Caro
Babbo Natale,
sebbene
in ritardo, volevo ringraziarti per quanto mi hai donato in tutto
l'anno che si sta chiudendo.
È
stato un anno di cambiamenti impegnativi e di sfide. Un anno in cui
ho pianto più di quanto abbia riso, un anno in cui avrei potuto fare
di più seppure spesso abbia temuto di non farcela e abbia desiderato
ritirarmi. È stato un anno di felicità e timore per la velocità
con cui stanno crescendo le mie bricioline, a cui non sempre riesco a
stare vicina come vorrebbero: e, a volte, chissà come vorrebbero
davvero che stessi loro vicina.
A
pensarci, non sono solamente successe passivamente delle cose, ma
molte ho contribuito a farle accadere; e questo – conoscendomi –
mi riempie di orgoglio.
Ritornare
nella mia città, nonostante i pochi chilometri di distanza da
quella in cui ero, è stato un piccolo choc per tutti, in positivo e
in negativo: mi è sembrato di non essere mancata mai e di non
esserci mai vissuta.
Ho
visto cose e persone che avrei sperato non esistessero,
nell'illusione di vivere in un'isola felice che invece conosce
l'esclusione, la paura e la difesa a oltranza. Ho conosciuto
persone che ringraziavano per un giubbotto ricevuto nel freddo,
per un pannello di plastica da stendere a terra come un giaciglio: e
facendo l'unica cosa che so fare – scrivere – sto cercando
di impegnarmi anche per loro e, soprattutto, per i tanti che chiudono
le proprie porte.
Ho
accettato la sfida di partecipare alla vita politica e questo
mi ha aperto gli occhi sul fatto che vivo in un una comunità di cui
pure io sono responsabile.
Mi
sono messa in gioco diventando rappresentante e ho così
conosciuto genitori che mettono il proprio tempo a disposizione dei
figli, propri e altrui, per la buona riuscita delle iniziative. Ho
conosciuto maestre che hanno il coraggio di cambiare e lo
fanno semplicemente perchè è il loro lavoro.
Ho
ricominciato a prendermi cura di me andando in palestra dove,
oltre a recuperare la forma, ho conosciuto nuove amiche, scoperto che
posso divertirmi e pure valicare pian piano dei limiti.
Ho
cercato di trovare il tempo per Noi: non sempre con facilità
e leggerezza, con tanta nostalgia per quando eravamo due e enorme
gioia per essere famiglia.
Ho
visto l'importanza di avere una vicina speciale, punto di
riferimento imprescindibile per le Principesse e valvola di sfogo
indispensabile per i miei momenti di incertezza.
Ho
riscoperto la felicità di avere intorno i nostri quattrozampe,
con insieme il dolore per la perdita che possono provocare.
Ho
ricevuto il grandissimo dono di un lavoro: atteso, sognato,
pure temuto per i cambiamenti che porta in casa ma che mi sta
rendendo felice, utile, attiva. E tutto ciò pur nella consapevolezza
che un lavoro non dovrebbe essere un dono.
Ho
condiviso le novità delle vite degli altri, con nuovi arrivi
in famiglia, fra le amiche, e inizi di nuove famiglie. E ho
ritrovato, più forte di prima, il legame con le amiche di sempre.
Ma,
soprattutto, le ho visto crescere. Poco per volta ma anche
troppo rapidamente.
La
Princi ogni giorno più simile a me, nelle sue lune storte,
bisogni di conferme, paure ma anche testardaggine e desiderio di
farcela da sola. Con la sua esplosiva creatività, voglia di
costruire e conoscere, la sua dolcezza nei confronti dell'altro, il
suo sconfinato ma a volte inesprimibile affetto, il suo timore di non
essere all'altezza quando già l'ha superata.
La
Pulci con la sua incredibile dolcezza, la sua voglia di essere
grande, di emulare, scoprire, la sua sorprendente capacità nel
disegnare, dipingere, amare, abbracciare ed esternare il proprio
bene. La dolcezza nel giocare con le bambole, la sordità a certi
rimproveri, la strabiliante furbizia e l'indipendenza che ha
dimostrato alla scuola materna.
Caro
Babbo Natale, non potrei chiedere di più in questo momento
nonostante abbia molta paura. Perchè spesso quando raggiungo una
situazione di equilibrio arriva uno scossone a squadernare le carte.
Babbo Natale, ti prego: non aggiungere altri doni, almeno non a casa
nostra. Diffondili piuttosto intorno a noi. E il prossimo anno ti
scriverò per dirti come è andata.
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