mercoledì 13 giugno 2012

tu chiamale, se vuoi, emozioni


Dunque: vediamo oggi quanto dura la tregua. Per ora la Princi sta dormendo già da un’ora: il che è un traguardo, ma se si pensa che è sveglia dalle 6.15 e che nel librone sui neonati che troneggia sul nostro scaffale si dice che alla sua età dovrebbe dormire 15 ore al giorno
Comunque: ieri avevo esordito parlando di un disastro serale e uno mattutino della Pallina. Alias: una cacchina santa che, per toglierle il body, si è ben spalmata su tutto il corpo, roba che neanche i fanghi d’alga potrebbero fare. (per inciso: l’immagine che ho trovato riassume perfettamente la situazione della nostra lavatrice, con tanto di gatto perplesso per la montagna di panni che campeggiano in bagno). E così, se ce ne fosse bisogno, l’episodio mi ha fatto pensare una volta di più a dove/come sono ora e a dov’ero/com’ero un anno fa.

In realtà ci sto pensando da tempo: da circa un mese, da quando, cioè, si è tenuto l’annuale festival che seguo da cronista e durante il quale, lo scorso anno, ho scoperto che stava succedendo qualcosa. E così, quando quest’anno ho visto montare i tendoni, ho pensato ai crackers nascosti nella borsa per glissare la nausea; e quando mi hanno chiesto di seguire qualche appuntamento ho ripensato ai dieci minuti di pausa fra un incontro e l’altro sfruttati, lo scorso anno, per entrare in profumeria a comprare il test. E poi, quando son tornata a casa, mi son fiondata poco prosaicamente in bagno uscendone con una sensazione strana per fargli vedere quello che Lui ha scambiato per un termometro. Ma Lui, inebetito dal giochino al computer in cui era totalmente assorto, ha alzato un occhio dallo schermo (non perché sia strabico …) prorompendo in un eloquente: «Cos’è?».

Beh, non mi sarei dovuta incazzare né stupire dato che ha avuto la medesima reazione quando, tre anni e mezzo fa, gli hanno comunicato per telefono che c’era qualcosa di anomalo nelle sue analisi. Strano: strana, anzi, è la sensazione che ho provato ieri al pensiero che proprio ora che la paura, l’ansia, l’agitazione è passata, proprio ieri, per la prima volta, non ero accanto a lui alla visita di controllo.

La tregua per ora continua quindi proseguo pure io, ricordando che lo scorso anno, la sera del mio compleanno l’ho trascorsa presentando una mostra. Cosa che, adesso faccio insieme a lei, la mia piccola APPENDICE CRITICA, attenta ai lavori esposti tanto quanto alle buffonate che dice la mamma. Un anno fa, però, mi rodevo il fegato perché, nel gustosissimo buffet di cui abbiamo abbondantemente (e stranamente) approfittato, non potevo avvicinarmi al prosciutto: ed è stata la prima di una serie di rinunce. Poi ho ripensato a quando, a inizio giugno, una domenica abbiamo avuto la certezza dell’arrivo della Princi attraverso l’ecografia: e quando abbiamo sentito il cuoricino di quell’affarino ancora asessuato subito battezzato dalla dottoressa C. “pulcino”, lì…beh, in quel momento Lui stava per svenire dalla felicità.
Perché, credo si sarà capito, la Princi è arrivata dopo un lungo periodo difficile che ho in qualche modo ripercorso qualche giorno fa passando in rassegna gli sms ancora conservati nel cellulare: e ho scoperto che in quelle poche battute era racchiusa una parte della nostra vita, con l’arrivo e la perdita di Margot, l’arrivo del gatto Degas seguito a ruota dal gatto Billy, l’inatteso ricovero di Lui, l’operazione della nonna-bisnonna, le relazioni e la notte in bianco per la tesi di dottorato…

La Princi è stata quindi un doppio regalo, una doppia gioia che quadruplica ad ogni sorriso e ci ha trasformati, completamente. Soprattutto me. Sabato scorso quando mi son sentita dire dall’ostetrica T. che non c’è bisogno di dirmi di sorriderle perché sono sempre sorridente mi sono resa conto che è vero: non ho mai sorriso e riso tanto, non avrei mai creduto di poter essere così “sciolta” con lei ed è per questo che mi sento ancor più in colpa quando mi spazientisco per momenti down in giornate oltremodo down come quella di ieri (contrassegnata da un’acuta mammite: e qui non c’era aspirapolvere che tenesse!).
Perdono per il post chilometrico e incasinato: sono emozioni, tante, sovrapposte ma emozioni.

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