D come dormire: banale? Forse, ma mai
troppo. Chi è mamma da poco lo suggerisce come un mantra: «dormi adesso che puoi, a
me lo dicevano di continuo e invece…». E invece prima dell’allunaggio
non si dorme mai abbastanza. Sembra quella frase letta tanti anni fa su uno
dei cartigli di una famosa marca di cioccolatini e che, ancora bambina, non
capivo perché piacesse tanto alla Rossa: «Se gioventù sapesse, se
vecchiezza potesse». Ormai quando lo sbarco
è avvenuto non c’è più nulla da fare se non recriminare sul sonno perduto. Però…
se è vero che contemporaneamente al giro vita aumenta anche il sonno e la
latergite invade anche chi, come me, non è mai stata una dormigliona, in realtà
il punto è un altro. La questione non è infatti che bisognerebbe fare le scorte
di pisolini in previsione di nottate insonni, magari gravate da coliche o
improvvisi quanto inspiegabili risvegli urlanti.
Il punto è che, quale che sia il vostro ritmo, quello diventerà il
ritmo del cucciolo. Quindi: chi è nottambula - perché abituata a festini
protratti fino all’alba o a leggere fino al sorgere del sole – non speri di
collassare prima dell’ora in cui era solita farlo prima anche se è talmente
stanca da cambiare il pannolino al gatto e riempire il biberon di crocchette.
Viceversa chi – come la sottoscritta – ha preso l’abitudine di alzarsi con il
sorgere del sole per condividere con Lui almeno il momento della colazione,
metta pure da parte il desiderio di poltrire nel letto a fronte di una notte
agitata, dovuta forse alla presenza dei propri cromosomi nel DNA del cucciolo,
gravato già in fasce da problemi esistenziali che gli/le impediscono di dormire
beatamente. A chi rientra in entrambe le categorie un consiglio: deponete il coltello che impugnate ogni
qualvolta una mamma vi dice che il suo piccolo dorme dalle nove di sera alle
sette di mattina, dopodichè mangia e viene rimesso a nanna «perché mica posso alzarmi a quell’ora». E a chi
lancia questi annunci una domanda: ma se
anche svegliandomi alle 6 non riesco a uscire di casa prima delle 10.30 per
rendere presentabile la Princi, me e la casa, voi come fate?
D come doccia: è uno dei tanti lussi che ci si concede dopo
l’allunaggio e di fronte al quale, almeno una volta al mese, ti chiedi se sia
necessario farla. E’, inoltre, uno dei momenti che meglio rivelano come la tua
vita non sia più quella di prima, completamente depauperata di qualsiasi forma
di privacy. Cozza sullo scoglio, si diceva in un precedente post. Ogni volta
che apri il rubinetto capisci che d’ora in poi non sarai più, più, più sola. Perché anche quando chiudi la porta
del bagno e quella del box doccia e spari l’acqua al massimo nella speranza di
non sentire il pianto di quell’esserino (anche se lasciato in braccio al papà o
alla nonna)…beh, quel pianto comunque lo
senti e allora pensi che forse per i prossimi X mesi sarebbe meglio non lavarsi:
e certo, a essere Robinson Crusoe potrebbe essere una valida alternativa. Son
passati un po’ di mesi quindi non ricordo esattamente come l’abbia pensato ma,
trovandomi nella necessità e nell’immenso desiderio di abbrustolirmi sotto la
doccia, ho sistemato la Princi nella sua carrozzina e l’ho portata sulla porta
del bagno. E lì è rimasta in questo tempo, passando dalla carrozzina alla
sdraietta e da quella al seggiolone. Non so come sia successo ma una mattina,
dopo i primi giorni in cui ero aiutata dalla nonna2 e della zia cucciolo, ho
provato a fare da sola e son stata fortunata: la Princi dormiva, ha dormito per
tutto il tempo della doccia e ha continuato anche un po’ dopo. Ma non è stato
come prima del suo arrivo: allora come oggi, è come se alla chiusura del box
doccia corrispondesse l’avvio di un timer che segna il countdown per un
improvviso quanto generalmente immancabile scoppio di bomba (alias pianto). In
realtà sono piuttosto fortunata: ho scoperto abbastanza presto che il suono
dell’acqua così come quello del phon, dell’aspirapolvere e della cappa del
fornello conciliano il sonno della Princi. E quindi, altro che Robinson: fra
l’altro la Princi è attratta da tutto quanto avviene nel bagno e sia pertinente
alla cura di sé, lavaggio dei denti compreso e, in questo caso, forse è
semplicemente perché ha capito che si tratta di un’incombenza da cui è ancora
esente.
D come denti: dalla precocità con cui ha iniziato a imitare un
lama, presto sostituito da una lumaca a causa delle scie lasciate sul pavimento
di tutta la casa, la Princi ha lasciato intendere a tutti che già dai cinque
mesi avrebbe sfoggiato una dentiera tale da far impallidire uno squalo. E invece eccoci a otto mesi e mezzo ancora
in attesa di veder biancheggiare le sue rosee gengive. Intendiamoci: da un
lato ogni sera vado a letto con il timore di trascorrere tutta la notte in
bianco per lo spuntare del primo incisivo (e chissà perché i denti devono
arrivare di notte: neanche che i bambini fossero tutti emuli di Dracula…). Dall’altra
parte la guardo e penso che sia bellissima così, con quella bocca sdentata che forse
si aprirebbe in sorrisi meno ampi se fosse occupata dai dentini. Intanto, però,
quasi quotidianamente Lui, io e la mamma-nonna le passiamo un dito sulle
gengive per sentire se ci sono novità; all’esito negativo corrisponde la preghierina
della Princi (per mia bocca): “Caro Gesù
Bambino, fai spuntare questo dentino!”
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