martedì 24 gennaio 2012

We are waiting: waiting for Godot


Meno tre. O forse dovrei cominciare a scrivere più qualcosa. Ma andiamo con ordine.

Waiting for Godot, letto su suggerimento della prof di inglese del liceo in lingua originale (bello sforzo: per metà delle sue poche pagine il libercolo consiste nella ripetizione del titolo) è uno dei miei libri preferiti. Sin da subito: non ho dovuto fare alcuno sforzo per farmelo piacere o capirlo. Forse perché, come metà delle persone di questo mondo, sono in costante attesa di qualcosa, non si sa cosa, indifferente cosa. Godot, appunto.

E in questo periodo sto/stiamo appunto aspettando Godot: con l’unica differenza rispetto al testo di Beckett che qui qualcosa arriva di sicuro ma, come nella commedia, non si sa quando.


Ho destato preoccupazioni e allarmati messaggi negli ultimi giorni. Mi sento di tranquillizzare chiunque, anche se questo avviso giungerà solo a quei pochi che leggono il blog: avvertirò/avvertiremo tutti quando lo shuttle atterrerà, l’sms del caso è pronto da tempo nella cartella bozze dei cellulari di entrambi, non aspetta altro che partire.

Lei, invece, pare di no. Ieri pomeriggio ho avuto la visita di controllo con la dottoressa C. che mi ha molto rassicurata. Intanto dicendomi che, se anche non ce ne fosse bisogno ma lei fosse di turno, mi starebbe vicina nell’ora x; e poi, soprattutto, confermando quello di cui da tempo ero certa: quella delle lune è una gran….

Vabbè, potreste dire: come mamma non è che finora ci hai azzeccato granchè. E avreste ragione: pochi giorni prima della morfologica mi ero convinta che fosse maschio, lo avevo pure sognato e invece non ha alcun accessorio protuberante in dotazione; ero certa che sarebbe nata con largo anticipo e invece probabilmente andremo oltre la data. Comunque non sono affatto delusa da questo ritardo, anzi: sarà che la vicenda dei lavori in casa mi ha abituata ai ritardi, ma è proprio per questo che sono ben contenta se da Houston si decide di ritardare un po’ l’approdo.
 

E non solo perché, come ho confessato alla dottoressa, non mi sento pronta e più che per i dolori del parto temo la lunghezza del travaglio (per la serie: ma cosa faccio in tutte quelle ore? È possibile avere una tv per vedere le repliche di “Grey’s anatomy”, “Don Matteo” o “Medium”, a seconda dell’ora del giorno in cui tutto accadrà?). Sarà che non ho ancora sviluppato l’istinto di maternità, ma egoisticamente ho bisogno di un po’ di tempo per rivestire i panni dell’adulta (ma li ho mai indossati veramente??) dopo questi mesi di ritorno al ruolo di figlia/nipote che – per carità – se da un lato non mi è totalmente dispiaciuto, mi ha fatto ripiombare in un passato privo di responsabilità, compiti e doveri. E a testimoniarlo c’è la stupida felicità che ho provato, domenica, non solo nel preparare il pranzo ma soprattutto nel pulire il bagno, lucidare i pavimenti, passare l’aspirapolvere. Fare il letto no, quello continua a non piacermi così come disfare la lavastoviglie e riempire la brocca dell’acqua.

Comunque, tornando a bomba, per usare le parole della ginecologa la bimba ha la testolina bassa (il che, a pensarci, mi fa un po’ impressione) ma ha ancora un po’ di cammino da compiere. Per cui, in tutta tranquillità, domani mattina avrò un nuovo monitoraggio - proprio come per le vere navicelle spaziali – e sabato mattina un ulteriore controllo in cui, in base alla situazione, la dottoressa valuterà il da farsi: se la principessa avrà indossato la tutina da astronauta, vedrà di smuovere un po’ la situazione, altrimenti aspetteremo ancora al massimo per una settimana. E questo vuol dire che – per dirla alla Camilleri -  ci ha sempre inzertato il papà profetizzando che sarebbe arrivata il giorno del suo compleanno.
 


Una tragedia: se questa eventualità mi libera completamente dal fargli un altro regalo, come potrò trovare qualcosa, nei prossimi anni, all’altezza di questo pacchettino?

p.s: a giustificazione dell’assenza di post di ieri, prima della visita ho cazzeggiato un po’ a casa e poi son andata a pranzo (l’ultimo??) con la mamma-nonna mentre, dopo l’ospedale, ho portato il regalo di compleanno ad un papà-nonno gongolante per aver ricevuto (quasi dalle mani della nipotina) un “manuale” per svolgere al meglio la sua nuova professione. Oggi, invece, il ritardo nella stesura del post è dovuto al fatto che, non avendo di meglio da fare, ho deciso di andar dalla parrucchiera: anche per rendermi più presentabile al primo incontro con la fagiolina.

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