domenica 1 luglio 2018

l'anno che è passato

È già trascorso un anno.
Un anno di scuola, di asilo, di casa nuova. 

Sono già trascorsi quarant'anni: di malinconie, difficoltà, malumori, solitudini, felicità, sorrisi, gioia, soddisfazioni. Il mio pessimismo di fondo bene è espresso dalle emozioni elencate per prime.

Era più o meno un mese che avrei voluto riprendere in mano il blog per lascare alle belve una testimonianza di questo compleanno tanto importante.
Alla mostra Gorizia Magica la scorsa estate
Il primo a cifra tonda insieme a loro.
Poi ci si sono messe le interferenze dell'anno che si stava compiendo, con le recite, gli spettacoli, i saggi, le feste finali.
E, oggi, festeggiamo pure il primo anno di vita a Gorizia.
Ci pensavo oggi, leggendo i molti – a mio avviso: scandalosamente troppi – commenti razzisti sui migranti. Senza dubbio uno dei motivi per cui sono felice di esserci trasferiti è il fatto che entrambe le bimbe abbiano delle classi con molti compagni stranieri. Impensabile a oggi immaginare un mondo chiuso, altrettano inconcepibile sparare sentenze su chi è diverso, dato poi che i diversi, in qualsiasi momento della vita e in qualsiasi circostanza, possiamo essere noi. Poi: diverso da chi e da cosa? Mi torna spesso in mente Shakespeare: «Ma un ebreo non ha occhi? Un ebreo non ha mani, organi, misure, sensi, affetti, passioni, non mangia lo stesso cibo, non viene ferito con le stesse armi, non è soggetto agli stessi disastri, non guarisce allo stesso modo, non sente caldo o freddo nelle stesse estati e inverni allo stesso modo di un cristiano? Se ci ferite noi non sanguiniamo? Se ci solleticate, noi non ridiamo? Se ci avvelenate noi non moriamo? E se ci fate un torto, non ci vendicheremo?»

Certo tutto questo pone dei problemi: rispondere alle domande che la Princi quotidianamente mi sottopone anche in orari in cui manca la lucidità è davvero una bella sfida. Ma fa parte del gioco della sua curiosità, che è uno dei lati più preziosi del suo carattere.
L'anno scolastico appena concluso ci ha rivelato molte sorprese ed è stato ricco di emozioni.
Il primo giorno di scuola
Adesso è obiettivamente troppo presto per riuscirci a cuor leggero, ma tra qualche anno sono certa che rideremo dei pomeriggi alle prese con i compiti, a cui talvolta hanno preso parte anche i miei colleghi sollecitati dai dubbi che mi venivano sottoposti via whatsApp dalla nonna e che davano l'avvio a disperate ricerche su internet sulle caratteristiche dei frutti di stagione.
Ero certa che l'apprendimento non sarebbe stato un problema ma che qualche difficoltà in più l'avrebbe posta la sua sensibilità, per cui non me ne voglia la Princi, ma le sorprese maggiori ce le ha riservate la Pulci.

La gioia dei primi giorni dell'anno
Zitta zitta si è inserita senza problemi chiedendo dopo un paio di mesi di fermarsi a scuola fino al pomeriggio, cosa che la Princi aveva sempre vissuto come una punizione. E altrettanto in silenzio ci ha stupiti con i suoi disegni e lavoretti che, una volta a casa, ha replicato riempiendo il salotto di frammenti di carta, palline di skotch appiccicoso, scie di forbici, binari di pennarelli/matite/smalti per unghie usati come colori. E poi le lezioni di educazione stradale che impartiva durante le passeggiate, i resoconti dei libri letti dal signor M.F., rigorosamente citato con nome e cognome tanto da diventare "uno di casa", i primi fidanzatini soggetti a quotidiani aggiornamenti, i racconti su Pozzallo con i suoi due mari, il "cattello" e il "pesse" che se non lo mangi non ci puoi andare.

Come spesso accade, purtroppo, della vita ti rendi conto quando è gia passata, talmente sei risucchiato dalla routine e dai ritmi del "fai colazione/lavati i denti/vestiti/metti il giubbotto/sali in auto/bacio ci vediamo dopo/avanti: siediti e mangia/apri il quaderno/infila le scarpe/prima portiamo la Pulci a ginnastica/cambia le scarpe per pallavolo/sì, la doccia va fatta con i capelli/preparo la cena/mangiate la verdura/ok, potete un po' di cartoni/fate la pipì/infilatevi nel letto/buonanotte.

So di avervi messo ansia in molti momenti, altrettanta è quella che ho provato nel sapervi a contatto con sfide tanto grandi. È stato un banco di prova per tutti. Spero solo che mi abbiate creduta le volte in cui vi ho detto, fra un urlo e l'altro, quanto fossi orgogliosa di voi.

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