venerdì 4 dicembre 2020

Colloqui

 


Questa è stata una settimana di colloqui.

E, per inciso, pure la settimana in cui sono arrivata al tetto massimo della terapia.

Ma pure la settimana in cui, per tre giorni consecutivi, ho riassaporato il brivido del mal di testa: pulsante, incessante notte e giorno, tenace pure con le pastiglie che solitamente mi davano sollievo. Così, ho smesso di benedirlo per il fatto che dai controlli per capirne le cause si è scoperta la SM e ho ripreso con gli accidenti a suo carico.

I primi colloqui sono stati con le maestre.

C'era una volta la N di nave
ora è la volta di N di NUTRIA (?!?)

Rigorosamente on line. Con gli scorci di aule deserte, di librerie affollate, di mensole rivestite di soprammobili e portafoto, di rasserenanti fondali caraibici talmente belli da sembrare veri. Per la prima volta in quattro anni di scuola più tre di asilo, ha potuto partecipare anche Lui: imbarazzato, più per le soddisfazioni avute che per la stranezza di questa esperienza di lontananza comunicativa. Ma anche di vicinanza: ho molto apprezzato l'interesse delle maestre per sapere come la Princi sta vivendo questo momento. Appena ieri mattina ho invece realizzato che le maestre della Pulci non ne sanno nulla, perchè neppure abbiamo avuto modo di conoscerci e ai colloqui non ho creduto di doverlo dire, ma forse sarebbe stato il caso di rimediare: e così, dopo qualche giro di messaggi, la maestra mi ha chiamato e, tanto per tirarmi su di morale, mi ha detto che la vede spesso triste. Un po' è il suo carattere, quello di essere nebbiosa fuori casa, un po' chissà.

E qui subentrano i secondi colloqui, quelli con la psicologa. Curiosamente, non stiamo parlando di come mi senta io ma di come posso aiutare chi mi circonda ad affrontare questa situazione: nello specifico, le bimbe e la mamma-nonna.

In questi giorni mi sono spesso interrogata su come vorrei che vivessero e, una volta cresciute, ricordassero questo periodo. La coincidenza con le limitazioni per il Covid porta spesso la Princi a confendere i due disagi e, certo, il secondo accentua le difficoltà nell'accettare il primo. Se si potesse uscire senza condizionamenti, fare passeggiate, andare al cinema sarebbe indubbiamente meno pesante.

L'inizio del primo romanzo della Pulci

Mi illudo che abbiano metabolizzato la SM, che mi vedano davvero come una SuperMamma attiva nonostante tutto. Poi, però, arrivano delle piccole bombe, come l'altra sera. Sono andata dalla mamma-nonna, mi sono fermata a parlare un po' con lei e, chiusa la porta alle spalle, la Pulci con faccino triste: «Ero preoccupata che ti era successo qualcosa». E, tanto per dirla tutta: «Io ho paura di quello che ti succede. Perchè penso che stai male». Sono sempre di più, poi, le volte in cui mi abbraccia e sussurra: «Voglio stare sempre con te. Non voglio lasciarti mai». Mentre la Princi, quasi una volta al giorno, mi chiede come sto e, quando le rispondo « bene», con fare inquisitorio incalza: «Sicura??». Ognuna di queste frasi è una coltellata.

Ho cercato di essere il più sincera possibile con loro, ovviamente cercando di non spaventarle. Eppure, nonostante le dica «La mamma è quella di sempre: vedi che faccio ginnastica, faccio le pulizie, la spesa... se non stessi bene non sarei andata da sola a Udine e al supermercato oggi!», secondo la Princi «Sento che qualcosa è cambiato: che non sei più tu».

Già: sono io, ma anche no. Perchè, pirandellianamente: sono io e la SM è un accessorio? O sono la SM ed Eliana è un accessorio? E posso davvero fare tutto ciò che voglio? Devo accettare i limiti della stanchezza o devo combattere contro di loro? E chi mi incontra adesso vede me o Lei? E quando mi presento a qualcuno devo dire «Ciao, sono Eliana» oppure «Ciao, sono Eliana e ho la SM»?

Ri-conoscersi: come se finora avessi davvero imparato a conoscermi, senza SM.

Già: perchè faccio anche difficoltà a credere che sia io la mamma sorridente di cui parlava l'ostetrica durante l'ora di massaggio neonatale con la Princi. «Guardate i vostri piccoli e sorridetegli. A te non serve lo dica perchè sorridi sempre».

?!?

«Signora, io non sapevo di questa cosa ma le dico di avere coraggio e di non perdere il suo sorriso»

«No, la signora sorride sempre!»

?!?

Fra l'altro, è stata la settimana spruzzata dalla neve: e sono tornata a emozionarmi bambina, nonostante il mal di testa e la “gita” in ospedale.

Ed è stata pure la settimana in cui in tanti mi hanno chiesto come sto: delicatamente, in punta di piedi. E, loro sì, mi hanno regalato un sorriso.

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