giovedì 8 ottobre 2015

e un mese ce lo siamo tolto

E il primo mese di scuola è andato.
La Princi non si gira nemmeno più quando la saluto. Anzi, spesso devo richiamarla per farmi salutare. Immagino sia perché le piace un sacco, ma cosa faccia lì dentro non è dato sapere. A volte credo che frequenti una setta o faccia parte della carboneria.
«Cosa avete fatto oggi?»
«Non te lo posso dire»
«Chi era il tuo grande?» (al suo asilo i piccoli hanno il tutor: anche sapere cosa faccia questo tutor è un mistero della fede)
«Non te lo posso dire»
«Cosa avevi per merenda?»
«Melanzane»
E quest’ultima domanda è motivata dal fatto che di solito ricordo di leggere solo il menù del pranzo, che so se e quanto ha consumato perché viene segnalato sulla bacheca. Almeno una pseudo-certezza, visto che spesso quello che è scritto non coincide con quanto, a fatica, mi riferisce.

Quest’ultima settimana abbiamo poi sperimentato i benefici del tempo pieno. Vinti i miei sensi di colpa per quello che interpretavo come un abbandono dato che non c’è proprio una necessità per cui resti più ore a scuola, mi sono resa conto che:
a.          Nemmeno si accorge di essere rimasta per più tempo a meno che non glielo faccia notare;
b.         anche quando la ritiro al pomeriggio (sembra di parlare di un capo in lavanderia!) ha comunque l’energia di restare a giocare fuori da scuola incurante delle condizioni atmosferiche;
c.          va a dormire prima e senza fare troppe storie, addormentandosi dopo un solo libro anziché dell’intera Treccani.


Ma i sensi di colpa sono comunque in agguato, per ogni situazione e per il suo contrario. Per esempio sono molto forti nei confronti di Briciolina. Teoricamente, con la Princi a scuola dovrei avere perlomeno tutta la mattina da dedicarle. In realtà la lascio spesso con la mamma-nonna, ora fortunatamente più a portata di mano dato che da agosto condivide gli 80mq del nostro appartamento in attesa che venga ampliata casa sua per ospitarci tutti. E così, con grande ed evidente piacere di entrambe, la abbandono per andare in palestra perché almeno la mattina sono relativamente meno distrutta e meno incline a scantonare. Oppure per fare la spesa. Oppure per varie ed eventuali commissioni che ogni giorno spuntano come funghi. E quando sono a casa, ci sono comunque le faccende, il pranzo e la cena da preparare, la Princi da far sentire coccolata soprattutto se è stata più ore a scuola...
Poi, diciamocela tutta: come mi accadeva con la Princi, pure con Briciolina mi sento incapace di giocare. Se viene lei con un libro, ok. Se devo inventarmi qualche gioco da fare insieme, non so dove sbattere la testa: e così ringrazio il fatto che sia molto emulativa e abbia già da tempo iniziato a giocare assieme a sua sorella. Che schiaffeggia per poi subito avvicinarsi e baciarla. Che da una settimana circa ha iniziato a chiamare “Ia”. Che vuole seguire a ruota uscendo dal seggiolone quando lei si alza da tavola alla fine della cena. È una bella peperina, pronta a sfoderare ettolitri di lacrime di coccodrillo appena cade o qualcosa le va storto, ma si tende a perdonarla per i suoi occhioni e i ricciolini che le invadono il collo e che ci chiediamo di continuo da chi abbia preso.

Al solito, ho divagato: avrei voluto rendicontare questo inizio d’anno con la ricerca di un’attività sportiva, l’inizio della battaglia contro i pidocchi, gli interrogativi su cosa stiano imparando e invece sono andata da tutt’altra parte. Riparerò. Forse anche io a settembre.

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