domenica 5 gennaio 2014

Houston, abbiamo un problema




«Mi raccomando: non stia in piedi più di un’ora e mezza consecutiva». Questa la raccomandazione del dottor D. alla visita di ieri.

Piano per la giornata: Lui deve portare l’auto della Mamma-nonna a cambiare le scarpette alle 9; intanto, insieme alla Princi, preparo il pranzo e quando torna gliela mollo così continuano a dipingere sul cartone tutti quegli addobbi a forma di Peppa e Barbavari con cui è iniziata una nuova fase creativa. Io intanto stiro: non più di un’ora e mezza, giuro.  O sennò, per portare a termine l’impresa, mi metto seduta. Poi doccia; pranziamo, lei dorme, usciamo per andare a comprare l’aspirapolvere: il nostro ha deciso di cessare la sua attività giusto il 31 dicembre. Come dire: “anno nuovo, aspirapolvere nuovo”.

Questo era nel  regno delle ipotesi, delle speranze e delle illusioni.

Ecco la realtà.
Dopo una piacevole ma comunque lunga serata (finita a mezzanotte e tre quarti: oltre l’orario del nostro Capodanno) trascorsa con Ciccipò (che, poco dopo le 22 mi ha preso per mano per essere accompagnata a dormire: fosse così ogni sera!), la Mamma-nonna e la zia L., con Lui in libera uscita a vedere “Capitan Harlock”, la notte è stata costellata da una serie di levatacce per controllare la Princi che si lamentava nel sonno chiamando a raccolta, in momenti diversi, tutti i membri della famiglia, umana e animale. Verso le 7, ci siamo alzate e abbiamo iniziato a leggere, fare i lavori, sgridarla per rimettere a posto, cucinare: la mezz’ora in cui Lui doveva andare dal gommista si è trasformata in due ore dopo le quali mi ha ritrovata in pigiama e piuttosto provata. Per carità: la Princi è stata anche brava, non ha mai chiesto di vedere la tv (cosa che con Lui accade o che, comunque viene accesa perché «Oggi è stata brava; oggi è festa; oggi è stanca; oggi… ha le sue cose») ma oltre a badare a lei ho appunto preparato il pranzo, pulito, l’ho vestita e lavata…

Ma non è finita: di dormire non aveva proprio l’intenzione. Così, mentre Lui si è illuso di poterla addormentare adagiandosi a fianco a lei e addormentandosi effettivamente, io ho dovuto cullarla in braccio dopo averla vista zampettare per un’ora sul suo lettino nell’attesa di un sonno che non arrivava. E poi me ne sarei stata volentieri a casa: invece dopo 40 minuti spaccati di pisolo, si è risvegliata stile sirena dei pompieri, con una frigna che Lui – come sempre – ha pensato di placare mettendola in modalità cartoni. Poi per fortuna si è lasciata convincere a spegnere e siamo usciti, a cercare il famigerato aspirapolvere: e quando si è addormentata in auto sulla strada del ritorno, ho iniziato a sudare freddo al pensiero di una frigna bis. Perché le frigne arrivano sempre al momento del risveglio dal pisolo, breve o lungo che sia.

In realtà il resto della serata non è andato male, ma ammetto di aver avuto per tutto il giorno le scatole di traverso: con Lui, tanto per cambiare. Perché ventiquattr’ore prima, davanti al dottor D., era un concentrato di preoccupazione per me e la Pulci e un raccomandarsi successivo di stare a riposo e non strapazzarmi. Poi è stato fuori tutta la mattina, è arrivato e si è trovato il pranzo in tavola,  ha dormito lui e non io… il motivo è che era stanco e si era dovuto svegliare presto (in realtà dopo di noi). Bene: non oso pensare come sarà quando tra poco tornerà a lavorare e si dovrà effettivamente alzare all’alba.
 

Venendo alla Pulci e alla visita di controllo, ha allarmato un po’ tutti. A dire il vero io sto tenendo botta e la preoccupazione principale è stata innescata dal rinverdirsi del dolore causato dalle visite pre e post parto, un dolore che presto si rinnoverà ed eviterei volentieri. A parte il fatto che l’ostetrica sgaia ha cannato in pieno il conteggio dei giorni (per fortuna azzeccando quello delle settimane), a parte il fatto che stavolta sono stata pesata con un bilancia modello Cecco Beppe che ha dato un responso prevedibile ma ugualmente spaventoso (eh beh: venire pesata il 2 gennaio è una goduria con tutte le feste sulle spalle), ho sentito varie sviolinate sul fatto che ho la pressione bassa e dovrei bere due litri di acqua al giorno (e chi ha tempo di ricordarsi di farlo??) e poi che dovrei mangiare carne. Fra l’altro, mentre mi preparavo per la visita, il dottor D. ha confabulato sottovoce con Lui informandosi su quanto e come mangio: che è sempre uno schifo, se possibile con le feste ancor di più a causa dei dolci.
 

Ciò che però ha colpito tutti scatenando un’allerta meteo-parto anche fra i familiari è stato che l’estrema delicatezza del dottor D. nel visitarmi ha confermato ciò che io sentivo da tempo: la Pulci è già sulla rampa di lancio.
«Ma la sente che è bassa?» Certo che la sento, così come ultimamente sento i dolori concentrarsi in zona uscita di sicurezza; ma in quel momento avrei voluto rispondere che sentivo un male cane, che era la verità.

E quindi da ora ogni momento è buono: «La testa è in posizione e qui se salta il tappo, parte tutto!». Non so se e quanto prestar fede alle sue parole dato che è un po’ allarmista: ma anche se mi baso sul mio sesto senso e su ciò che sento, credo anche io che lo sgancio dello shuttle sia più imminente del 17 febbraio.

Questo ha mandato in crisi Lui perché così non nascerebbe acquario; ha mandato in crisi la Mamma-nonna che teme io le risponda già dalla sala travaglio (come successo per Ciccipò) e che è in estrema agitazione per cosa succederà all’ora x. E a questo penso pure io, nel senso che mi preoccupo se sarò sola o con qualcuno, come farò a raggiungere l’ospedale, dove collocherò la Princi… ma cerco di non pensarci troppo e per ora il piano di battaglia prevede giornalieri spostamenti a casa della Mamma-nonna in modo da essere vicina al campo base e in modo che la Princi sia già dove deve essere; e poi mi affido alla speranza che tutto succeda quando c’è pure Lui e che accada con la tranquillità della prima volta.

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