«Mi
raccomando: non stia in piedi più di un’ora e mezza consecutiva». Questa la
raccomandazione del dottor D. alla visita di ieri.
Piano per la
giornata: Lui deve portare l’auto della Mamma-nonna a cambiare le
scarpette alle 9; intanto, insieme alla Princi, preparo il pranzo e quando
torna gliela mollo così continuano a dipingere sul cartone tutti quegli addobbi
a forma di Peppa e Barbavari con cui è iniziata una nuova fase creativa. Io
intanto stiro: non più di un’ora e mezza, giuro. O sennò, per portare a termine l’impresa, mi
metto seduta. Poi doccia; pranziamo, lei dorme, usciamo per andare a comprare l’aspirapolvere: il nostro ha deciso di
cessare la sua attività giusto il 31 dicembre. Come dire: “anno nuovo,
aspirapolvere nuovo”.
Questo era nel regno
delle ipotesi, delle speranze e delle illusioni.
Ecco la
realtà.
Dopo una piacevole ma comunque lunga serata (finita a mezzanotte
e tre quarti: oltre l’orario del nostro Capodanno) trascorsa con Ciccipò (che,
poco dopo le 22 mi ha preso per mano per essere accompagnata a dormire: fosse
così ogni sera!), la Mamma-nonna e la zia L., con Lui in libera uscita a vedere
“Capitan Harlock”, la notte è stata costellata da una serie di levatacce per
controllare la Princi che si lamentava nel sonno chiamando a raccolta, in
momenti diversi, tutti i membri della famiglia, umana e animale. Verso le 7, ci
siamo alzate e abbiamo iniziato a leggere, fare i lavori, sgridarla per
rimettere a posto, cucinare: la mezz’ora
in cui Lui doveva andare dal gommista si
è trasformata in due ore dopo le quali mi ha ritrovata in pigiama e
piuttosto provata. Per carità: la Princi è stata anche brava, non ha mai
chiesto di vedere la tv (cosa che con Lui accade o che, comunque viene accesa perché
«Oggi è stata brava; oggi è festa; oggi è stanca; oggi… ha le sue cose») ma
oltre a badare a lei ho appunto preparato il pranzo, pulito, l’ho vestita e
lavata…
Ma non è finita: di dormire non aveva proprio l’intenzione. Così,
mentre Lui si è illuso di poterla addormentare adagiandosi a fianco a lei e
addormentandosi effettivamente, io ho
dovuto cullarla in braccio dopo averla vista zampettare per un’ora sul suo lettino
nell’attesa di un sonno che non arrivava. E poi me ne sarei stata
volentieri a casa: invece dopo 40 minuti
spaccati di pisolo, si è risvegliata stile sirena dei pompieri, con una
frigna che Lui – come sempre – ha pensato di placare mettendola in modalità cartoni.
Poi per fortuna si è lasciata convincere a spegnere e siamo usciti, a cercare
il famigerato aspirapolvere: e quando si è addormentata in auto sulla strada
del ritorno, ho iniziato a sudare freddo
al pensiero di una frigna bis. Perché le frigne arrivano sempre al momento del
risveglio dal pisolo, breve o lungo che sia.
In realtà il resto della serata non è andato male, ma ammetto di
aver avuto per tutto il giorno le scatole
di traverso: con Lui, tanto per cambiare. Perché ventiquattr’ore prima,
davanti al dottor D., era un concentrato di preoccupazione per me e la Pulci e
un raccomandarsi successivo di stare a riposo e non strapazzarmi. Poi è stato
fuori tutta la mattina, è arrivato e si è trovato il pranzo in tavola, ha dormito lui e non io… il motivo è che era
stanco e si era dovuto svegliare presto (in realtà dopo di noi). Bene: non oso
pensare come sarà quando tra poco tornerà a lavorare e si dovrà effettivamente
alzare all’alba.
Venendo alla
Pulci e alla visita di controllo, ha allarmato un po’ tutti. A dire
il vero io sto tenendo botta e la preoccupazione principale è stata innescata
dal rinverdirsi del dolore causato dalle
visite pre e post parto, un dolore che presto si rinnoverà ed eviterei
volentieri. A parte il fatto che l’ostetrica sgaia ha cannato in pieno il conteggio
dei giorni (per fortuna azzeccando quello delle settimane), a parte il fatto
che stavolta sono stata pesata con un bilancia modello Cecco Beppe che ha dato un
responso prevedibile ma ugualmente spaventoso (eh beh: venire pesata il 2
gennaio è una goduria con tutte le feste sulle spalle), ho sentito varie sviolinate sul fatto che ho la
pressione bassa e dovrei bere due litri di acqua al giorno (e chi ha tempo
di ricordarsi di farlo??) e poi che dovrei
mangiare carne. Fra l’altro, mentre mi preparavo per la visita, il dottor
D. ha confabulato sottovoce con Lui informandosi su quanto e come mangio: che è
sempre uno schifo, se possibile con le feste ancor di più a causa dei dolci.
Ciò che però ha colpito tutti scatenando un’allerta meteo-parto anche fra i familiari è stato che
l’estrema delicatezza del dottor D. nel visitarmi ha confermato ciò che io
sentivo da tempo: la Pulci è
già sulla rampa di lancio.
«Ma la sente che è bassa?» Certo che la sento, così come ultimamente
sento i dolori concentrarsi in zona uscita di sicurezza; ma in quel momento
avrei voluto rispondere che sentivo un male cane, che era la verità.
E quindi da ora ogni momento è buono: «La testa è in posizione e
qui se salta il tappo, parte tutto!». Non so se e quanto prestar fede alle sue
parole dato che è un po’ allarmista: ma anche se mi baso sul mio sesto senso e
su ciò che sento, credo anche io che lo sgancio dello shuttle sia più imminente
del 17 febbraio.
Questo ha mandato in crisi Lui perché così non nascerebbe
acquario; ha mandato in crisi la Mamma-nonna che teme io le risponda già dalla
sala travaglio (come successo per Ciccipò) e che è in estrema agitazione per
cosa succederà all’ora x. E a questo penso pure io, nel senso che mi preoccupo
se sarò sola o con qualcuno, come farò a raggiungere l’ospedale, dove collocherò
la Princi… ma cerco di non pensarci troppo e per ora il piano di battaglia
prevede giornalieri spostamenti a casa della Mamma-nonna in modo da essere
vicina al campo base e in modo che la Princi sia già dove deve essere; e poi mi
affido alla speranza che tutto succeda quando c’è pure Lui e che accada con la
tranquillità della prima volta.
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