È
già trascorso un anno.
Un
anno di scuola, di asilo, di casa nuova.
Sono
già trascorsi quarant'anni: di malinconie, difficoltà,
malumori, solitudini, felicità, sorrisi, gioia, soddisfazioni. Il
mio pessimismo di fondo bene è espresso dalle emozioni elencate per
prime.
Era
più o meno un mese che avrei voluto riprendere in mano il blog per
lascare alle belve una testimonianza di questo compleanno tanto
importante.
Alla mostra Gorizia Magica la scorsa estate |
Il primo a cifra tonda insieme a loro.
Poi
ci si sono messe le interferenze dell'anno che si stava compiendo,
con le recite, gli spettacoli, i saggi, le feste finali.
E,
oggi, festeggiamo pure il primo anno di vita a Gorizia.
Ci
pensavo oggi, leggendo i molti – a mio avviso: scandalosamente
troppi – commenti razzisti sui migranti. Senza dubbio uno dei
motivi per cui sono felice di esserci trasferiti è il fatto che
entrambe le bimbe abbiano delle classi con molti compagni stranieri.
Impensabile a oggi immaginare un mondo chiuso, altrettano
inconcepibile sparare sentenze su chi è diverso, dato poi che i
diversi, in qualsiasi momento della vita e in qualsiasi circostanza,
possiamo essere noi. Poi: diverso da chi e da cosa? Mi torna spesso
in mente Shakespeare: «Ma
un ebreo non ha occhi? Un ebreo non ha mani, organi, misure, sensi,
affetti, passioni, non mangia lo stesso cibo, non viene ferito con le
stesse armi, non è soggetto agli stessi disastri, non guarisce allo
stesso modo, non sente caldo o freddo nelle stesse estati e inverni
allo stesso modo di un cristiano? Se ci ferite noi non sanguiniamo?
Se ci solleticate, noi non ridiamo? Se ci avvelenate noi non moriamo?
E se ci fate un torto, non ci vendicheremo?»
Certo
tutto questo pone dei problemi: rispondere alle domande che la Princi
quotidianamente mi sottopone anche in orari in cui manca la lucidità
è davvero una bella sfida. Ma fa parte del gioco della sua
curiosità, che è uno dei lati più preziosi del suo
carattere.
L'anno
scolastico appena concluso ci ha rivelato molte sorprese ed è stato
ricco di emozioni.
Il primo giorno di scuola |
Adesso
è obiettivamente troppo presto per riuscirci a cuor leggero, ma tra
qualche anno sono certa che rideremo dei pomeriggi alle prese con i
compiti, a cui talvolta hanno preso parte anche i miei colleghi
sollecitati dai dubbi che mi venivano sottoposti via whatsApp dalla
nonna e che davano l'avvio a disperate ricerche su internet sulle
caratteristiche dei frutti di stagione.
Ero
certa che l'apprendimento non sarebbe stato un problema ma che
qualche difficoltà in più l'avrebbe posta la sua sensibilità, per
cui non me ne voglia la Princi, ma le sorprese maggiori ce le ha
riservate la Pulci.
La gioia dei primi giorni dell'anno |
Zitta
zitta si è inserita senza problemi chiedendo dopo un paio di mesi di
fermarsi a scuola fino al pomeriggio, cosa che la Princi aveva sempre
vissuto come una punizione. E altrettanto in silenzio ci ha stupiti
con i suoi disegni e lavoretti che, una volta a casa, ha replicato
riempiendo il salotto di frammenti di carta, palline di skotch
appiccicoso, scie di forbici, binari di pennarelli/matite/smalti per
unghie usati come colori. E poi le lezioni di educazione stradale che
impartiva durante le passeggiate, i resoconti dei libri letti dal
signor M.F., rigorosamente citato con nome e cognome tanto da
diventare "uno di casa", i primi fidanzatini soggetti a
quotidiani aggiornamenti, i racconti su Pozzallo con i suoi due mari,
il "cattello" e il "pesse" che se non lo mangi
non ci puoi andare.
Come
spesso accade, purtroppo, della vita ti rendi conto quando è gia
passata, talmente sei risucchiato dalla routine e dai ritmi del "fai
colazione/lavati i denti/vestiti/metti il giubbotto/sali in
auto/bacio ci vediamo dopo/avanti: siediti e mangia/apri il
quaderno/infila le scarpe/prima portiamo la Pulci a ginnastica/cambia
le scarpe per pallavolo/sì, la doccia va fatta con i capelli/preparo
la cena/mangiate la verdura/ok, potete un po' di cartoni/fate la
pipì/infilatevi nel letto/buonanotte.
So
di avervi messo ansia in molti momenti, altrettanta è quella che ho
provato nel sapervi a contatto con sfide tanto grandi. È stato un
banco di prova per tutti. Spero solo che mi abbiate creduta le
volte in cui vi ho detto, fra un urlo e l'altro, quanto fossi
orgogliosa di voi.
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