Niente promesse, desideri,
aspettative o bilanci. Semplicemente, auguri.
Auguri a chi stasera e domani lavora e a chi un lavoro non ce l’ha.
Auguri a chi è un precario che deve ogni giorno inventarsi una routine e a chi
sa con certezza che entrerà in ufficio alle 9 per uscirne alle 17.
Auguri a chi è in ospedale e a chi malato lo vorrebbe essere per far vedere un
dolore interno.
Auguri a chi trascorrerà questa serata in compagnia e a chi la passerà da
solo.
Auguri a chi ha una famiglia e a chi è solo nonostante la famiglia.
Auguri a chi ha dei figli rumorosi e a chi non può far altro, al momento, se
non sognarli.
Auguri a chi non ha una casa e a chi non sa scegliere fra quella in città, al
mare o in montagna.
Auguri a chi trascorre le giornate lontano dai figli e a chi non sa
staccarsene per non perdersi un loro respiro.
Auguri a chi è in partenza e a chi vorrebbe fuggire.
Auguri a chi lotta per superare i suoi limiti e a chi non se ne pone neppure
il problema.
Auguri a chi la mattina esce di casa come uno zombie con i capelli appiccicati
di cereali, il moccolo spalmato sulle maniche e a chi riesce a portare il
bambino a scuola truccato e sistemato come se fosse sceso dalla passerella.
Auguri a chi sa prendersi una pausa e a chi non sa dove sia l’interruttore con
scritto off.
Auguri a chi ha dei desideri per l’anno nuovo: non perché si realizzino,
evento altamente utopistico, ma perché ricordi sempre di averne per puntare
ancora più in alto.
Auguri a chi invece desidera semplicemente vivere senza porsi domande, senza
angosciarsi e sentirsi inadeguato. E anche a chi ha bisogno di un blog per
mettere nero su bianco questi interrogativi.
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