E il primo mese di scuola è andato.
La Princi non si gira nemmeno più
quando la saluto. Anzi, spesso devo richiamarla per farmi salutare. Immagino sia
perché le piace un sacco, ma cosa faccia lì dentro non è dato sapere.
A volte credo che frequenti una setta o faccia parte della carboneria.
«Cosa avete fatto oggi?»
«Non te lo posso dire»
«Chi era il tuo grande?» (al suo
asilo i piccoli hanno il tutor: anche sapere cosa faccia questo tutor è un
mistero della fede)
«Non te lo posso dire»
«Cosa avevi per merenda?»
«Melanzane»
E quest’ultima domanda è motivata
dal fatto che di solito ricordo di leggere solo il menù del pranzo, che so se e
quanto ha consumato perché viene segnalato sulla bacheca. Almeno una pseudo-certezza,
visto che spesso quello che è scritto non coincide con quanto, a fatica, mi
riferisce.
Quest’ultima settimana abbiamo poi
sperimentato i benefici del tempo pieno. Vinti i miei sensi di colpa
per quello che interpretavo come un abbandono dato che non c’è proprio una
necessità per cui resti più ore a scuola, mi sono resa conto che:
a.
Nemmeno si accorge di
essere rimasta per più tempo a meno che non glielo faccia notare;
b.
anche quando la ritiro
al pomeriggio (sembra di parlare di un capo in lavanderia!) ha comunque l’energia
di restare a giocare fuori da scuola incurante delle condizioni atmosferiche;
c.
va a dormire prima e
senza fare troppe storie, addormentandosi dopo un solo libro anziché dell’intera
Treccani.
Ma i sensi di colpa sono
comunque in agguato, per ogni situazione e per il suo contrario. Per esempio
sono molto forti nei confronti di Briciolina. Teoricamente, con la
Princi a scuola dovrei avere perlomeno tutta la mattina da dedicarle. In realtà
la lascio spesso con la mamma-nonna, ora fortunatamente più a portata di mano
dato che da agosto condivide gli 80mq del nostro appartamento in attesa che
venga ampliata casa sua per ospitarci tutti. E così, con grande ed evidente
piacere di entrambe, la abbandono per andare in palestra perché almeno la
mattina sono relativamente meno distrutta e meno incline a scantonare. Oppure per
fare la spesa. Oppure per varie ed eventuali commissioni che ogni giorno
spuntano come funghi. E quando sono a casa, ci sono comunque le faccende, il
pranzo e la cena da preparare, la Princi da far sentire coccolata soprattutto
se è stata più ore a scuola...
Poi, diciamocela
tutta: come mi accadeva con la Princi, pure con Briciolina mi sento incapace di
giocare. Se viene lei con un libro, ok. Se devo inventarmi qualche gioco da
fare insieme, non so dove sbattere la testa: e così ringrazio il fatto che sia molto emulativa e abbia già da tempo
iniziato a giocare assieme a sua sorella. Che schiaffeggia per poi subito avvicinarsi
e baciarla. Che da una settimana circa ha iniziato a chiamare “Ia”. Che vuole
seguire a ruota uscendo dal seggiolone quando lei si alza da tavola alla fine
della cena. È una bella peperina, pronta a sfoderare ettolitri di lacrime di
coccodrillo appena cade o qualcosa le va storto, ma si tende a perdonarla per i
suoi occhioni e i ricciolini che le invadono il collo e che ci chiediamo di
continuo da chi abbia preso.
Al solito, ho
divagato: avrei voluto rendicontare questo inizio d’anno con la ricerca di un’attività
sportiva, l’inizio della battaglia contro i pidocchi, gli interrogativi su cosa
stiano imparando e invece sono andata da tutt’altra parte. Riparerò. Forse anche
io a settembre.
Promossa (media del 9). 😘
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