sua prima lezione di danza. Difficile esserne felice e basta: da un lato noto in lei una certa predisposizione (ma chi non lo direbbe del proprio figlio?), d’altro canto vorrei onestamente che si sentisse libera di scegliere se le piace o meno. Solo che al di là dei commenti che posso fare, ci sono atteggiamenti e modi di dire inconsci che difficilmente riuscirò a tenere sotto controllo. Intanto, però, su suo spontaneo suggerimento, proverà anche ginnastica ritmica, in teoria sempre questa settimana. Settimana che però non vorrei fosse troppo ricca di emozioni che potrebbe scaricare in crisi di stanchezza: in mezzo agli impegni certi (già molti per tutti quanti) si è infatti infilato un inatteso invito di compleanno.

Riprese. Anche io sto tentando di riprendere a fare un po’ di movimento. Ne vedo l’impellente necessità. Questi ultimi mesi sono stati molto duri sotto questo profilo. I momenti in cui decido di lasciarmi andare ad aperitivi, gelati o feste, sono ancora e sempre in conflitto con le restrizioni che cerco di darmi e che purtroppo restano senza risultati. Sono piuttosto avvilita per questo, anzi, mi sento avvolta da un umor nero che mi dico di poter dissolvere solo grazie a dell’attività mirata. E stasera comincerà la nuova stagione di aerobica pure per me: conto in una maggiore assiduità grazie alla presenza in casa della mamma-nonna che, oltre all’aiuto oggettivo, sembra silenziare i sensi di colpa.
Riprese. Sono mesi che lo aspetto, ma forse finalmente ci siamo. Mi mancava, mi impaurisce, mi incuriosisce. Non un vero e proprio lavoro, ma un lavoro di cui ho bisogno per ossigenare il cervello, per dare aria ai pensieri e togliere la ruggine alle parole. Non scrivo oltre. Sono ancora, spero per poco, nella fase waiting for Godot.
Nuovi inizi. Dopo mesi trascorsi veloci come giornate, finalmente ci siamo: mercoledì i muratori inizieranno a plasmare la nostra nuova casa. Felice? Emozionata? Non so. Credo – almeno per ora - indifferente. Spero la trasformino come ha promesso Lui, in modo che ne risultino trasformati i ricordi che l’accompagnano.

E per ora, come novità, mi pare possano bastare.

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