Sono certa che quando Lui lo saprà, mi
dirà che sono una pazza a non essere andata a riposare visto l’alto tasso di nervosismo,
conseguente a stanchezza, che oggi ha fatto scendere ai minimi storici la
mammitudine. Ma credo che scrivere sia un buon modo per scaricarmi: e poi, ora che
vorrei riprendere a farlo sistematicamente, approfitto volentieri del riposino
delle belve. Con buona pace del resto che dovrei fare.
Perché tanto stanca?
L’ho accennato ieri. Ho alle spalle due
notti in bianco causate dal vociare, cantare, strimpellare e giocare a calcio
di un’orda di ragazzi (spero fossero ragazzi) proprio sotto le nostre finestre.
Se si fosse replicata la stessa scena anche stanotte, ero pronta a gettare un
secchio di acqua gelata a chi – per inciso – mi ha fatto arrivare troppo assonnata all’appuntamento settimanale con “Criminal
minds" impedendomi di gustarmi gli ultimi episodi e, soprattutto, di vedere
la fine di quello lasciato in sospeso lo scorso martedì. Beh, a dire il vero, la Princi ci ha messo del suo perché ieri
non ne voleva sapere di addormentarsi nonostante Lui le abbia raccontato diversi
sbadigli intervallandoli a copiose favole: o forse era il contrario. Così a un
certo punto Lui ha ceduto e me la sono vista ripiombare in salotto, e mi sono
dovuta violentare cambiando canale e azzerando ancora una volta ciò che mi
sarebbe piaciuto pur di evitarle scene truculente condite da un linguaggio poco
principesco. Il tutto è successo proprio nel momento clou della risoluzione del
caso che volevo vedere; e quando ha deciso di dormire, l’episodio era alla fine
e di fronte ai successivi i miei occhi hanno ceduto.
Così, oggi sarei già stata
indispettita; ma dopo gli urlatori della strada e la Princi, pure Briciolina ha voluto dare il suo
contributo a mazziare la mamma. Per cui stanotte mi sono dovuta alzare due?,
tre?, tot? volte per sedare il suo pianto a suon di acqua e crema gengivale:
sentendomi poi chiedere da Lui, a colazione, dopo poche ore, se avessi dormito
bene e come mai non fosse così. Non più indispettita.
Mi sono proprio dovuta trattenere per non mollargli un pugno in faccia.
Bene. Basta?
No, non basta.
Stasera devo presentare una mostra e devo ancora rivedere gli appunti per prepararmi un
discorso: vabbè che di solito riesco a raccogliere le idee in breve tempo, ma è
sempre un evento che vivo con un po’ di agitazione. Intuendo che non sarei
riuscita a occuparmi delle belve nel modo più sano e tranquillo, nonostante la
fatica che comunque avrei fatto per trascinarmi giù dalle scale con il carico
delle bimbe e del loro borsone approntato con merende e quant’altro, per la
mattinata ho proposto il parco giochi.
Ma, evidentemente già proiettata al clima
artistico della sera, la Princi ha
voluto dipingere: ovviamente dopo che solo ieri avevo riposto i pennelli
che stazionavano da una settimana nel lavello; ovviamente dopo aver già fatto
il bagnetto a Briciolina incastrandola nel lavandino. Quindi, via di pennelli,
dripping, fogli staccati dall’album alla velocità della luce e pavimento che si
sporcava alla velocità dell’energia einsteniana. Lo ammetto: mi diverto pure a
vederle pasticciare fingendo di non pensare a cosa mi aspetti dopo e mi è
dispiaciuto quando Briciolina ha scandito un perentorio «GNO!» trovandosi le
mani pitturate perché credo sia un’attività che le faccia crescere, sviluppare
la fantasia e che – forse – avrei voluto fare ma non mi è stato mai permesso. Però
oggi c’era anche il pensiero degli impegni da assolvere e, non ultimo, quello
di come avremmo trascorso il resto del giorno dato che erano appena le nove di mattina quando l’atelier ha chiuso i battenti.
E oggi, come detto, è una di quelle
giornate in cui fatico con il pensiero ad alzarmi dal letto, in cui mi sto
ancora crogiolando, ma non per dormirci, semplicemente perché non vorrei fare
nulla; una di quelle giornate in cui mi sento uno struzzo
che non riesce ad
alzare la testa perché impantanata negli imbrogli della quotidianità, intrisa
di contrattempi e sfighe che non sarebbero tali ma tali vengono percepite. Perché
pensi «Ok, adesso mi godo almeno questa doccia!» e dopo un attimo vedi entrare Cip e Ciop in bagno perché «Mamma,
devo fare la pipì! Ma faccio da sola» e Junior la accompagna stringendo una
bambola al petto e guidando il carrello della spesa. Allora ti metti a
cucinare, cosa che effettivamente di solito è una piacevole fuga da piagnistei
e urli: ma ti cade un po’ di sale per terra e pensi che oggi non va, che sei
proprio maldestra, non sei capace di far nulla mentre è solo un po’ di sale che
sì, dicono porti sfortuna, ma hai immediatamente provveduto ad aspirare.
Così finora il momento migliore è stato
addormentare le belve: non solo perché posso farmi cullare dallo sciabordio
della lavastoviglie alle mie spalle, ma perché ultimamente mi diverte molto
raccontare la fiaba alla Princi. Fiaba che è sempre la stessa, ma
quotidianamente arricchita di particolari. Eccola.
ps: perdonate il lay out del post: nel frattempo le belve si sono svegliate e alternativamente devono salirmi in braccio!
ps: perdonate il lay out del post: nel frattempo le belve si sono svegliate e alternativamente devono salirmi in braccio!
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