mercoledì 18 gennaio 2012

ci siamo??


Ore 15.47 di ieri pomeriggio. Principessa e io siamo svaccate sul lettino a guardare il primissimo episodio di “Don Matteo”. Suona il telefono. È Lui. Già immagino, ma cerco di frenare la fantasia. «Domattina alle 8 vengono i tecnici». A parte il fatto che non si ricordava che oggi avessi il monitoraggio e dava dunque per scontato che potessi assolvere al mio consueto compito di usciere, ancora adesso non ci credo. Mi metto però subito in contatto con Houston per avvertire che sì, va bene, domani vengono i tecnici: ma, caro shuttle, cerca di aspettare ancora un pochino per vedere se tutto è a posto. Al suo ritorno dal lavoro ci organizziamo fra Lui, la mamma-nonna e io per poter aprire casa e sorvegliare le riparazioni. Tutto inutile: Lui stamattina – per fortuna entrava al lavoro più tardi - parte alle 7.20 e dopo poco più di un’ora, quando la mamma-nonna era già partita per il secondo turno di sorveglianza, telefona per dire che non serve: tutto già fatto.

Ma come? Dico io. Per mezz’ora di lavoro abbiamo aspettato un mese???? Il mio primo istinto sarebbe rincorrere il tecnico per prenderlo a panciate. Per la serie: tanto rumore per nulla.

Ripeto: ancora non mi pare vero. Quindi faccio anche difficoltà a organizzare mentalmente il rientro: tante cose, vestiti, due gatti da riportare a casa, mezza spesa da fare, qualche pulizia da finire, ma ancora di preciso non ci siamo dati un giorno di ritorno. Anche perché – e ammetto di esser diventata molto San Tommaso – vogliamo prima sincerarci che stavolta la caldaia sia come un diamante: per sempre.

Sono contenta? Sì e no: come si sa, la natura umana difficilmente è appagata. Ma di questo scriverò in un altro post per evitare di esser troppo prolissa.

Nel frattempo siamo arrivati a meno nove e, se queste sono le premesse, la principessa promette di essere una bimba piuttosto ubbidiente. Fino a ieri le facevamo il lavaggio del cervello per dirle di rimanere beata e tranquilla dov’era in modo da dare il tempo ai tecnici non tanto di operare la riparazione quanto di farsi vivi; e, poi, doveva ancora portare pazienza per permetterci di tornare a casa e respirare un attimo ancora da soli, come coppia. E in effetti da qualche giorno si è chetata, tanto che l’altra sera Lui avrebbe voluto chiamare d’urgenza la ginecologa allarmato dalla mancanza di movimenti alienici. Il punto è che è diventata ubbidiente al punto che per farla muovere durante il monitoraggio, stamattina, ho dovuto riprendere il mio vizio del cammello: bottiglietta d’acqua rigorosamente al mio fianco e giù un sorso ogni tanto.

Comunque tutto è a posto, tranne il fatto che i prossimi monitoraggi saranno rispettivamente due giorni prima e il giorno stesso della scadenza. Gulp. Non so se non vedo l’ora che nasca: ultimamente quando mi guardo durante la doccia mi sembra di vedere la modella dai capelli rossi di Klimt, secca secca e con solo la protuberanza della navicella portatile; ma sono anche tornate la paranoie su quanto mangio mentre ho iniziato a chiedermi – sperando in una risposta affermativa – se quando sarà concluso l’allunaggio terminerà finalmente questo senso, per me smodato, di fame. Insomma: per quando la battezzeremo, riuscirò a indossare il vestitino che ho comprato insieme al tailleur per la discussione di dottorato e che, per ovvi motivi, è ancora intonso e senza pieghe nell’armadio?? Una cosa alla volta, mamma con i calzettoni; una cosa alla volta. Anche se, in realtà, a bilanciare tutti questi pensieri distorti, c’è la raccolta fondi per la prima princess’ solida: un po’ Lui, un po’ io stiamo riempiendo il salvadanaio di Snoopy mentre ci immaginiamo sulla spiaggia a seguire un vermicello con costumino e cappellino rosa.

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