Oggi di studiare proprio
non se ne parla.
Le ultime due notti le
abbiamo passate sostanzialmente in bianco: complice la Princi che, dopo averci
tenuto svegli per i dentini (e siamo a quota tre, forse quattro), è ora martoriata dalla febbre. Febbrona, a dire
il vero dato che ha sin da subito superato i 39° e ieri mattina i 40°. Ma pare
che questo concetto sia relativo e soggetto a mode come tanti altri: ciuccio
sì/ciuccio no; dormire a pancia in giù/in su; allattamento a richiesta/a
orario; quando introdurre latte/uova/altri alimenti potenzialmente “pericolosi”
(aspetto che, in realtà, varia da pediatra a pediatra). E così la febbre della
Princi si è trasformata in un affare di stato causa di malumori in famiglia. Perché se una volta con 37° non potevi uscire,
ora con 39° - su espresso consiglio del pediatra - puoi farlo, anzi: ben venga.
Ma è per questo che, da ieri, la mamma-nonna mi parla controvoglia perché ai
miei tempi, forse sollecitata dalla nonna-bisnonna, mi intabarrava e sigillava
in casa tenendomici per precauzione almeno due giorni dopo la febbre. Ma, come le dico sempre, io ero un pollo.
O forse quella volta andava di moda così.
Fatto sta che la febbre della Princi giunge a coronamento
di due settimane di feste natalizie da incorniciare. Influenze e sintomi
para influenzali l’hanno fatta da padrone ma, a discarico di tutto, c’è il
fatto che – come ho già scritto – lei non potrà ricordarsi dei mancati
festeggiamenti. Piuttosto, peccato che
non possa ricordarsi di tutto il tempo trascorso con Lui, aspetto che
purtroppo ha innescato in me profondi sensi di colpa (e ti pareva…) perché ci
sono stati momenti in cui ho pensato di preferire fare i lavori di casa o
cucinare invece che stare con lei. Ammetto che ho approfittato della situazione
ma solo nel senso che magari ho evitato, come invece faccio di solito, di passare l’aspirapolvere legandone il filo
al seggiolone per trascinarlo in ogni stanza, di spolverare regalandole uno
straccio per abituarsi ai compiti della massaia e, qualche volta, ho evitato di
farmi aiutare a fare il letto cosa che – peraltro – pare divertirla un sacco.
Confesso però che a volte ho
l’impressione di aver paura di rimanere da sola con lei, il terrore di non
sapere cosa fare se non posso portarla fuori facendo così trascorrere più
facilmente il tempo: e non è una sensazione che provo solo quando c’è Lui, ma è
una sensazione che comunque mi disturba perché penso che mi faccia perdere
qualcosa di lei.
Questi giorni hanno
avuto, però, un risvolto positivo e
inaspettato anche se desiderato: dopo l’incavolatura del 31, nonostante sia
ancora un po’ malaticcio ed abbia per questo innescato una relazione con
l’aerosol, Lui pare seriamente
intenzionato a cambiare. Tanto che oggi, in vista dei nonni e degli zii a
cena (cena che, per essere onesti, sarà un catering della nonna2) ha già pulito
gran parte della casa (bagno e cucina, bisognosi di cure più particolari,
esclusi). Beh, a dirla così sembra che abitiamo in un castello di venti stanze.
Ma significa molto il
gesto. Soprattutto, significa molto il fatto che sia riuscito a fare i lavori
in compagnia della Princi; a cui pare abbia fatto cavalcare l’aspirapolvere. Mi
domando a che compito siano stati delegati Mr. Billy e il Signor Degas, ma
sorvolerò. Il gesto, dicevo. L’obiettivo di tutto ciò è cercare di alleggerirmi
e magari di farmi riposare: se questo secondo fine è impossibile da raggiungere
dato il mio noto modo di agire e pensare degno di un caterpillar, queste sue
premure sono comunque apprezzabili e oltremodo gradite. E quando gli ho detto
di sentirmi in colpa per aver abdicato dal ruolo di mammatuttofare, la risposta
– logica e immediata – è stata: «Tanto
da lunedì te le cucchi tu di nuovo».
Vero. Da un lato non vedo
l’ora di recuperare un tran tran che, purtroppo, non durerà a lungo causa seri e
giustificati motivi; d’altro canto, nella quotidianità ci sarà la new entry
dell’incastro di qualche ora di aerobica.
Probabilmente mi ritroverò in palestra con ciabatte e
traversina per lavare i piatti, a casa laverò i principeschi panni a suon di
flessioni, mi presenterò al lavoro in pigiama e quando affronterò il concorso
mi ritroverò a cantare “Il coccodrillo come fa” o la sigla di “Un posto al
sole”, cavallo di battaglia capace di sedare la Princi in queste giornate
febbrili e frignose.
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