Intanto, cominciamo dicendo che, se sono davanti al computer, è perchè oggi e per due settimane le Belve saranno nuovamente al centro estivo in piscina. E io
Sto Meravigliosamente in questo silenzio irreale.
In vacanza abbiamo fatto un sacco di cose, tanto che spesso ho pensato che, in barba al Covid e a chi diceva che purtroppo sarebbe stata un'estate diversa, per noi lo è stata ma in positivo.
In primis perchè non lavorando più, adesso i week end abbiamo un motivo in più di discussione che è “Dove andiamo? Cosa facciamo? Chi vediamo?”. Che, a volte, non è molto positivo. Mi sono resa conto di essere diventata un po' come la Pulci: va bene uscire, va bene vedere parenti e amici, ma sto pure bene a casa. Che poi era la filosofia di mia nonna paterna: «Cossa servi andar in giro? Mi stago ben a casa, faso quel che voio, magno quel che voio e a che ora che voio». DNA 1 – Virus 0.
Quando abbiamo capito di poter andare in vacanza, abbiamo optato per unire il piacere e la voglia di rivedere i parenti al fatto di concederci nuovamente una vacanza al mare in cui non fare altro che andare in spiaggia. Così, siamo partiti per Cecina insieme alla nonna, siamo approdati a casa di sua cugina dove siamo rimasti tutti per due giorni; poi, noi quattro ci siamo spostati in un residence di sua proprietà. Abbiamo alternato cene in compagnia, sia in casa sia fuori, ad altre da soli, passeggiate serali sul lungomare a una gita a Castagneto Carducci e Bolgheri per la quale credo che i miei mi abbiano maledetto per i prossimi dieci anni dato il caldo che gli ho costretti a sopportare. Il tutto però ampiamente ripagato dai complimenti della volontaria di turno alla casa del Poeta che mi si è avvicinata chiedendo se fossi un'insegnante perchè non aveva mai sentito spiegare tanto bene Pianto Antico.
Altri momenti topici di quella settimana sono state le colazioni nella pasticceria di nostro cugino che, portando avanti la tradizione di famiglia, ha intrapreso questa dolce eppur difficile strada: e ha cercato di dissuadere la Princi dal seguire le sue orme, ospitandola però nel laboratorio, facendo assistere lei e la Pulci alle fasi di preparazione di una torta che loro hanno battezzato Bosco Incantato e ascoltando con attenzione i suggerimenti per la preparazione di un nuovo dolce.
E poi la caduta del dentino della Pulci, attesa da mesi e avvenuta a seguito di un tuffo in piscina e, pare, di un pugno sferratole dalla sorella. Preoccupata se la fatina potesse trovare il dentino, l'abbiamo rassicurata sul fatto che i moderni incisivi sono dotati di gps per cui, anzi, la merenda che le ha preparato e il disegno con cui l'aveva accompagnata sono stati lautamente premiati: evidentemente la fatina non stava scialando nelle ferie.
Ammetto però che, negli ultimi anni, varcare il confine fra Emilia Romagna e Toscana mi apre il petto senza alleggerirlo come un tempo. Mi sento a casa, ma manca qualcosa. Mancano in tanti: quelli che quando apro la porta penso ancora di poter vedere sorridere, quelli di cui sento ancora le voci, le risate, di cui ricordo le battute e la vicinanza nei tanti momenti brutti che ci hanno portato a rimanere i pochi che siamo. Ma tre cose mi hanno resa felice:
1. essere andata a trovare un cugino del nonno che non vedevo da circa 20 anni e trascorrere poi con lui e la sorella, che nemmeno conoscevamo, un'intera giornata.Mi ha restituito un disegno che avevo fatto alla stessa età della Princi, perchè «se mi succede qualcosa, almeno lo hai te». Ritrovarlo attivo e combattivo come sempre (90 anni portati splendidamente), vederlo condividere le sue passioni con Lui e coinvolgerlo nei tentativi di rianimazione di una vecchia radio, seguirlo con le bimbe davanti alle gabbiette dei conigli mi ha riportata indietro nel tempo.
2. aver accompagnato la mamma-nonna in cimitero a trovare la zia che se n'è andata pochi mesi fa: non siamo potuti andare a salutarla perchè purtroppo il lockdown ha impedito il funerale. Ma andare al cimitero di Pisa, cosa che facevamo regolarmente quando ero bambina, mi è sempre piaciuto per i nomi curiosi che si trovano sulle lapidi, per la riflessione cui induce la sezione riservata ai bambini e per le foto di altri tempi, ormai sbiadite ma ancora capaci di raccontare epoche lontane.
Nonostante non sia più come prima, non vedo l'ora di tornarci: per costruire nuovi ricordi condivisi con chi è adesso al mio fianco e sentire quella parlata che mi fa sentire a casa e dimenticare ogni cosa.
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