Una settimana di scuola materna:
ancora non riesco a crederci.
Dalla ripresa di gennaio, la Princi avrà varcato quel portone una
decina di volte. Febbre, moccoli e tosse a non finire, assenza preventiva per
riuscire a regalarle la sua prima festa di compleanno da grande, rifebbre che
ha costretto a un ridimensionamento del Briciopleanno (compleanno di Briciolina),
febbre trasformatasi in infezione urinaria, rifebbre con rimoccoli… Il tutto
intervallato a un after months di raffreddore e mal di gola miei (tutt’ora in corso),
due mesi di candidosi (ovviamente mia), i primi quattro dentini di Briciolina
(alias: notti in bianco), febbri e moccoli e tosse di Briciolina (alias: notti
in bianco), otite di Briciolina (alias: notti in bianco, ma mi pare una frase
già scritta), due puntate di pseudo influenza intestinale mia, una congestione
di Lui… Bon, mi pare basta.
O no?
No: perché tutto questo
ha significato umore sotto i calzettoni, sia per la quarantena a cui siamo
stati spesso costretti, tassativa verso amici con bambini, sia per l’ispessirsi
della colonna “uscite” verso la farmacia, sia soprattutto perché mille cose
avrei voluto fare in questi mesi e sono rimaste sospese, facendo pendere verso
il negativo il bilancio sulla mia vita.
Le piccole
stanno male e invece di preoccuparti di loro pensi:
1.
che tu non stai andando
in palestra da fine gennaio;
2.
che le uniche frasi di
senso compiuto che stai pronunciando da tre mesi sono «metti la mano
davanti alla bocca quando tossisci», «non leccarti il moccio», mentre le uniche
che senti sono «devo fare la pipì» o «mi scappa la cacca»;
3.
che devi pulire almeno
cinque volte al giorno il pavimento minimo per eliminare i residui di cibo
che Briciolina sparge attorno al seggiolone;
4.
che più o meno ogni ora si impone un braccio di ferro con la
Princi perché riordini i giocattoli
a meno di non farlo direttamente tu;
5.
che lo stendino è ormai
una parte dell’arredo del salotto dato che ogni giorno la lavatrice sforna una/due
bacinelle di panni;
6.
che stai mandando in
bancarotta la famiglia perché pur di vedere qualcuno che abbia più di tre
anni e mettere insieme due parole ti trinceri dietro una fantomatica lista
della spesa che pare la tela di Penelope dato che ogni giorno ti manca comunque
qualcosa;
7.
che vorresti lavorare
perché credi che parte dei malanni della Princi sia una scusa per accozzarsi e
subito dopo ti smentisci pensando «ma come
potrei mai lavorare in queste condizioni?»;
8.
che vorresti non aver
bisogno di chiedere aiuto e riuscire a farcela da sola, ma vorresti pure
che gli altri si accorgessero che hai bisogno di aiuto;
9.
che vorresti mettere un grosso cetriolo in bocca alle persone
che ti dicono «Eh, il primo anno di
asilo è così», perché sentirtelo ripetere tre/quattro volte al dì non vale
una tachipirina collettiva;
10.
che ci sono momenti in
cui vorresti fuggire, altri in cui vorresti tornare alla condizione a.
P.& B. (avanti Princi & Briciolina) e subito ti daresti una scudisciata
perché, in fondo, vorresti avere altri cuccioli…
Insomma: sintetizzando, sono state settimane dure, anche se
cercavo di pensare a chi può trovarsi in situazioni peggiori, vuoi perché di
bimbi che si ammalano e trasmettono bacilli ne ha più di due, vuoi perché non
ha nessuno che gli dia una mano (mentre noi avevamo la mamma – nonna, con un do
ut des di malattie che ha inglobato pure lei), vuoi perché le malattie dei
cuccioli sono più serie o magari a essere impossibilitati ad accudirli sono
proprio mamma e papà, che farebbero i salti di gioia per cullarli e cambiare un
pannolino.
Però non è che questi pensieri mi rinfrancassero, anzi, mi
facevano sentire ancor più a terra: era come trovarsi in un tunnel infinito di
moccoli, colpi di tosse, febbri di cui non si riusciva a vedere la fine. E quando
lunedì ho riaccompagnato la Princi a scuola, l’ho fatto continuando a scrutare
tutta la mattina il cellulare con il timore di venire chiamata perchè magari
aveva iniziato a vomitare assorbendo immediatamente l’influenza intestinale che
è ancora nell’aria.
Invece una settimana è andata: so che non dovrei sbilanciarmi perchè
non appena lo faccio una nuova mazzata è dietro l’angolo. Ma forse perché sono
stati ben cinque giorni pieni di scuola, o perché sta arrivando la primavera, mi sento fiduciosa. E aver scritto tre
post in poco tempo è parte di questa insolita botta di ottimismo.
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