mercoledì 2 settembre 2015

stanchezza da struzzo

Sono certa che quando Lui lo saprà, mi dirà che sono una pazza a non essere andata a riposare visto l’alto tasso di nervosismo, conseguente a stanchezza, che oggi ha fatto scendere ai minimi storici la mammitudine. Ma credo che scrivere sia un buon modo per scaricarmi: e poi, ora che vorrei riprendere a farlo sistematicamente, approfitto volentieri del riposino delle belve. Con buona pace del resto che dovrei fare.
Perché tanto stanca?
L’ho accennato ieri. Ho alle spalle due notti in bianco causate dal vociare, cantare, strimpellare e giocare a calcio di un’orda di ragazzi (spero fossero ragazzi) proprio sotto le nostre finestre. Se si fosse replicata la stessa scena anche stanotte, ero pronta a gettare un secchio di acqua gelata a chi – per inciso – mi ha fatto arrivare troppo assonnata all’appuntamento settimanale con “Criminal minds" impedendomi di gustarmi gli ultimi episodi e, soprattutto, di vedere la fine di quello lasciato in sospeso lo scorso martedì. Beh, a dire il vero, la Princi ci ha messo del suo perché ieri non ne voleva sapere di addormentarsi nonostante Lui le abbia raccontato diversi sbadigli intervallandoli a copiose favole: o forse era il contrario. Così a un certo punto Lui ha ceduto e me la sono vista ripiombare in salotto, e mi sono dovuta violentare cambiando canale e azzerando ancora una volta ciò che mi sarebbe piaciuto pur di evitarle scene truculente condite da un linguaggio poco principesco. Il tutto è successo proprio nel momento clou della risoluzione del caso che volevo vedere; e quando ha deciso di dormire, l’episodio era alla fine e di fronte ai successivi i miei occhi hanno ceduto.
Così, oggi sarei già stata indispettita; ma dopo gli urlatori della strada e la Princi, pure Briciolina ha voluto dare il suo contributo a mazziare la mamma. Per cui stanotte mi sono dovuta alzare due?, tre?, tot? volte per sedare il suo pianto a suon di acqua e crema gengivale: sentendomi poi chiedere da Lui, a colazione, dopo poche ore, se avessi dormito bene e come mai non fosse così. Non più indispettita. Mi sono proprio dovuta trattenere per non mollargli un pugno in faccia.
Bene. Basta?
No, non basta.
Stasera devo presentare una mostra e devo ancora rivedere gli appunti per prepararmi un discorso: vabbè che di solito riesco a raccogliere le idee in breve tempo, ma è sempre un evento che vivo con un po’ di agitazione. Intuendo che non sarei riuscita a occuparmi delle belve nel modo più sano e tranquillo, nonostante la fatica che comunque avrei fatto per trascinarmi giù dalle scale con il carico delle bimbe e del loro borsone approntato con merende e quant’altro,  per la mattinata ho proposto il parco giochi.
Ma, evidentemente già proiettata al clima artistico della sera, la Princi ha voluto dipingere: ovviamente dopo che solo ieri avevo riposto i pennelli che stazionavano da una settimana nel lavello; ovviamente dopo aver già fatto il bagnetto a Briciolina incastrandola nel lavandino. Quindi, via di pennelli, dripping, fogli staccati dall’album alla velocità della luce e pavimento che si sporcava alla velocità dell’energia einsteniana. Lo ammetto: mi diverto pure a vederle pasticciare fingendo di non pensare a cosa mi aspetti dopo e mi è dispiaciuto quando Briciolina ha scandito un perentorio «GNO!» trovandosi le mani pitturate perché credo sia un’attività che le faccia crescere, sviluppare la fantasia e che – forse – avrei voluto fare ma non mi è stato mai permesso. Però oggi c’era anche il pensiero degli impegni da assolvere e, non ultimo, quello di come avremmo trascorso il resto del giorno dato che erano appena le nove di mattina quando l’atelier ha chiuso i battenti. E oggi, come detto, è una di quelle giornate in cui fatico con il pensiero ad alzarmi dal letto, in cui mi sto ancora crogiolando, ma non per dormirci, semplicemente perché non vorrei fare nulla; una di quelle giornate in cui mi sento uno struzzo 


che non riesce ad alzare la testa perché impantanata negli imbrogli della quotidianità, intrisa di contrattempi e sfighe che non sarebbero tali ma tali vengono percepite. Perché pensi «Ok, adesso mi godo almeno questa doccia!» e dopo un attimo vedi entrare Cip e Ciop in bagno perché «Mamma, devo fare la pipì! Ma faccio da sola» e Junior la accompagna stringendo una bambola al petto e guidando il carrello della spesa. Allora ti metti a cucinare, cosa che effettivamente di solito è una piacevole fuga da piagnistei e urli: ma ti cade un po’ di sale per terra e pensi che oggi non va, che sei proprio maldestra, non sei capace di far nulla mentre è solo un po’ di sale che sì, dicono porti sfortuna, ma hai immediatamente provveduto ad aspirare.


Così finora il momento migliore è stato addormentare le belve: non solo perché posso farmi cullare dallo sciabordio della lavastoviglie alle mie spalle, ma perché ultimamente mi diverte molto raccontare la fiaba alla Princi. Fiaba che è sempre la stessa, ma quotidianamente arricchita di particolari. Eccola.
ps: perdonate il lay out del post: nel frattempo le belve si sono svegliate e alternativamente devono salirmi in braccio!

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