venerdì 20 marzo 2015

a new dawn?!







Una settimana di scuola materna: ancora non riesco a crederci.
Risultati immagini per albaDalla ripresa di gennaio, la Princi avrà varcato quel portone una decina di volte. Febbre, moccoli e tosse a non finire, assenza preventiva per riuscire a regalarle la sua prima festa di compleanno da grande, rifebbre che ha costretto a un ridimensionamento del Briciopleanno (compleanno di Briciolina), febbre trasformatasi in infezione urinaria, rifebbre con rimoccoli… Il tutto intervallato a un after months di raffreddore e mal di gola miei (tutt’ora in corso), due mesi di candidosi (ovviamente mia), i primi quattro dentini di Briciolina (alias: notti in bianco), febbri e moccoli e tosse di Briciolina (alias: notti in bianco), otite di Briciolina (alias: notti in bianco, ma mi pare una frase già scritta), due puntate di pseudo influenza intestinale mia, una congestione di Lui… Bon, mi pare basta.

O no?
No: perché tutto questo ha significato umore sotto i calzettoni, sia per la quarantena a cui siamo stati spesso costretti, tassativa verso amici con bambini, sia per l’ispessirsi della colonna “uscite” verso la farmacia, sia soprattutto perché mille cose avrei voluto fare in questi mesi e sono rimaste sospese, facendo pendere verso il negativo il bilancio sulla mia vita.
Risultati immagini per candy candy infermieraE anche per questo, giù sensi di colpa: ma come?
Le piccole stanno male e invece di preoccuparti di loro pensi:
1.      che tu non stai andando in palestra da fine gennaio;
2.     che le uniche frasi di senso compiuto che stai pronunciando da tre mesi sono «metti la mano davanti alla bocca quando tossisci», «non leccarti il moccio», mentre le uniche che senti sono «devo fare la pipì» o «mi scappa la cacca»;
3.     che devi pulire almeno cinque volte al giorno il pavimento minimo per eliminare i residui di cibo che Briciolina sparge attorno al seggiolone;
4.     che più o meno ogni ora si impone un braccio di ferro con la Princi perché riordini i giocattoli a meno di non farlo direttamente tu;
5.     che lo stendino è ormai una parte dell’arredo del salotto dato che ogni giorno la lavatrice sforna una/due bacinelle di panni;
6.     che stai mandando in bancarotta la famiglia perché pur di vedere qualcuno che abbia più di tre anni e mettere insieme due parole ti trinceri dietro una fantomatica lista della spesa che pare la tela di Penelope dato che ogni giorno ti manca comunque qualcosa;
7.     che vorresti lavorare perché credi che parte dei malanni della Princi sia una scusa per accozzarsi e subito dopo ti smentisci pensando «ma come potrei mai lavorare in queste condizioni?»;
8.     che vorresti non aver bisogno di chiedere aiuto e riuscire a farcela da sola, ma vorresti pure che gli altri si accorgessero che hai bisogno di aiuto;
9.     che vorresti mettere un grosso cetriolo in bocca alle persone che ti dicono «Eh, il primo anno di asilo è così», perché sentirtelo ripetere tre/quattro volte al dì non vale una tachipirina collettiva;
10.   che ci sono momenti in cui vorresti fuggire, altri in cui vorresti tornare alla condizione a. P.& B. (avanti Princi & Briciolina) e subito ti daresti una scudisciata perché, in fondo, vorresti avere altri cuccioli…

Insomma: sintetizzando, sono state settimane dure, anche se cercavo di pensare a chi può trovarsi in situazioni peggiori, vuoi perché di bimbi che si ammalano e trasmettono bacilli ne ha più di due, vuoi perché non ha nessuno che gli dia una mano (mentre noi avevamo la mamma – nonna, con un do ut des di malattie che ha inglobato pure lei), vuoi perché le malattie dei cuccioli sono più serie o magari a essere impossibilitati ad accudirli sono proprio mamma e papà, che farebbero i salti di gioia per cullarli e cambiare un pannolino.

Però non è che questi pensieri mi rinfrancassero, anzi, mi facevano sentire ancor più a terra: era come trovarsi in un tunnel infinito di moccoli, colpi di tosse, febbri di cui non si riusciva a vedere la fine. E quando lunedì ho riaccompagnato la Princi a scuola, l’ho fatto continuando a scrutare tutta la mattina il cellulare con il timore di venire chiamata perchè magari aveva iniziato a vomitare assorbendo immediatamente l’influenza intestinale che è ancora nell’aria.

Invece una settimana è andata: so che non dovrei sbilanciarmi perchè non appena lo faccio una nuova mazzata è dietro l’angolo. Ma forse perché sono stati ben cinque giorni pieni di scuola, o perché sta arrivando la primavera, mi sento fiduciosa. E aver scritto tre post in poco tempo è parte di questa insolita botta di ottimismo.

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